Saluti dal Neo Presidente Nazionale Claudio Toninel
Buon giorno a tutti.
All’indomani del CDN ANDA che si è svolto a Verona, nella giornata di ieri, domenica 23 ottobre, mi preme ringraziare tutte le Sezioni ANDA che, direttamente o per delega, vi hanno partecipato.
La giornata è iniziata con una toccante cerimonia, al cospetto del nostro Monumento Nazionale, per ricordare e celebrare la figura della cara Graziella Bettini, recentemente scomparsa, che per tanti anni, prima come vicepresidente e poi come presidente nazionale, è stata protagonista della nostra vita associativa, come ricordato dal presidente nazionale Giuseppe Dalpiaz, nel suo commovente discorso commemorativo.
I fiori idealmente donati a Graziella, dal sottoscritto, per conto di tutta la Famiglia ANDA e per il tramite di Elisabetta Giudrinetti, hanno simbolizzato il grandissimo affetto che legava tutti noi alla sua figura.
Nel pomeriggio poi, presso il Centro Sportivo della Fondazione Sportiva Marcantonio Bentegodi, si è svolta la riunione del CDN, che, dopo una vivace e animata discussione, ha espresso democraticamente i membri della nuova Giunta Esecutiva Nazionale, composta da Dino Borgonovi, Francesco Mandarano, Fabrizio Prada, Giovanni Scotti e Tiziano Zanisi e del sottoscritto, Claudio Toninel, come presidente nazionale, per il mandato triennale 2023-2025; a breve si definiranno le modalità per completare la composizione della GEN con un sesto componente, come prevede il nostro statuto.
Un altro particolare momento è stato dedicato alla nostra cara e “storica Zia" Luigia Cassandri Caleffi, che è stata nominata, con grande affetto e riconoscenza, Presidente Onoraria della nostra Associazione.
Sono stati eletti inoltre i componenti del Collegio dei Probiviri nelle persone di: Nicholas Biasiolo, Carlo Bolpin, Marco Geremia, Franco Menapace, Carmelo Nolano e Faustino Tosi.
Doveroso da parte mia esprimere un sentito ringraziamento all’amico Giuseppe Dalpiaz, che, dal 2018, unitamente alla GEN uscente, ha egregiamente sostenuto l’impegno di presidente nazionale, attraversando, oltre al difficile e lungo periodo della pandemia, anche i molti momenti ti tensione e di discussione che hanno spesso caratterizzato in questi ultimi anni la nostra vita associativa.
Un particolare ringraziamento anche a quanti hanno collaborato per arrivare a questo importante appuntamento elettorale, soprattutto all’amico Giovanni Scotti, che in questi mesi ha lavorato sodo e si è adoperato con pazienza e dedizione per elaborare tutte le complesse operazioni necessarie.
Voglio sperare fortemente che la giornata di ieri possa essere considerata il punto di arrivo finale dei nostri momenti di difficoltà e soprattutto la netta ripartenza per tutto quello che insieme sapremo costruire e realizzare, per il bene della nostra Associazione, ricordando e onorando sempre i nostri cari Caduti, Superstiti e Reduci della gloriosa Divisione Acqui, che il prossimo anno 2023 verrà ricordata e commemorata, in occasione dell’80° anniversario dell’efferato Eccidio.
La nostra Associazione avrà vita, importanza e visibilità, tanto quanto noi tutti sapremo operare, ciascuno nel proprio ambito, locale, nazionale e internazionale, con questo spirito e in questa direzione.
Ancora grazie di cuore, buon lavoro e affettuosi saluti a tutti voi e alle vostre Famiglie.
Claudio Toninel
Lettera al Direttore della Gazzetta di Parma dell’Avv. Carmelo Panìco
Egregio Signor Direttore,
in questi giorni l’opinione pubblica italiana è venuta a conoscenza, tramite la stampa e confermata dal Procuratore Generale Militare di Roma, Dr. Marco De Paolis, della morte di Alfred Stork, ultimo militare tedesco superstite, (alfred Stork morì il 28 ottobre 2018 ndr) condannato all’ergastolo per l’uccisione, nel settembre 1943, di almeno 117 Ufficiali Italiani della Divisione Acqui sull’isola di Cefalonia.
Alfred Stork faceva parte di uno dei plotoni di esecuzione attivi alla “Casetta Rossa” dove venne trucidato l’intero Stato Maggiore della Divisione Acqui.
In vita, per i suoi crimini, non ha mai fatto un giorno di carcere o di detenzione domiciliare, non si è mai pentito né tantomeno ha cercato di spiegare il perché di tanta ferocia.
Alfred Stork si è sempre giustificato affermando di aver ubbidito ad un ordine.
Alcuni giorni fa è venuto a mancare alla nostra comunità il Commendatore della Repubblica Marco Botti, amministratore e Sindaco del Comune di Albareto per 40 anni e, purtroppo, ultimo superstite in tutto il parmense dell’eccidio compiuto dai militari tedeschi sull’isola di Cefalonia.
