É uscito questo libro molto interessante sulla testimonianza del superstite di Cefalonia, Ludovico Bonfanti.
Ludovico ha servito nel 33° reggimento artiglieria prima al comando del Cap. Amos Pampaloni, poi al comando del Cap. Renzo Apollonio. Ha fatto parte del raggrupamento Banditi Acqui .
Il libro scritto dal figlio Romano Giuseppe è suddiviso in quattro fasi :
a) la vita di Ludovico fino al militare;
b) la vicenda di Cefalonia vista dagli storici;
c) i tre personaggi principali;
d) la vicenda di Cefalonia vista dal padre Ludovico.
Libro molto interessante e veloce da leggere con la grande particolarità del dialetto di Almenno San Salvatore (bg) usato da Romano Giuseppe per raccontare suo padre in tutta la sua personalità e poi per lasciare alla storia il dialetto almennese, uno dei cento dialetti bergamaschi; cosa assolutamente ammirevole poichè il dialetto è comunque cultura.
Chi lo volesse avere può contattare Daniella Ghilardini presidente sezione di Bergamo. (op)
La Divisione Acqui faceva parte del Regio esercito italiano e a partire dal 30 aprile 1941 occupò le isole Ionie della Grecia. Dopo l’8 settembre 1943, in quelle isole e soprattutto a Cefalonia e Corfù, la Acqui resistette all’imposizione tedesca della cessione delle armi e della resa stessa.
Seppur abbandonata dal Re e dal governo Badoglio, fuggiti da Roma a Bari, la divisione italiana senza mezzi navali e senza il supporto dell’aviazione, decise di resistere al nemico germanico per la propria dignità di italiani e per onorare il giuramento fatto alla Patria.
Questa scelta fu pagata con la distruzione della Acqui, con la morte di tanti suoi soldati e con la difficile prigionia di quelli che ebbero la fortuna di non essere uccisi in battaglia o essere vilmente trucidati dai Tedeschi man mano che si arrendevano.
In questo libro si trovano le testimonianze di alcuni sopravvissuti, solo alcuni, ma è come ci fossero tutti, perché ogni superstite e reduce che ha scritto la propria storia lo ha fatto soprattutto per rendere giustizia anche a tutti gli altri.
Questo libro ha vinto il premio Letterario Tralerighe Storia 2020.
Tralerighe libri: https://www.tralerighelibri.com/product-page/cefalonia-io-c-ero
“La mia guerra ‘43-45” è la pubblicazione del manoscritto scritto di proprio pugno da Nello Macrì, classe 1919.
Lasciato in eredità alla famiglia e dato alle stampe dai figli, il volume custodisce i ricordi personali della guerra del ‘43-45; un tragico periodo che ha sconvolto il mondo intero, sottraendo tanti figli alle proprie famiglie. Figli, giovani, uomini che hanno dovuto – per amore verso la patria o per propria volontà – combattere un folle demone affamato di potere.
Nello Macrì, uomo poliglotta e dalla grande cultura, è stato costretto anche a fingere di essere uno studente di medicina al primo anno; altre volte ha fatto da interprete tra i carnefici e i poveri soldati prigionieri.
È stato in fondo fortunato, perché alla fine della guerra è riuscito a far ritorno a casa e a sposare la donna alla quale era legato da una promessa d’amore.
Dalla premessa […] “Il contingente italiano fraternizzava con la popolazione; non c'era soldato, graduato, sottoufficiale che, in libera uscita, non si accompagnasse con la “morosa". Nei campi si vedevano vangare, zappare, lavorare uomini in divisa grigio-verde, così come gli antichi soldati romani facevano nelle colonie, dando origine ad un processo osmotico di cultura, sentimenti ed affiatamento tali da confondere e fondere le due etnie in un amagalma nuovo".
É finalmente uscito l'ultimo libro di Patrizia Gabrielli, pubblicato da Società Editrice il Mulino (BO) febbraio 2020.
Crediamo di interpretare i sentimenti di tutta l'Associazione Nazionale Divisione Acqui nell'esprimere i migliori complimenti e i più sentiti ringraziamenti alla prof.ssa Patrizia Gabrielli, per aver valorizzato L’Associazione Nazionale Divisione Acqui tramite l'uso della documentazione contenuta negli archivi dell'Istituto Storico Autonomo per la Resistenza dei Militari Italiani all'Estero e per quelli contenuti nei fondi delle varie sezioni provinciali che hanno collaborato con Lei.
Questo lavoro va a completare una lacunosa parte della storia di quanto avvenuto nelle isole Ionie nel settembre 1943, attraverso l'analisi della posta militare dei nostri soldati ivi presenti dal 30 aprile 1941 e fino all'8 settembre 1943, data in cui, con il proclama dell'Armistizio a cura del Maresciallo Badoglio, finiva la nostra alleanza con i tedeschi, vennero chiusi gli uffici di posta militare ed aveva inizio il drammatico epilogo della Divisione Acqui.
Con questo libro e tramite la lettura di quanto i soldati scrivevano a casa in quel preciso momento storico, si può avere una maggiore percezione del contesto di quel momento, dei sentimenti e dei valori che li spinsero a fare la scelta della salvaguardia della dignità di essere Italiani , della salvaguardia del proprio onore e dell'onore della patria, tematica non sempre espressa nelle ricostruzioni storiche, dove l'uomo è spesso sostituito dai documenti e dove gli uomini diventano spesso “Soldati o Truppa"
Le parole relative ai valori appena espressi non sempre sono evidenti nelle lettere o nelle cartoline, ma si possono vedere o percepire tra le righe di queste missive, perchè in esse esplodono copiosi i valori legati all'amore e alla famiglia e più questi sono profondi, più vanno di pari passo con quelli citati prima, e la prova più eclatante di questi principi è stata firmata con la sofferenza e con la vita.