L’ultima voce del parmense di quell’immane tragedia si è spenta.
Marco Botti che è stato la testimonianza vivente di quell’eccidio ci lascia orfani della sua persona ma non del suo esempio ed insegnamento: mai più guerra.
Che strano destino signor Direttore, più o meno negli stessi giorni vittima ed aguzzino hanno lasciato la vita terrena ma, pur nel grande rispetto per la vita e per la pietas per i defunti, non credo che abbiano percorso la stessa strada.
Lo so bene, per me che sono credente, che Dio è grande e misericordioso ed accoglie tutti nella sua casa ma io, ne ho la più intima certezza, sono convinto che il caporale dei cacciatori di montagna (Gebirsgjager) Alfred Stork, per arrivare, abbia attraversato un cielo coperto dal fumo dei corpi dei militari della Divisione Acqui bruciati, nel settembre 1943, dai militari tedeschi per nascondere e disperdere le tracce del loro efferato eccidio, mentre Marco Botti abbia già incontrato i suoi compagni commilitoni per salutarsi calorosamente, per scambiarsi i ricordi dei momenti tragici ma anche di quelli felici di quanto venivano chiamati in terra di Grecia, per il loro desiderio di pace e fratellanza, “l’armata sagapò” l’armata dell’amore.
Ho la certezza, Signor Direttore che Marco Botti, in questo momento, abbia già perdonato i suoi carcerieri, aguzzini e persecutori ma sicuramente stia ringraziando con un grande grandissimo abbraccio e con il volto rigato dalle lacrime i due soldati italiani, che con i loro corpi gravemente feriti ed insanguinati avevano salvato la sua vita e concesso l’onore di tornare a casa per non far dimenticare e testimoniare quanto fonda e scura possa essere la notte degli uomini.
Marco Botti, l’ultimo superstite della nostra comunità dell’efferato crimine compiuto dai militari tedeschi per punire i “traditori italiani” ci ha lasciato, ma noi abbiamo l’obbligo della memoria.
Dobbiamo sostenere con forza l’opera della Sezione Provinciale di Parma della Associazione Nazionale Reduci e famiglie Caduti della Divisione Acqui, che da anni con grande perseveranza e determinazione sta cercando di tenere vivo il ricordo e di spiegare alle nuove generazioni il sacrificio dei tanti militari italiani barbaramente trucidati sulle Isole di Cefalonia e Corfù.
La documentazione dei fatti accaduti a Cefalonia e Corfù era stata rinvenuta per puro caso alcuni anni fa in un armadio, definito “della vergogna”, girato verso il muro di un anonimo corridoio, ora noi abbiamo l’obbligo morale nei confronti di Marco Botti, di Mario Pasquali e di tantissimi altri, vittime o superstiti, di evitare che diventi o torni ad essere l’armadio dell’oblio e che lo sterminio della Divisione Acqui a Cefalonia e la deportazione di centinaia di migliaia di soldati venga ricordato, prendendo a prestito le parole di Alcide de Gasperi, Ministro degli Esteri della neonata Repubblica Italiana, nel novembre del 1945, come il primo esempio di “resistenza partigiana” e come il primo importante contributo alla guerra di liberazione.
Parma lì 01 Marzo 2021 Carmelo Panìco
Il 13 gennaio ha compiuto 100 anni anche il fante del 18° fanteria Olindo Bussi.
Olindo è uno dei cinque reduci della provincia veronese ancora vivente; gli alltri: Dino Benetti cl. 1922, Faccioli Francesco cl. 1922, Gagliardi Andrea cl. 1923, e Pazzocco Giuseppe cl. 1922, sono in prossimità del traguardoraggiunto da Olindo.
Bussi fu fortunato perchè fu mandato a casa in licenza verso la fine di luglio1943, ma poi,dopo l’8 settembre arrivato a Brindisi per tornare a Cefalonia del non fu imbarcato per via del famoso armistizio appena dichiarato. In questo giorno così speciale, olindo ha festeggiato in videoconferenza affiancato dai figli Lucio e Adriano. Ancora complimenti per questo traguardo di vita.
“Mio nonno non è un eroe.. è stato chiamato al dovere ed ha risposto, per me vale molto di più”
Ieri ha compiuto 100 anni Libero Cosci, un toscano che la storia e la guerra l’ha vissuta in prima persona. Una esempio vivente della straordinaria capacità di resistenza umana all’autodistruzione collettiva. Per il nipote, Libero non è un eroe ma una persona che ha risposto alla chiamata del dovere nei peggiori anni del secolo precedente. Ed oggi è qui a testimoniarlo.
A 23 anni Libero era sergente maggiore della divisione “Acqui” a Cefalonia. A seguito dell’armistizio di Cassibile gli italiani diventarono d’un colpo nemici dei tedeschi, e furono abbandonati al loro destino data la fuga del Re Vittorio Emanuele III e dello Stato maggiore.
Libero riuscì a salvarsi dall’eccidio di Cefalonia poiché, dopo la fucilazione, fu creduto morto dalle truppe tedesche. Rimase per ore sotto i cadaveri dei compagni e, una volta in piedi, trascinò per giorni un amico ferito sulle spalle, deceduto poi in seguito.
Libero riuscì a salvarsi, ma successivamente fu prigioniero in un campo di concentramento tedesco a Giannina. Fu poi catturato dai partigiani titini e rinchiuso nel campo di concentramento di Borovnica. Rientrato in patria, come se non bastasse, fu prigioniero per un breve periodo nel campo di Coltano.
Libero ha conosciuto le atrocità della guerra da entrambe le parti della trincea. Ha resistito alla fame e alle torture. Tornato a casa pesava appena 45 chili. Oggi è un cavaliere della Repubblica. Ma sono sicuro che l’onorificenza più grande per le persone come Libero è tramandare alle future generazioni -italiane e non- una lezione di vita profondissima: da qualunque parte della trincea si decida di schierarsi, la guerra porta solo morte e sofferenza.
Buon compleanno Libero, l’Italia e le nuove generazioni ti sono debitrici.
Di Francesco Berti da FB.
20 agosto 2020. L’Associazione Nazionale Divisione Acqui tutta, porge i più sentiti auguri di buon compleanno a Libero Cosci
Sono stato coinvolto dalle insegnanti della classe quarta elementare delle scuole Rodari di Calderara di Reno, che mi hanno invitato ad andare in quell’aula a parlare del giorno della Memoria attraverso il ricordo della tragedia della Divisione Acqui. Quell’invito mi ha fatto molto piacere e ho accettato volentieri di parlare ai bambini. Non è stato assolutamente facile raccontare le vicende nefaste vissute dai nostri soldati nelle isole Ionie di Cefalonia e Corfù, e non è stato facile raccontarle trovando le parole giuste per essere capito dai bambini, parole giuste che non turbassero il loro animo e la loro loro innocenza. Ho comunque colto l’occasione per parlare di uguaglianza, per parlare di rispetto degli uni per gli altri, invitandoli a non fare soprusi, anzi a difendere ed aiutare i compagni in difficoltà.
Auguro ai più di vivere momenti come questo. Andare in una classe di bambini di 9 anni trovare questo pannello fatto da loro con l’ausilio delle loro maestre è stato veramente emozionante. Già l’aver ricordato l’eccidio della della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù, accanto al ricordo di Anna Frank è stato bello e significativo, perchè accommunati nel discorso della memoria e nel principio delle angherie subite. Se poi per ricordare la Divisione Acqui viene usato “il libro Inseguendo mio padre", allora l’emozione diventa quasi struggente. Vedere questi ragazzini che pendono dalle tue labbra mentre parli mi ha commoso molto. Poi alla fine mi hanno fatto omaggio del loro bellissimo lavoro e non sapevo come ringraziarli.
Li ho invitati a parlare con i loro nonni, a farsi raccontare i loro ricordi, gli aneddoti di quando avevano la loro età e del diverso mondo in cui sono cresciuti, perchè, oltre a dare loro una grande gioia, potranno assorbire i valori della vita che i nonni gli trasmetteranno e usarli per completare la loro maturazione, sommati a quelli donati loro dai propri genitori e della scuola.
La partecipazione ha meritato un premio e ho consegnato loro una tessera della nostra Associazione nominandoli soci onorari della sezione di Bologna, Ferrara e Modena dell’associazione Nazionale Divisione Acqui, di cui sono il presidente. Ho accompagnato queste simboliche nomine con i pin della Acqui e con un Encomio solenne alla classe per il lavoro svolto. Peccato che l’arrivo della pandemia del Corona Virus non ci abbia permesso di partecipare alla commemorazione del 25 aprile che ci avrebbe visti tutti insieme con il simbolo della Divisione Acqui alla manifestazione che di solito si tiene a Calderara di reno.
Sono assolutamente convinto che questi bambini faranno tesoro di questa giornata o perlomeno sono sicuro che sarà stata riposta in quell’angolo della loro mente, pronta per essere utilizzata nel percorso della loro vita. Grazie quarta c. (op).
Ci ha lasciato anche il caro Pietro Gianesini di Trento.
Classe 1921. Pietro faceva parte del 317° reggimento fanteria al quale era stato aggregato e svolgeva il suo servizio nella prima compagnia del primo battaglione, matricola n. 15743, il quale, a Cefalonia, era di presidio nella città di Sami oltre che sulla costa orientale dell’isola.
Pietro Gianesini (1921 – 2020)
“Volevo dimenticare, ma ricordare è stato più forte”
Soldato del 317° Regg. Fanteria, 1 Battaglione, 1 Compagnia,
Estratto dal libro “L’eccidio di Cefalonia e Corfù. Memorie e testimonianze di soldati trentini della Divisione Acqui” – Trento : Edizioni U.C.T., 2014.