Grazie Patrizia. (Orazio Pavignani)
Diario di un reduce
«In ognuno di noi vi è il presentimento che, d’ora in poi, noi saremo lasciati per qualunque decisione in balia di noi stessi»
9 settembre 1943
La vicenda della divisione «Acqui» a Cefalonia dopo l’8 settembre 1943 è uno degli episodi della nostra guerra che ancora continua a suscitare interrogativi e discussioni. Perché, a differenza della quasi totalità delle forze italiane dislocate nei Balcani, la «Acqui» resistette ai tedeschi e combatté, venendo sopraffatta e in parte significativa sterminata? L’intenso e drammatico diario del capitano Ermanno Bronzini racconta l’intera vicenda della «Acqui» dall’8 al 24 settembre, ossia dalla notizia dell’armistizio alle trattative con i tedeschi, allo scontro armato, alla sconfitta finale con la fucilazione di massa degli ufficiali di cui l’autore è uno dei 37 superstiti: una testimonianza preziosa dal punto di vista storico ma anche umanissima nel registrare i sentimenti di uomini chiamati a scelte difficili e ad affrontarne le conseguenze, fino a quella estrema della morte.
Ermanno Bronzini (1914-2004), studioso e docente di parassitologia, biologo e più tardi direttore del Giardino Zoologico di Roma, nel 1940 fu richiamato alle armi e inviato in Libia; nel luglio 1943 venne destinato alla divisione «Acqui» di stanza a Cefalonia, con la funzione di addetto all’ufficio operazioni del comando.
Il ricordo per essere tramandato e diventare insegnamento di vita deve essere rafforzato dal senso di giustizia. Ma non c’è giustizia definitiva senza coltivare l’importanza della memoria. Condivisa. Un bene comune per capire cosa è successo, per leggere e approfondire le vicende del nostro paese con imparzialità e per trasmettere gli insegnamenti della storia alle nuove generazioni.
Con questo spirito, liberandoci da preconcetti e scrollandosi di dosso pregiudizi, forti del dettato giornalistico dell’equilibrio e della terzietà, abbiamo iniziato un percorso per dare sostanza a un coro a più voci che riunite potessero tendere all’obiettivo appunto della memoria condivisa. Su una vicenda esemplare della vita dell’Italia: la Divisione Acqui a Cefalonia negli anni della Seconda guerra mondiale.
E nel Dopoguerra in Italia e in Europa. Il nostro lavoro si propone come un libro diverso. Perché non ha pregiudizi o preclusioni ma si basa essenzialmente sui documenti, in buona parte presi in considerazione per la prima volta. Il nostro obiettivo della memoria condivisa guarda all’ottantesimo anniversario di Cefalonia, che cadrà nel 2023. Nella convinzione che solo così si può rendere pienamente giustizia morale e onore alla Divisione Acqui.
Tra l'8 e il 22 settembre del 1943, sull'isola greca di Cefalonia, si consumò il più grande eccidio che i tedeschi abbiano mai compiuto contro gli italiani. Le motivazioni della strage sono da individuare nella Resistenza dei militari dell'Esercito italiano al disarmo e alla deportazione voluta dalla Germania nazista dopo la resa incondizionata dell'Italia alle forze alleate anglo-americane.
Durante gli scontri, migliaia di militari italiani persero la vita e altrettanti vennero fatti prigionieri. Tra questi vi era un fante della 33ª Divisione fanteria Acqui, il romagnolo Nello Forlivesi, che ha raccolto in un diario le memorie di quei giorni di prigionia trascorsi tra la Grecia e i Balcani. Un diario genuino, scritto con uno “slang" figlio di una istruzione appena abbozzata ma di una naturale intelligenza e di una voglia di non perdere la memoria. (dalla prefazione di Mario Proli)
Curatori :Giuseppe Fabbri, Viviana Forlivesi Editore: Diogene
Anno edizione: 2019
Nel settembre 1943, sull'isola di Cefalonia si consumò il più grande massacro di soldati italiani della seconda guerra mondiale. Reparti tedeschi perlopiù appartenenti alla 1a Gebirgs-Division Edelweiss, già responsabili di crimini di guerra, sterminarono in pochi giorni migliaia di soldati della Divisione italiana Acqui, ubbidendo a un ordine di Hitler. Terminata la strage di massa, gli ufficiali italiani superstiti furono uccisi in quello che è passato alla storia come l'"eccidio della Casetta rossa".
La documentazione utilizzata per l'indagine e il processo (celebrato solo a settant'anni dall'evento), di cui qui si dà conto, è un utile materiale per chiunque voglia approfondire la conoscenza di un episodio cruciale della nostra storia: fonti italiane, tedesche e anglo-americane, relazioni degli organi investigativi e, soprattutto, verbali d'interrogatorio risalenti a differenti fasi d'indagine sono oggi un patrimonio a disposizione di tutti.
Il Museo Storico del Trentino in collaborazione con l’Assessorato alla cultura e istruzione di Brentonico – che raccoglie alcune decine di lettere del soldato Vittore Bona da Crosano di Brentonico ucciso a Cefa-lonia il 23 settembre del 1943 con la presenza dei curatori dell’opera Lorenzo Gardumi e Vittoria Otta-viani e rappresentanti dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui ha presentato il libro “Vittore Bona – lettere alla famiglia 1940-43”.
Vittore (detto Vittorino) Bona nacque a Crosano di Brentonico il 8 settembre 1920 da Livio e Ersilia Bianchi, unico fratello maschio di una famiglia composta anche da cinque sorelle: Clelia, Nostra, Olga, Brunetta e Maddalena (detta Renata). Frequentò il Ginnasio presso il Seminario minore di Trento e poi si iscrisse al Liceo Antonio Rosmini di Rovereto. Nel marzo 1940 fu costretto ad interrompere gli studi dacché arruolato nel 33° Reggimento artiglieria della Divisione Acqui, col quale si trovò ad ope-rare in Francia, in Albania, in Grecia ed infine nelle isole di Corfù e Cefalonia. Seppure impegnato su vari fronti, riuscì a continuare l’impegno scolastico per corrispondenza. Appassionato studente e culto-re del greco classico, Vittore imparò anche il greco moderno; fu interprete ufficiale e ricoprì un apprez-zato ruolo di mediazione ed amicizia con la popolazione locale. Vittore Bona è dato per disperso a Cefa-lonia il 23 settembre 1943 a seguito della violenta rappresaglia tedesca che provocò il massacro di mi-gliaia di soldati italiani.