Pietro ricorda:
è una calda mattina di giugno quando mi presento al Distretto militare di Trento, insieme ad altri miei coscritti, per la visita di leva, ma per la richiesta presentata da mio padre, contadino, come da circolare n. 879, che permetteva di ritardare il servizio di un anno fui posto in congedo illimitato provvisorio, a casa c’era da fare… ma il 14 gennaio 1942 dovetti presentarmi a Merano. Giunge l’ordine di partenza per la Grecia. Ricordo la mamma, che vedendomi con l’elmetto, mi disse: “cosa fetu, no podo vederte con quell’elmo en testa!”. Sono assegnato a Sami, a poche abbracciate di mare da Itaca.
L’8 settembre cala sull’isola come un qualcosa che sembra una liberazione. Ma dura poco. Ci sbandiamo, bighellono per qualche giorno, un po’ di qua un po’ di là. Prendo quello che mi capita, un pacco di candele, forse mi servono, chissà. Mi incammino sulla bianca stradina che porta a Sami. Pochi passi e scorgo due uomini in divisa che non è italiana. Komm! Schnell! Io davanti, loro dietro. Rastrellamento dicono, ci portano con i camion italiani alla caserma Mussolini ad Argostoli. Era il pomeriggio del 26 settembre.
il 28 mattina sveglia. Una nave ci attende per il continente. E’ l’Ardena, piroscafo di costruzione inglese, sequestrato dai tedeschi. Partiamo e navighiamo per un paio d’ore, poi un sordo boato, uno sconquasso, la nave ha un sussulto, si inchina di lato, soldati che si accalcano vicino alle scialuppe, tentano di impossessarsene, sono respinti e uccisi con le machine (pistole).
… e la nave va giù… dieci minuti ed è tutto finito. Arriviamo a riva, siamo un centinaio, veniamo subito presi e ricondotti alla caserma Mussolini. Il 30 altro imbarco, stavolta arriviamo a Patrasso senza danni, destinazione Germania nei campi di prigionia. Qui mi ammalò di malaria, sono ricoverato all’ospedale e curato per sei giorni. Guarito sono assegnato con altri al campo di aviazione di Atene, preso di mira dagli aerei bombardieri inglesi. Ci mitragliano, a noi tocca il compito di riempire i crateri aperti dalle esplosioni, questo fine ai primi di novembre 1944, quando una mattina… ci svegliamo senza i tedeschi nelle vicinanze… tutti spariti, verso la Germania. Gli inglesi erano alle porte, il 3 novembre 1944 entrano ad Atene e ci radunano per una prima assistenza. Il mio peso era ridotto a 45 chili.
i nostri liberatori ci rifocillano, io agguanto una bella e grossa scatola di sgombro e la mangio tutta! Che mal di pancia poi! Ci imbarcano, destinazione Italia (finalmente!), arriviamo a Taranto il 12 novembre 1944 e trasferiti a Bari per la disinfestazione dei pidocchi per la quale usano le famose pompette DDT. In treno risaliamo la penisola fino a Livorno. Dopo qualche giorno sono raggiunto da una denuncia per diserzione e mi accompagnano a San Bonifacio (VR). Il 18 marzo 1946 arrivò a casa.
Amici cari “Acquini", buon giorno
Sono a farvi partecipe che lunedì scorso, 13 gennaio 2020, sono stato a casa del Reduce Olindo Bussi, che abita in via Provinciale 19, Buttapietra (Verona), per festeggiare i suoi splendidi 99 anni.
Nonno Olindo infatti è nato a Trevenzuolo (VR), il 13 gennaio del 1921 ed è un Reduce della Divisione Acqui, allora di stanza a Corfù e appartenente alla 81^ Compagnia Mortai, del 18° Reggimento.
Ad organizzare l’incontro è stato il figlio Lucio Bussi, giornalista del giornale L’Arena, anche lui, per una rara e felice coincidenza, nato nello stesso giorno del papà, per un “doppio compleanno".
Erano presenti l’altro figlio di Olindo, Adriano, presidente del Gruppo Alpini di Buttapietra e vice presidente dei Combattenti e Reduci dello stesso Comune, l’amico di famiglia Silvano Colesbi, presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci del Comune di Buttapietra e il nipote Federico, figlio di Lucio.
Per l’occasione ho portato il saluto dell’Associazione ed ho consegnato la tessera ANDA ad un euforico e aitante “Nonno Olindo", unitamente alla medaglia del 70°, non certo “recentissima", ma molto gradita ed apprezzata dallo stesso.
Olindo rientra così in ANDA, dopo alcuni anni di assenza, portando con se anche il figlio Lucio, anch’egli nuovo iscritto ed associato all’Associazione.
E’ stata una mattinata molto bella e commovente, con nonno Olindo, molto lucido e presente, in difficoltà solamente per problemi di vista, ma per il resto ancora, se si può dire… “in perfetta forma"!
Ho ricevuto in regalo un “campanile" e una “zucchetta ornamentale", in legno e fatte con le mani dell’aitante Reduce, con il quale siamo d’accordo di vederci ancora prossimamente, per qualche altro incontro, per la Cerimonia del prossimo settembre e poi per festeggiare i 100 anni, il prossimo 2021.
Da quella bella mattinata, vi assicuro che sono tornato a casa ricaricato e rigenerato a mille, per affrontare le tante cose che occupano la mia vita, pensando a quanta energia riescono a trasmettere i nostri, purtroppo ormai pochissimi, Nonni Reduci, con tutto quello che hanno sofferto e passato…
Saluti cari 17/01/2020 Claudio Toninel
Vorrei chiedere scusa per aver commesso un errore importante. Tratto in inganno dalla firma e dal titolo dell’annuncio su ebay, non ho fatto troppo caso alla data del biglietto: 18 aprile 1943.
Effettivamente il generale Gandin in quella data non comandava ancora la Divisione Acqui e quindi, dopo aver analizzato più attentamente la firma ho potuto notare che è quella del Generale Arduino Garelli che comandò le fanterie della Divisione Acqui dal 10 maggio 1942 fino al giugno 1943, sostituito poi dal Gen. Gherzi.
Ringrazio pubblicamente Isabella Insolvibile per avermelo fatto notare in tempi brevissimi.
Questo biglietto a firma Gen. A. Gandin, era in vendita su ebay.
Purtroppo non sono riuscito a vincere l’asta e l’originale ha preso il via verso un archivio diverso dal nostro.
Pubblico però il documento, perchè, anche se dal testo non mi pare particolarmente importante, è uno dei pochi documenti che abbiamo (in copia) con la sua firma autografa.+
É la risposta a una signorina che probabilmente chiedeva informazioni o quant’altro di un artigliere.
" 18/4 XXI (14/4/1943)
Gentilissima Signorina, Vi ringrazio molto della Vostra graditissima e del gentile pensiero che avete avuto per me. Sono spiacente di non potere subito esaudire la Vostra richiesta, come risulta dalle unite notizie fornitemi dal Comandante di gruppo. Rassicurate però la famiglia del soldato ———- che lo terrò benevolmente d’occhio e alla prima occasione vedrò di accontentarlo. Per Voi e la Vostra gloriosa famiglia è doveroso fare qualche piccolo strappo. Vogliate gradire i miei più cordiali e sentiti saluti. (traduzione De Filippi Silvano).
Venerdì 31 maggio l’ora di educazione fisica si sposterà dalle palestre degli istituti scolastici ai bastioni di Circonvallazione Oriani, con i ragazzi impegnati in una corsa storico-promozionale a cui parteciperanno con la propria classe.
A lezione di storia ‘correndo’. Sarà un’ora didattica decisamente alternativa, quella a cui parteciperanno gli alunni di alcune scuole cittadine, venerdì 31 maggio. In via eccezionale, l’ora di educazione fisica si sposterà dalle palestre degli istituti scolastici ai bastioni di Circonvallazione Oriani, con i ragazzi impegnati in una corsa storico-promozionale a cui parteciperanno con la propria classe.
Non una gara individuale, quindi, ma una corsa di gruppo, su un percorso di circa 800 metri sul parco delle mura. Il tempo di percorrenza sarà rilevato sul 13° concorrente che taglierà il traguardo. Vincerà, ovviamente, la classe che avrà percorso il circuito nel minor tempo possibile.
Circa 150 gli alunni già iscritti, appartenenti alle classi seconde delle medie Betteloni e Seghetti, arruolati per una competizione sportiva solo in apparenza.
La prima edizione della ‘Corri-Acqui’, si connota anche sotto il profilo storico- culturale. L’iniziativa, promossa dall’Associazione nazionale Divisione Acqui, ha infatti come obiettivo quello di offrire agli alunni l’occasione di un’attività all’aria aperta in un luogo della città legato ad un particolare momento storico. Il Monumento nazionale presente ai bastioni, ricorda infatti l’eccidio dei soldati della Divisione Acqui, nell’anno di guerra del 1943, in cui persero la vita anche molti veronesi.
Un’occasione di approfondimento per gli studenti, che potranno conoscere meglio una tragica pagina della nostra storia, la cui memoria deve essere mantenuta viva a cominciare dalle nuove generazioni.
L’idea, sposata subito dall’Ufficio scolastico provinciale, è piaciuta molto anche al Comando delle Forze Operative Terrestri di Supporto di Verona, che ne supporta non solo il valore legato alla memoria storica ma anche quello di contrasto al degrado nei luoghi pubblici.
Sono stati proprio i soldati del Comfoter di Supporto, lo scorso autunno, ad utilizzare i bastioni di Circonvallazione Oriani per le proprie esercitazioni, per un’attività voluta di comune accordo dal sindaco Sboarina e dal Comandante Tota come deterrente per i malintenzionati che frequentavano l’area.