Durante l’incontro saranno ricordati anche altri brentegani presenti in quei terribili giorni a Cefalonia – Augusto Dossi (Gusto Faiànt) di Corné, Arturo Dossi (Morìno) di Brento-nico e Girolamo Zoller (Mòmi) di Fontechel – nonché l’episodio che vide Vittore Bona ed Eleno Peroni (Nèlo Perolìm) dare umana sepoltura a Corfù nel marzo 1942 al compaesano Giulio Peroni trovato morto su una spiaggia dell’isola dopo l’affondamento da parte degli inglesi del Piroscafo Galilea che lo avrebbe riportato in Italia. Questa è la prima pubblicazione di scritture di soldati brentegani nella Se-conda guerra mondiale; ne seguiranno altre, man a mano che i preziosi taccuini usciranno dalle amo-revoli custodie dei famigliari. Così come è stato fatto per la Grande guerra – una ventina sono i diari e le memorie finora pubblicati anche le testimonianze popolari delle altre guerre del rugginoso Novecento meriteranno adeguata divulgazione.
Molto volentieri la nostra Associazione promuove questa trilogia storica così abilmente scritta e composta dallo scrittore Vitoronzo Pastore. Come possiamo vedere dalla presentazione il libro, l'autore non solo si occupa dei soldati e I.M.I. della Divisione Acqui, ma completa la sua opera con grande ricchezza di materiale fotografico, testimoniale e documentale. Una trilogia da non perdere. (op)
Questi tomi sono dedicati alle centinaia di migliaia di giovani che furono internati nei Campi di prigionia nazisti, a coloro che vi perirono e ai sopravvissuti degli orrori. Il mio intento è fornire il più ampio quadro possibile dell’incubo vissuto negli Stammlager, attra-verso testimonianze e documentazioni, per la Libertà, per la Democrazia per la Pace, per la Giustizia e per i Diritti Umani.
Questi fogli siano letti e compresi dai giovani di oggi e gli stessi diventino fautori di una rinnovata Resistenza contro le ingiustizie del mondo.
Oltre 1700 pagine che navigano tra testimonianze e bestialità dell’essere umano.
Veicolo di Moto, veicolo di Sensibilità, anima del Mondo.
Il mio fondamentale pensiero per dare voce a coloro che, in varie forme, offrirono la loro vita per la Libertà e per la Pace; ancora oggi non ascoltati!
Non bisogna fermarsi mai nell’impegno sociale affinché l’operosità di ognuno possa affermare regolari condizioni di interscambio umano e culturale tra i popoli, sia all’interno dei singoli Statiche in tutta la comunità internazionale, in modo tale da debellare guerre e conflitti, e senza dubbio anche le distinzioni etniche, sociali e religiose.
Recensioni: “Agire i Diritti Umani” di Pina CATINO: Presidente Club per l’UNESCO di Bi-sceglie; “Proemio” di Francesca DELL’AIA e Luna PASTORE, “Verweigerer” di Cav. Dr. Michele MIULLI, ricercatore ed esperto d’Arte, ufficiale nei Carabinieri esperto nella Tutela del Patrimonio Artistico; “Premessa” di Luigi PALMIOTTI, Storico e Direttore del Museo Et-nografico “Francesco Prelorenzo” di Bisceglie; Presentazione dell’architetto Antonio PASTORE, Presidente Associazione Turistica Pro Loco di Casamassima.
Introduzione dell’Autore; Pizzini lanciati dai vagoni bestiame transitati alle stazioni ferro-viarie di Trento, di Bolzano, di Treviso, di Venezia e intermedie dopo l’8 settembre 1943. I tomi contengono l’elenco di tutti i Campi dei Prigionieri di Guerra in Germania e Territori occupati, i vari tipi di Stalag, le loro mini-storie e le rispettive corrispondenze di quasi tutte le Regioni d’Italia.
Due capitoli sono dedicati alla documentazione Tedesca: Interruzioni di fine rapporto di lavoro dai diversi Campi; Schede e tessere di lavoro; Attestato di trasformazione a lavora-tori civili; Schede sanitarie e di ricovero; Carte d’identità rilasciate dai Campi di liberazione in attesa di rimpatrio; Messaggi della C.R.I.; Lasciapassare dai vari Comandi; Altri docu-menti. Corrispondenze dai Campi di lavoro tramite cartoline Postali tedesche.
A questi Capitoli si interpongono Capitoli dedicati agli I. M. I. di Città, Province e Comuni italiani: I Comuni dell’Area metropolitana di Bari: Conversano, Castellana Grotte, Acqua-viva delle Fonti, compreso Caduti e Dispersi (di seguito C.D.), Santeramo in Colle, Valen-zano, Putignano, Noicattaro, Turi e C.D., Gioia del Colle, Cassano delle Murge e C.D., Sammichele di Barie C.D., Locorotondo, Noci, Grumo Appula, Bitetto, Bitritto, Sannican-dro di Bari, Toritto, Gravina di Puglia, Modugno, Palo del Colle e C.D., Altamura, Molfetta, Giovinazzo, Alberobello e C.D., Adelfia e C.D., Capurso, Carbonara e Ceglie del Campo, Cellamare C.D., Mola di Bari, Monopoli, Polignano a Mare, Triggiano, Terlizzi e C.D., Ru-vo di Puglia, Corato, Rutigliano e C.D., Bitonto, Casamassima e C.D., e Bari. Area metro-politana BAT.: San Ferdinando di Puglia e C.D., Trani, Barletta, Andria, Bisceglie e C.D., Spinazzola, Minervino Murge, Canosa. Area metropolitana di Milano: Corrispondenze I.M.I. e C.D.; Area metropolitana di Monza e C.D.
Comune di Roseto degli Abruzzi; Area metropolitana di Teramo e C.D.
Area metropolitana di Catanzaro, Staletti, di Faroleto Antico, di San Vito sullo Ionio, di Sersale, di Chiaravalle Centrale, di Soverato, di San Sostene e di Badolato. Area metro-politana di Taranto, Talsano, Statte, Massafra, Castellaneta, Mottola, Crispiano, Pulsano, Leporano, Laterza, San Giorgio Jonico, Palagianello, Grottaglie, Ginosa.
Area metropolitana di Cosenza, Acri, Altomonte; Area Metropolitana di Crotone, Strongoli, Cirò Marina e Superiore, San Mauro Marchesato; Area metropolitana di Vibo Valentia: Filadelfia, Mileto, Tropea, Monterosso Calabro.