Organizzata in collaborazione con il Comune, la manifestazione è stata presentata lunedì dall’assessore allo Sport Filippo Rando.Hanno partecipato alla conferenza il presidente della sezione di Verona dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui Claudio Toninel, il tenente colonnello Giacomo Marino per il Comfoter di Supporto, Lino Mascalzoni dell’Ufficio Scolastico Provinciale e il presidente di Assoarma Verona Roberto Pellegrini.«Un’iniziativa davvero originale, che unisce i valori dello sport a quelli della storia cittadina da tramandare – ha detto l’assessore -. La tragedia di Cefalonia e Corfù è una pagina di storia drammatica di cui i nostri giovani devono avere coscienza, bene farlo anche attraverso strumenti alternativi ai testi di scuola» (da www.veronasera.it)
Dal 2005, il 27 gennaio è dedicato alla Memoria dei Caduti, dei Reduci e di tutte le persone che sono state vittime delle atrocità della guerra. La chiamano la giornata per non “dimenticare”, si potrebbe chiamare giornata dell’INVITO A NON DIMENTICARE, perché troppo spesso ci accorgiamo che gli orrori della guerra, che hanno impoverito i popoli fisicamente e soprattutto moralmente, vengono messi nel dimenticatoio, perché chi li ha vissuti e hanno testimoniato, non ci sono più.
Ben venga questo appuntamento annuale, che richiama la nostra attenzione con l’obiettivo di onorare la Memoria di coloro che tanto hanno dato alla Nazione, la “Medaglia d’Onore” è un riconoscimento morale con il quale vogliamo esprimere il nostro “GRAZIE”!
Presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Bergamo, sono state consegnate 269 Medaglie d’Onore, delle quali 15 a militari della “Divisione Acqui”, di seguito l’elenco:
Alborghetti Antonio Pietro 14/09/1916 Trescore Balneario 17° Regg. Fanteria “Acqui" Cefalonia Munster
Bergamelli Giuseppe Giovanni 05/06/1921 Pradalunga 33° Regg. Art. Fanteria “Acqui" Cefalonia
Bertocchi Gio.Maria Giuseppe 02/11/1915 Peia 33° Regg. Art. Fanteria “Acqui" Corfù
Bonazzi Domenico Giovanni 17/11/1918 Gandino 9° Regg. Art. Fanteria “Brennero" Cefalonia
Borlini Gregorio Angelo 05/08/1918 Oneta 33° Regg. Art. Fanteria “Acqui" Cefalonia V C Offenburg / XII A Limburg
Colotti Santo Lorenzo 31/10/1914 Onore 17° Regg. Fanteria “Acqui" Cefalonia deceduto a Cefalonia
Cremaschi Giuseppe Paolo 25/05/1920 Trescore Balneario 33° Regg. Art. Fanteria “Acqui" Cefalonia X C Nienburg
Cuni Luigi Ernesto 11/03/1918 Cene 33° Regg. Art. Fanteria “Acqui" Cefalonia fucilato a Cefalonia
D’Intorni Giuseppe Giuseppe 05/08/1920 Trescore Balneario 33° Regg. Art. Fanteria “Acqui" Cefalonia VI Meppen
Filisetti Mario Giacomo 29/08/1922 Ardesio 4° Regg. Genio Fanteria " Acqui" Telegrafisti Cefalonia IX A Ziegenhain
Franchina Giuseppe Andrea 19/01/1915 Casnigo 9° Regg. Fanteria “Regina" Cefalonia
Gibellini Mauro Felice 07/03/1921 Gorno 33° Regg. Art. Fanteria “Acqui" Cefalonia III B Furstenberg /
Maccari Camillo Gio.Maria 15/11/1919 Gandino 4° Regg. Genio Autieri Cefalonia disperso in combattimento
Milesi Battista Angelo 04/12/1923 Bauduin (F) 17° Regg. Fanteria “Acqui" Cefalonia disperso in prigionia
Pelliccioli Lino Camillo 05/12/1918 Pradalunga 17° Regg. Fanteria “Acqui" Corfù
Daniella Ghilardini
Significativo gesto dell’Amministrazione Comunale di Ambivere (BG). In occasione delle festività natalizie ha conferito, in un pubblico incontro, alcune benemerenze civiche “alla memoria” a concittadini che a suo tempo erano stati insigniti della medaglia d’onore riservata ai Deportati durante la Seconda Guerra mondiale.
Un riconoscimento è stato assegnato a Battista Alborghetti, superstite dell’eccidio nazista della Divisione Acqui a Cefalonia, arruolato nel 33° Battaglione Artiglieria.
Il conferimento ha dato modo di ripercorrere la vicenda del massacro degli italiani della “Acqui”, atto ufficiale dell’inizio della Resistenza, come ebbe a sottolineare pubblicamente il compianto Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Nella motivazione della benemerenza, è stato sottolineato l’impegno di Battista che, fino a pochi mesi prima della scomparsa, avvenuta il 7 giugno 2014, mai mancò al dovere di portare, nelle scuole, la testimonianza di sopravvissuto, promuovendo tra i giovani un messaggio di pace, concordia e impegno civico.
Altre benemerenze sono state conferite alla memoria di due ambiveresi: Alessandro Ravasio (deceduto nel lager di Lamsdorf) e Vittorio Leoni (un padre di famiglia al centro di una drammatica vicenda accaduta in paese: venne arrestato dai tedeschi e deportato a Mauthausen, dove morirà nel gennaio 1945).
Tanta gente, tra cui molti giovani, ha assistito all’evento, seguendo con viva partecipazione le vicende di persone che hanno condiviso
pagine importanti e tragiche della storia italiana.
Nello scorso mese di ottobre 2017, l’assemblea dei soci ha deliberato su proposta del consiglio direttivo
di intitolare al cav. Cornelio Betta la sezione di Trento e Bolzano divisione Acqui.
Betta è stato uno dei padri fondatori della sezione provinciale fin dagli albori e grande animatore a livello nazionale.
Storicamente nei decenni scorsi ci sono stati dei dissensi, uscendo dalla “nazionale" per formare una sezione autonoma, per poi rientrare in una memorabile assemblea di unificazione nell’ottobre 2009 a Trento, presente la nostra, ormai ex presidente prof. Graziella Bettini e il compianto marito Mario Lorenzetti.
Ha sempre mantenuto, nonostante il tempo cancelli le ferite e faciliti l’oblio, una memoria attiva, una autorevole personalità, fra i nostri reduci e simpatizzanti.
E’ il degno e giusto riconoscimento. Grazie Cornelio per quello che hai fatto. Esemplare, modello di vita, il suo testamento ai giovani. (a cura di Franco Menapace).
Testamento di Cornelio Betta
Perchè la Patria non dimentichi, perché i giovani ne traggono insegnamento e diventino migliori e così rendano il mondo più bello e pulito, perché chi educa insegni, faccia conoscere tanto eroismo, tanto sangue così generosamente sparso per mantenere la fedeltà ad un giuramento e rendere migliore la nostra Patria.
Chi prepara i giovani alla vita sappia infondere nel loro cuore generosità, fedeltà, coraggio di fare il bene, pronti così a superare le difficoltà della vita, ad amare la pace, a preparare una generazione veramente migliore della nostra.
Questo hanno insegnato con il cruento sacrificio delle loro giovani vite i “Martiri” della Divisione Acqui caduti a Cefalonia, a Corfù e nelle isole Ionie.
Cornelio Betta
Questa lettera viene inviata, dai famigliari di Renzo Apollonio alla redazione di Canale 5, dopo l’intervista fatta a Elena Aga Rossi e trasmessa nella edizione del TG5 del 7 aprile alle ore 13.00.
La redazione informata per conoscenza, non può fare a meno di pubblicare la notizia.
Crediamo di interpretare la volontà dell’Associazione perchè sia ottenuta, dai richiedenti, l’opportunità richiesta. (ndr)
Spett.le Redazione TG5
Scriviamo la presente rispettivamente quali eredi del Generale Renzo Apollonio, in proprio ed anche tramite il Curatore dell’archivio privato lasciatoci dallo stesso, Sig. Alvise Polacco, intendendo esercitare i diritti di rettifica di cui all’art.8 legge 47/48 e Decreto legislativo 31/07/2005 n.177 art. 32.
Quanto sopra in riferimento alla trasmissione andata in onda nell’ambito del TG5 Storia del giorno 07/04/2018 ad ore 13.00 circa, laddove veniva intervistata da un giornalista della redazione la scrittrice Aga Rossi relativamente ai fatti avvenuti a Cefalonia successivamente all’08 settembre 1943.
In tale trasmissione l’allora capitano Renzo Apollonio vedeva leso il suo onore e la sua dignità di uomo e di soldato con la qualifica di “collaborazionista" del nemico tedesco.
La notizia e l’affermazione, rese senza cenno di riscontro o motivazione alcuna, in assenza di ogni possibile contraddittorio, risulta essere priva di fondamento alcuno, e pienamente contraddetta da dati di fatto ormai definitivamente accertati e documentati da atti ammnistrativi, giudiziari, militari, nonchè da atti di pubblica consultazione in archivi pubblici e privati italiani, nonchè in atti dell’esercito alleato inglese, mai consultati evidentemente da chi ha reso l’affermazione lesiva , che mai ha chiesto di consultare il copiosissimo archivio in nostro possesso, noto a tutti coloro che si sono occupati della questione.
Si chiede che il Curatore dell’Archivio Sig. Alvise Polacco venga intervistato con identica rilevanza. In ogni caso si chiede che sia proceduto a rettifica nei modi ed ai sensi di legge.
Distinti saluti.