Area metropolitana di Alessandria, di Novara-Verbania, di Vercelli- Biella, e dell’Area metropolitana di Brindisi e di Lecce.
L’eccidio della Divisione “Acqui”; Trascrizione dell’Attestazione Giurata del 25 agosto 1945 del caporale Luigi BRIASCO e del caporale Tolmino BOMBARDA, vistata dal Colonnello Bruno TOSCANO Comandante del Campo Italiano di Spremberg (probabile atto probatorio al Processo di Norimberga sui fatti di Cefalonia); Sintesi del 1° marzo 1953 del Ritorno in Patria delle Salme dei Caduti di Cefalonia e Corfù; Testimonianze degli “Ac-quini” di Francesco MARIELLA, di Francesco MANZARI, di Leonardo MASSARO, di Giovanni LOSURDO, di Antonio MONNO, di Vincenzo ROSATO; Alcuni militi della Terra di Bari; Il 49° Reggimento di Fanteria “PARMA”.
I naufraghi dell’affondamento delle navi ORIA, SINFRA, PETRELLA, ARDENA e ROSSELLI.
Un Capitolo è dedicato al Campo di Lavoro di Schöneweide (Berlino), Mostra-Museo “Tra più Fuochi”.
Le tragedie: L’eccidio di Gardelegen; Fullen “Il Campo della Morte” –Associazione Nazio-nale Reduci della Prigionia. Stalag 307 – La Fortezza della morte; Stalag 352 – Dalla Bielorussia con terrore.
L’eccidio di Sebalduschof di Treuendrietzen, Campo delle torture (o inferno dei vivi?) – Birkenau – I due documenti-testimonianze furono probabilmente atti probatori al Processo di Norimberga.
Il sentiero di Anne Frank; i Campi degli strazi dell’animo (campi di Sterminio); testimonianza del Generale Felice PORRO; il concime fertilizzante dei Tedeschi; Sonetti di SalvatoreMEMEO.
I diari del del Ten Col Michele Abbadessa durante la permanenza al Campo Raccolta ex
Internati Italiani di Spremberg.
Sogni di fame. Oltre 60 messaggi della Croce Rossa Internazionale; 70
documenti I.M.I. in bilingue; libretti di lavoro; 50 cartoline postali tedesche inoltrate dai Campi di lavoro; 18 piastrine prigionieri di guerra dei vari Stalag; oltre 70 cosiddette “schede di cattura” e trascrizioni di circa 1.300 corrispondenze da e per gli Stammlager; Centinaia di immagini degli Stammlager, dei Protagonisti e dei Monumenti dei Caduti dei Comuni italiani.
Tantissime sono le Testimonianze italiane ed estere.
Il “libro” è stato insignito dal Premio Internazionale per i Diritti Umani “Victor Hugo” confe-rito dall’Accademia Italia in Arte nel Mondo.
Il costo: i tre tomi con il cofanetto euro 75,00, senza cofanetto euro 65,00.
Il ricavato della vendita sarà devoluto in beneficenza. (Dal sito www.vitopastore.it)
PUBB. 13/02/18
Il diario: Il superstite, Menghini Danilo, così amava farsi ricordare, scrive la sua storia personale e racconta con lucidità gli attimi vissuti della tragedia perpetrata dall'esercito tedesco della Whermacth. Il suo ricordo è appassionato e rivive giorno per giorno tutte le pene ed i dolori della guerra e della prigionia che, racconta rivivendoli intensamente.
Il suo appassionato racconto prende il lettore in maniera tale che anch'esso si immedesima rivivendo quei tragici fatti. Di proposito alcuni dei capitoli, quelli più intensi, vengono narrati ricorrendo al fumetto mirabilmente disegnato dalla penna di Roberto Merella, al quale va il plauso per l'impegno profuso nella realizzazione particolareggiata dei luoghi, delle divise e delle armi dei militari, sia italiani che tedeschi.
Nel pubblicare le lettere di un caduto di Cefalonia del settembre 1943, viene spontaneo il quesito se fosse proprio necessario un ulteriore contributo in volume o non fosse sufficiente e più opportuno un semplice “versamento” di queste carte presso un fondo archivistico specializzato.
La risposta si appoggia non tanto al pacchetto di scritti che qui presentiamo, quanto al percorso che intorno ad essi è stato costruito in più anni con impegno e passione: quella di chi voleva tenere viva la memoria dell’ Autore e dei fatti di cui fu protagonista e quella di chi desiderava sensibilizzare i giovani a un diverso approccio allo studio della storia, a partire da documenti tradizionalmente confinati nella sfera del “privato”.
Quanto si raccoglie in questo libro è costituito perciò dalle lettere annotate e illustrate (perché non se ne perda il contesto grafico proprio e le caratteristiche “postali”); da alcune letture ermeneutiche ed espressive che ne sono scaturite, dalle testimonianze di coinvolgimento professionale, civile e memoriale che le hanno accompagnate; da un corredo fotografico connotativo di ambienti.
La realtà biografica di cui si parla è quella del giovane Sottotenente Renato Calabrese, nato a Fontarello di Posta (RI) il 13 agosto 1920, rimasto ucciso a Cefalonia il 21 settembre 1943, in seguito alla battaglia tra la Divisione italiana Acqui e alcuni reparti tedeschi della Wehrmacht. Dai suoi scritti emerge il vissuto di due anni esatti di vita militare (settembre 1941 – agosto 1943), che possiamo integrare con documenti e testimonianze scritte e orali, provenienti sia dallo stesso ambito militare sia da quello civile che lo aveva preceduto o lo affiancava.
Per la giovane età che gli era propria, ne possiamo seguire il processo di maturazione personale in parallelo agli eventi bellici e politici sempre più stringenti che lo incalzano: dai facili entusiasmi e la baldanza quasi spensierata degli inizi a una vera e propria saggezza riflessiva, che va oltre la maniera e il luogo comune, per collocarsi sul piano della comprensione dei repentini mutamenti politici e culturali, con la responsabile cautela che una realtà fino a ieri inimmaginabile impone.
Le lettere non giungono a illuminare i giorni di settembre, ma ci raccontano delle ansie, delle nostalgie, dei rimpianti, della rabbia disillusa per la vittoria mancata e la sconfitta cui non sembra rassegnarsi, ancora nel mese di agosto.
Nel Renato Calabrese che emerge dall’ epistolario, sembra di poter cogliere, pur nella singolarità, il riflesso di un’epoca e di una intera classe sociale.
La stessa figura dell’ufficiale aiuta a penetrare i meandri di una generazione nata e cresciuta nell’ ideologia di regime, anche quando si trovò di fronte a scelte repentine e brucianti, spesso disillusa “per troppo o troppo poco fascismo”.
In pochi giorni, in poche ore tanto avvenne per gli italiani con l’8 settembre armistiziale del ‘43 – ognuno dovette scegliere una strada, non importa quanti elementi di giudizio avesse a disposizione per sentenziare della propria vita (e spesso di quella altrui).
Si trattò in tutti quei casi di «interrogare le proprie coscienze», secondo la felice espressione adottata dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi, che ben individua (nel luogo da cui sorge la moralità) l’ origine delle scelte (la libertà) per qualsivoglia incominciamento di Resistenza, a qualsiasi tipo di catastrofe si voglia resistere.
Senza voler irridere alla gloria, dobbiamo mestamente registrare che la Germania nazista ottenne l’ultima sua vittoria di una guerra ormai perduta, proprio contro un’Italia stremata, ex alleata e ancora non-nemica. Se non ne uscì gloriosa, fu anche perché gli uomini della Divisione Acqui, battendosi con onore e pagando con la strage, si tennero fuori dall’ ignominia. (Vincenzo Scasciafratti – pezzo tratto dall'introduzione del libro.)
Continua in modo altamente lodevole l'attività della sezione di Cremona e del suo Giovanni Scotti in merito alle pubblicazioni di libri dedicati alla Memoria della Acqui e dei suoi protagonisti. Ed ecco l'ultimo nato della serie:
Dalla prefazione del libro
Oggi più che mai, tenendo fra le mani i quaderni cui mio padre ha affidato i suoi ricordi, sento la piene volontà di condividere con altri una testimonianza che ritengo di immenso valore. Proprio oggi che qui viviamo le nostre difficoltà, tutto sommato superabili, ancora non rendendoci conto di essere nell’occhio del ciclone, con i terribili venti di guerra che ci circondano.
Mentre ci preoccupiamo della scelta del modello di auto da comperare e del profumo di un ammorbidente, o mentre cuciniamo e lucidiamo i pavimenti, sempre, siamo accompagnati dalla colonna sonora dei telegiornali, diventati ormai dei veri e propri bollettini di un terrificante susseguirsi di orrori.
È specialmente quando penso che quel Mediterraneo in cui, mio padre mi raccontò, si svolse parte della sua tremenda avventura, quel Mediterraneo che a me, bambina, sembrava così remoto, è invece a un passo da noi ed ancora più che mai le sue acque sono rosse di sangue. Guardando i ragazzi di adesso, assorti nei loro telefonini elettronici, mi sembra impossibile che sia lo stesso tempo in cui altri ragazzini stringono tra le mani un kalashnikov per uccidere, lo stesso tempo in cui più nessuno può sentirsi al sicuro neanche in casa propria.
È sempre oggi che genitori troppo indaffarati demandano ai film della Walt Disney il compito di narrare le fiabe, e io sento il dovere di dire loro: “Parlate con i vostri figli, e raccontate in prima persona le vostre storie, anche se vi sembrano banali.”
Io ritengo di avere avuto un dono grande da bambina, nell’aver potuto ricevere le parole e soprattutto i ricordi, anche dolorosi, del mio papà. Era bravo nel raccontare, sapeva tenerci incollati alle sue labbra, noi tre fratellini, cui spesso si univano anche i cugini e i figli dei vicini (i quali, ora confesso, all’epoca mal sopportavo … ma forse ero solo gelosa). I suoi ricordi piovevano su di noi in ogni ora del giorno; il mattino, mentre girava e rigirava le fette di polenta sul fuoco per abbrustolirla, per poi metterla nel latte; o la sera, tutti insieme nel lettone il cui materasso non era certo di lattice o di memory, ma che ci sembrava tanto comodo.
E ancora nelle lunghe giornate fra stalla e campi, dove noi ragazzi lo seguivamo per aiutarlo nella zappatura e nella cimatura del mais, rendendoci conto che quel lavoro era troppo pesante per lui che, seppure ancora giovane, doveva sopportare i postumi lasciati dalle due pallottole, una al fianco e una al pollice, e per le quali non aveva avuto nemmeno riconosciuta l’invalidità. È quindi con trepidazione ma anche con gioia che oggi, ringraziando, affido queste memorie di mio padre a chi avrà cura di tramandarle. (Aure Salanti Figlia dell’Autore)
In questo libro un figlio ricerca suo padre, ricostruendo il vissuto della sua giovinezza, prima di essere genitore.
Marino, il padre in cui ci imbattiamo in questo libro, era stato soldato del Regio Esercito Italiano ad appena poco più di vent'anni. Ed era scampato all'eccidio perpetrato dalla Wermacht a Cefalonia, nel settembre del 1943. Tuttavia ai figli non lo aveva mai raccontato, forse per proteggerli dal possibile turbamento provocato dalle violenze e dal dolore che avrebbe dovuto riferire o che si sarebbe stampato sul suo volto.
E' solo dopo la sua scomparsa, nell'elaborazione del lutto e della perdita, che nel figlio si affaccia il bisogno di colmare quel vuoto: la vicenda umana di un giovane soldato, certamente segnato da quella storica singolarità, ancor prima del matrimonio e della paternità successiva.
Il figlio inizia allora un viaggio, una sorta di “ritorno alla casa del Padre". E ne ricerca le vie in ogni luogo dell'Isola in cui il soldato Marino abbia potuto compiere azioni, provare emozioni o intrattenere relazioni umane. Si addentra così nella foschia della guerra e va a tentoni, indagando un episodio controverso e sconosciuto ai più, ma capace di riassumere in sé tutta la tragicità e l'insensatezza di quella guerra. L'insensatezza di ogni guerra. L'inseguimento del padre lungo sentieri evanescenti, induce il figlio ad approfondire la storia della Divisione Acqui, al centro dei fatti di Cefalonia e Corfù, e gli permette di conoscere molti protagonisti di quegli eventi, per lo più umili soldati. Grazie alle loro testimonianze, comprende quale sia il valore della Memoria e cercando per suo Padre una collocazione in quella vicenda, accade che anche molti altri soldati della Acqui vengano ricordati. Come fossero tanti Lui, a raccontargli la stessa vicenda.
Ф LA NOTTOLA
Minerva Soluzioni Editoriali srl
É uscita la seconda edizione del libro di Pietro Giovanno Liuzzi..
Attraverso la testimonianza del reduce ancora in vita Giovanni Grassi, l'autore racconta l'epopea della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù in quel terribile settembre 1943.
Questo libro che rappresenta una pietra miliare nella pubblicistica dedicata a quei fatti raggiungendo la seconda edizione, dimostra appieno la sua qualità ed importanza.
La redazione si scusa per il ritardo con il quale pubblica questa news. (OP)
Sonico – Il libro su “La terza età della Resistenza”, scritto da Tullio Clementi e Luigi Mastaglia, con illustrazioni dell’artista camuno Edoardo Nonelli, ha colto nel segno. E non solo in Valle Camonica.
Tullio Clementi, direttore di “Graffiti”, ex sindacalista e storico ha scritto con Luigi Mastaglia il libro “La terza età della Resistenza”, 660 pagine, 33 testimonianze ed una decina di documenti, nato, nelle intenzioni degli autori, come essi stessi scrivono, con l’ambizione di tratteggiare una sorta di racconto antologico, dopo avere sfogliato quasi 200 testi, sulle vicende resistenziali camune. Una vera e propria antologia.
LA PREFAZIONE
Nell’introduzione di Paolo Franco Comensoli si legge: “La terza età della Resistenza” (dopo una prima “età” vissuta con molta esuberanza giovanile ed una seconda “età” attraversata da riflessioni, nostalgie e ripensamenti), potremmo dire che questa rilettura degli eventi resistenziali si sviluppa in una sorta di “terza” dimensione.
Dopo la dimensione narrativa, quella diaristica e quella storica – che si alimenta in buona parte anche delle prime due –, infatti, questo racconto assume un carattere prevalentemente antologico, a cavallo di quanto fin qui già pubblicato.
Molto più “terra-terra”, dunque, cercheremo di concretizzare una sorta di antologia ragionata su quanto è stato scritto e raccontato finora sull’argomento, partendo da quelli che possiamo considerare a ragion veduta come i “libri mastri” della Resistenza valligiana (e non solo) ed assemblando quindi una “cronologia” degli eventi che hanno sconvolto il quieto vivere delle nostre contrade per 20 lunghi mesi: dai borghi di fondovalle e di mezza costa fino alle creste di confine con altre valli alpine ed altre province.
[…] Un lavoro da farsi più in biblioteca che in archivio, dunque, ma non per questo meno gratificante di quanto non possa essere stata l’opera di quanti ci hanno preceduto nella paziente ricerca archivistica degli ultimi settant’anni, e soprattutto, vogliamo sperare – e perché non dovrebbe esserlo? – altrettanto apprezzabilmente lusinghiero nelle aspettative. Un po’ come dire che il merito primario di questo lavoro compete in modo prevalente a tutti quei giganti sulle cui spalle siamo saliti, non certo per guardare più lontano (che sarebbe stata un’imperdonabile presunzione), ma per poterci guardare attorno più liberamente, senza troppi vincoli di “mestiere”.
PERSONAGGI E LUOGHI
Il libro di Clementi-Mastalgia racconta: la fuga degli ebrei verso la Svizzera, Vittorio Bonomelli, un prete allo sbaraglio, l’incursione alla Beretta, Il “Gölem”, la montagna dei bresciani di città, Il gruppo Lorenzini: dal Guglielmo a Pratolungo, I Tredici Martiri di Lovere, La Valsaviore a ferro e fuoco, Estate di sangue alle pendici del “Bassinale”, Il “caso” Ducoli-Guerini, Fuoco incrociato tra Presolana e Concarena, Case di Viso: la strage annunciata, Il mitragliamento della motonave “Iseo”, Rappresaglie a Costa Volpino, Il tenente colonnello Raffaele Menici, Giacomo Cappellini, “il Maestro”, Prima battaglia del Mortirolo, L’arresto di don Carlo Comensoli, Sonico: una polveriera per due guerre, Edolo: la ritorsione fascista, Seconda battaglia del Mortirolo, Alta Valtellina: l’ultima battaglia, Piancamuno: la tragica beffa del 25 Aprile, “Ultimi fuochi” all’ombra della Presolana e Poldo: l’ultimo caduto in Mortirolo. Tra i luoghi dove è ambientato il libro spiccano: L’alta Valcamonica, Valmalga, Valsaviore, media Valcamonica, Val di Scalve, Cividate Camuno, Valgrigna, bassa Valcamonica, zona bergamasca, lago d’Iseo.
L’ANTOLOGIA
Dopo due anni di esplorazione il risultato è andato ben al di là delle prospettive iniziali: tanto da far dire a Paolo Franco Comensoli nella sua prefazione che «non è un’una antologia [perché] i numerosi testi non vengono semplicemente riportati in stralcio, ma sono profondamente riletti e radicalmente reinterpretati»… I 60 capitoli (accorpati in quattro parti: “il contesto”, “i luoghi”, “le azioni” e le “considerazioni a margine”), fatto salvo per quanto possibile il rispetto della sequenza cronologica, sono interdipendenti.
I “luoghi”, innanzitutto, laddove si scopre che tanto le distanze quanto la funzione delle “creste di confine” sono falsate da un travisamento culturale e sociale alimentato dalla modernità (le distanze) e dal nazionalismo patriottardo (le “creste di confine”). Sulle testimonianze, considerando che sono state raccontate prevalentemente in dialetto, si trattava di scegliere tra due opzioni: trascrivere con l’orecchio attento alla lingua parlata e la “penna” attenta al formalismo sintattico e grammaticale della lingua scritta o limitarsi alla traduzione tout court dal dialetto all’italiano ignorando gli aspetti formali in uso nell’italiano “corretto” e gli autori hanno optato per una soluzione di compromesso utilizzando la traduzione secondo il linguaggio corrente laddove non veniva intaccato il pensiero originale applicando invece la traduzione letterale nel caso in cui, altrimenti, avrebbe potuto perdere di efficacia la forza espressiva originale. Un volume che merita una attenta lettura, cosa che ho fatto in questi giorni e che merita un posto di rilievo nelle nostre biblioteche.
TULLIO CLEMENTI
Nato nel 1941 a Vione, in Alta Valcamonica, vive a Darfo Boario Terme. Operaio edile dal 1957 al 1975. Funzionario sindacale della Fillea-Cgil (Edili e costruzioni) dal 1975 ai primi anni Novanta. Direttore del periodico camuno Graffiti, condivide con Mimmo Franzinelli la direzione della collana editoriale del Circolo culturale Ghislandi, “Il tempo e la memoria”.
Ha pubblicato Il pungolo (1988); Bagliori di Palazzo (1990); L’uovo di colombo (1996 – su Internet); Una vita a ramengo (2001); Valcamonica 1968-2001. La parabola della sinistra sociale e politica (2001 – su Internet);
Forno Allione. La grafite e le ceneri (2004 – con Luigi Mastaglia); Una valle, una fabbrica. Storia del Cotonificio.Olcese (2009 – con Luigi Mastaglia); Marcellino (2009); Barba Chini. Il suo tempo, la sua gente.
LUIGI MASTAGLIA
Nato a Malonno nel 1947, vive a Bienno. Diploma tecnico assistente di laboratorio chimica industriale, viene assunto il 25 ottobre 1963 all’Elettrografite di Forno Allione, dove lavora fino al 1978.
Nel 1970, alla costituzione del Consiglio di Fabbrica, viene eletto delegato del reparto controllo e, successivamente, presidente dello stesso Consiglio di Fabbrica. Nel 1978 assume l’incarico di sindacalista a tempo pieno per la Cisl di Brescia, con responsabilità di operatore per la Valcamonica. Nel 1981, alla costituzione del comprensorio, viene eletto segretario generale dell’Unione sindacale territoriale Cisl di Valcamonica-Sebino.
Nel 1993 inizia una nuova esperienza come operatore alla Cisl regionale della Lombardia, con l’incarico di responsabile dei dipartimenti Trasporti e Territorio, fino al 2001, anno del pensionamento.
Autore, con Tullio Clementi, di Forno Allione. La grafite e le ceneri (2004) e, sempre in collaborazione con Tullio Clementi, Una valle, una fabbrica. Storia del Cotonificio Olcese (2009). In collaborazione con Costantino Corbari, infine, ha pubblicato Periferia protagonista. I trent’anni del comprensorio Cisl Vallecamonica-Sebino(1980-2010). (da www.gazzetta delle valli.it)
(ndr) Da pagina 69 a pagina 75 “Lo sterminio della Divisione Acqui) e da pagina 546 a pagina 557 testimonianza di Orazio Pavignani.
LA PREFAZIONE
Nell’introduzione di Paolo Franco Comensoli si legge: “La terza età della Resistenza” (dopo una prima “età” vissuta con molta esuberanza giovanile ed una seconda “età” attraversata da riflessioni, nostalgie e ripensamenti), potremmo dire che questa rilettura degli eventi resistenziali si sviluppa in una sorta di “terza” dimensione.
Dopo la dimensione narrativa, quella diaristica e quella storica – che si alimenta in buona parte anche delle prime due –, infatti, questo racconto assume un carattere prevalentemente antologico, a cavallo di quanto fin qui già pubblicato.
Molto più “terra-terra”, dunque, cercheremo di concretizzare una sorta di antologia ragionata su quanto è stato scritto e raccontato finora sull’argomento, partendo da quelli che possiamo considerare a ragion veduta come i “libri mastri” della Resistenza valligiana (e non solo) ed assemblando quindi una “cronologia” degli eventi che hanno sconvolto il quieto vivere delle nostre contrade per 20 lunghi mesi: dai borghi di fondovalle e di mezza costa fino alle creste di confine con altre valli alpine ed altre province.
La Resistenza a lungo è stata considerata solo una “cosa di sinistra": fazzoletto rosso e Bella ciao. Poi, negli ultimi anni, i partigiani sono stati presentati come carnefici sanguinari, che si accanirono su vittime innocenti, i “ragazzi di Salò". Entrambe queste versioni sono parziali e false. La Resistenza non è il patrimonio di una fazione; è un patrimonio della nazione. Aldo Cazzullo lo dimostra raccontando la Resistenza che non si trova nei libri. Storie di case che si aprono nella notte, di feriti curati nei pagliai, di ricercati nascosti in cantina, di madri che fanno scudo con il proprio corpo ai figli.
Le storie delle suore di Firenze, Giuste tra le Nazioni per aver salvato centinaia di ebrei; dei sacerdoti come don Ferrante Bagiardi, che sceglie di morire con i suoi parrocchiani dicendo “vi accompagno io davanti al Signore"; degli alpini della Val Chisone che rifiutano di arrendersi ai nazisti perché “le nostre montagne sono nostre"; dei tre carabinieri di Fiesole che si fanno uccidere per salvare gli ostaggi; dei 600 mila internati in Germania che come Giovanni Guareschi restano nei lager a patire la fame e le botte, pur di non andare a Salò a combattere altri italiani. La Resistenza fu fatta dai partigiani comunisti come Cino Moscatelli, ma anche da quelli cattolici come Paola Del Din, monarchici come Edgardo Sogno, autonomi come Beppe Fenoglio. E fu fatta dalle donne, dai fucilati di Cefalonia, dai bersaglieri che morirono combattendo al fianco degli Alleati…
da pagina 44 a pagina 51 “Cefalonia: prima resisatenza; alle pagine 52 e 53, lettera alla moglie del Tenente Bruno Zanoni della 33ª compagnia Genio TRT.
Venerdì 5 giugno alle ore 21 nella città di Bologna presso la Libreria Ubik di via Irnerio è stato presentato il libro di assoluto interesse “Testimonianze Partigiane”. L’autore, prof. Angelo Sicilia ha dunque finalizzato in quelle pagine il lavoro di 10 anni di faticose ricerche di testimoni viventi che potessero raccontargli il loro vissuto bellico. L’opera assume inoltre significati oltre mondo importanti dati dal fatto che la sicilia – prima regione ad essere stata liberata dagli alleati – non ha avuto una vera e propria resistenza locale come nel nord Italia, ma i siciliani hanno contribuito in modo massiccio e significativo alla guerra di liberazione là dove necessitava.
Parlando poi di testimonianze partigiane, l’autore non dimentica assolutamente il sacrificio della Divisione Acqui nelle isole Ionie e impostando gli eventi raccontati, in ordine cronologico, dopo un attenta analisi sul pre 8 settembre, parte dalle vicende delle isole di Corfù e Cefalonia raccontandole e completando la ricostruzione con le testimonianze di almeno una decina di reduci della “Acqui”.
Anche questo nuovo modo di raccontare la storia, ricostruendo gli eventi e legandoli subito alle rispettive testimonianze, fa sì che la lettura di questo libro coinvolga sempre di più il lettore, step by step, negli episodi che hanno visto protagonisti gli uomini e le donne siciliane dal proclama dell’armistizio fino al 25 aprile 1945. Si deve poi rendere merito all'autore che, come ancora pochi autori, inserisce, a pieno titolo, in un libro dedicato alla resistenza le vicende della Divisione Acqui (OP)
Per i tipi della ANDREA PACILLI EDITORE di Manfredonia (fg), la nostra associata Maria Schiena di San Marco in Lamis (fg), pubblica il risultato di un lungo lavoro di ricerca.
Il libro (nelle foto), ottimo lavoro di ricostruzione storica ed un grande omaggio ai 150 Caduti per la libertà del suo paese, rappresenta un altro importante lavoro in funzione della “memoria" locale e nazionale.
Si riporta un brano della postfazione del prof. Alessandro Ferioli, insegnante di letteratura italiana e Storia, nonché ricercatore xtorico ANEI e ANRP, che ci dà l'idea dell'importanza di questo lavoro: " Mi ha sempre colpito una pagina del memoriale di prigionia del capitano Luigi Collo, internato Militare del Terzo Reich. Dopo la liberazione deal lager, nel momento di mettersi in marcia per il ritorno a casa, il capitano enumeravagli effetti personali da lui gelosamente custoditi durante la prigionia. dentro la valigià trovò (o ritrovò, osservandoli con uno sguardo nuovo) documenti del reparto, fotogafie, un diario di guerra e, soprattutto, un ruolino della sua compagnia, da lui ricostruito sulla base dei ricordi, con i nomi di tutti i soldati cui era stato insieme. Quest'opera di ricostruzione, mai menzionata prima, prendeva maggior valore proprio nel momento del suo rimpatrio egli scrive:"ora che il futuro sta per riacquistare un senso, la memoria del passatodiviene preziosa". (da La resistenza disarmata. La storia dei soldati italiani prigionieri nei lager tedeschi. Marsilio Venezia, pp 134-135).
«L’opera ha il merito di ripercorrere in modo encomiabile la partecipazione delle nostre Forze Armate al secondo conflitto mondiale e, in particolare, alla guerra di liberazione.
Il particolare focus sui cittadini di San Marco in Lamis, caduti nell’assolvimento del dovere, perpetua il ricordo delle loro gesta e rende idealmente omaggio al sacrificio dei tanti italiani che hanno contribuito all’instaurazione della democrazia in Italia
Generale Salvatore Cuoci Assistente militare per l’Esercito del Presidente della Repubblica
«Un senso etico pervade in profondità l’intero volume rendendolo un piccolo patrimonio della comunità intera, oltre che un prezioso tassello di storia locale»
Alessandro Ferioli Ricercatore storico ANEI e ANRP
Ultimo contributo al tema della tragica vicenda della Divisione Acqui nelle isole greche di Corfù e di Cefalonia è il volume Né eroi, né martiri, soltanto soldati. La Divisione Acqui a Cefalonia e a Corfù settembre 1943, a cura di Camillo Brezzi, che, oltre a fare il punto sullo stato dell’arte della storiografia sul tragico evento, offre importanti contributi di studiosi rappresentativi di varie generazioni storiografiche che accompagnano il lettore attraverso una delle pagine più drammatiche della storia dell’Italia in guerra (Patrizia Gabrielli, Giovanni scotti, Vito Gallotta, Maria Teresa Giusti, Giorgi Rochat, Gianni Oliva, Lutz Klinkhammer, Paolo Fonzi, Filippo Focardi, Nicola Labanca, Umberto Gentiloni Silveri e Marco De Paolis) evidenziando l’unicità di questo libro che analizza la storia della Divisione Acqui sotto molteplici aspetti, caratteristica questa che rende unica quest’opera dal punto di vista editoriale.
Il volume, edito da Il Mulino (bo), è stato presentato giovedì 12 giugno, nella sala Aldo Moro alla Camera dei Deputati, poi nelle città di Arezzo, Padova e Bologna
E’ uscito in questi mesi il libro di Giuseppe Gori “ Semi di lino cotti”( Sorbello Editore –euro 14; www,antonio –Sorbello-editore.com) Il volume, già segnalato in passato, è ora riproposto in una nuova veste editoriale, ed arricchito da interessanti pagine sulla psicologia del deportato, scritte dalla nipote psicologa,(e specializzata in psiconcologia).
Il libro narra la storia della prigionia di Giuseppe Gori, non della guerra contro i tedeschi, perché, chiamato alle armi non ancora diciannovenne, dopo pochi giorni dal suo arrivo a Merano ( ove fu assegnato al 18° fanteria della Divisione Acqui), lo coglie l’armistizio e con altri centinaia di soldati venne fatto prigioniero dai tedeschi e quindi destinato ad un campo di concentramento vicino al Mar Baltico, senza aver sparato un solo colpo di fucile. Inizia così il suo viaggio all’inferno che si concluderà nell’ottobre ’45.
Particolare è la genesi dell’opera: ogni sera, infatti, e per molto tempo, la figlia Santina ha raccolto i ricordi del babbo, impastati di emozioni, lacrime e qualche sorriso. La nipote ha poi curato la trascrizione.
Tenero e dolce il compito di raccogliere la Memoria affidato a queste due donne !
I Curatori , per scelta dell'Autore,devolveranno parte del loro ricavato all'Airc ( Ass.italiana per la ricerca sul cancro).