Cristina Apollonio (figlia)
Olivia Apollonio (figlia)
Giuliana Mestorino (moglie)
Alvise Polacco (Curatore in nome e conto)
La presente lettera viene inviata per conoscenza a:
Prof.ssa Graziella Bettini Presidente Onorario Associazione Nazionale Divisione Acqui
(Associazione Nazionale Reduci Superstiti e Famiglie Caduti Divisione Acqui)
Sig. Giuseppe Dalpiaz Presidente Associazione Nazionale Divisione Acqui
Redazione Associazione Nazionale Divisione Acqui
Il ciclo delle Giornate Culturali dell’“Acqui Storia” si apre con una serie di eventi di prestigio in memoria dei caduti della Divisione Acqui, vittime del terribile eccidio consumato dai Tedeschi nella grande isola di Cefalonia, tra il 15 ed il 24 settembre 1943.
L’Assessore alla Cultura Alessandra Terzolo invita la cittadinanza e quanti vorranno condividere questo momento solenne alle iniziative che si terranno sabato 10 marzo p.v. a Palazzo Robellini, Piazza Levi 5, Acqui Terme a partire dalle ore 16,00. “La memoria dei sopravvissuti al massacro della Divisione Acqui rappresenta un patrimonio importante della nostra Storia: mantenere vivo il ricordo degli eroi italiani è segno di profonda civiltà” – ha affermato l’Assessore Terzolo.
Il programma degli eventi avrà inizio con la presentazione del volume “Cefalonia. L’esercito fantasma” di Marco Fornasari, Minerva Edizioni. Un romanzo nato tra le migliaia di pagine dei veri diari e lettere dei nostri soldati morti nella tragedia di Cefalonia nel 1943. Arruolato giovanissimo all’interno della Divisione Acqui, un soldato, carico della sua umanità, affronta il viaggio verso il fronte. La solitudine della partenza lascia il posto all’amicizia e alla condivisione.
L’esperienza individuale arriva a coincidere con quella collettiva. Dopo una tappa a Corfù, sbarca a Cefalonia in cui vive un arcobaleno di esperienze e sensazioni, subendo il fascino delle ragazze greche e rimpiangendo i genitori lontani, fino al terribile settembre 1943.
Lettere, agende e diari rappresentano gli strumenti attraverso i quali la storia mondiale si risolve nell’esperienza del
protagonista. Odio, desiderio di vendetta e resa senza condizioni portano al limite estremo la tensione narrativa. Scampato alla strage, egli diviene un Internato Militare Italiano. La sua speranza nel futuro trova compimento: rimpatriato, incontra alcuni commilitoni, pochi, che gli restituiscono le tessere del puzzle non vissute in prima persona.
La moglie, anni dopo, ci svela come un logorio latente abbia poi preso il sopravvento su quel ragazzo che osservava il mondo con gli occhi del soldato.
Marco Fornasari è nato nel 1987 ad Annicco, piccolo paese in provincia di Cremona, da sempre appassionato di storia, letteratura e musica. Dopo aver conseguito con lode le lauree in Lettere e Filologia, ha progettato e
coordinato interventi formativi e percorsi culturali. Lavora in modo stabile presso il Museo del Violino, nella città di Stradivari. Avvicinatosi alla Divisione Acqui per ragioni famigliari, ha trovato negli scritti di soldati suoi coetanei l’ispirazione per la sua opera prima. L’Autore sarà introdotto dal professor Carlo Prosperi e dal Senatore Adriano
Icardi.
Seguirà l’inaugurazione delle Mostre Fotografiche “La scelta della Divisione Acqui a Cefalonia
e Corfù nel settembre 1943”, realizzata e curata dal Sig. Orazio Pavignani e “Le Donne di Cefalonia” a cura di Antonella Argirò.
Obiettivo delle due Mostre è mantenere e divulgare la memoria storica sul sacrificio della Divisione Acqui nelle Isole Ionie durante la seconda guerra mondiale. Il 14 settembre 1943 i soldati italiani della Divisione Acqui scelsero di lottare contro l’esercito nazista e dal giorno successivo, il 15 settembre, iniziò la vera e propria resistenza di quei soldati dell’esercito italiano contro la prepotenza tedesca.
Quella scelta costò la distruzione dell’intera Divisione, anche a causa del totale abbandono in cui fu lasciata dal governo italiano che, vistosi in pericolo, preferì fuggire dalle proprie responsabilità lasciando al proprio destino le divisioni italiane dislocate in Grecia e nei Balcani. Quella stessa scelta fu pagata con migliaia di morti fra ufficiali, sottufficiali e soldati, alcuni in combattimento e altri, molti altri, passati per le armi dopo la resa.
La Mostra “La scelta della Divisione Acqui” rievoca la tragica epopea dei soldati italiani a Cefalonia e Corfù dopo l’8 settembre del ’43. La rassegna è composta da una serie di pannelli che raccolgono documenti, reperti storici e tantissime foto con i giovani volti di ufficiali e soldati italiani: gran parte di loro finirono fucilati dopo la resa ai tedeschi. La Mostra è un progetto di ricerca storica e documentale nato grazie all’Associazione reduci e famigliari (che conta circa 600 iscritti in tutta Italia) e alla passione di Orazio Pavignani, figlio di un fante bolognese di Cefalonia.
La raccolta delle fotografie è il frutto di un lavoro, sull’intero territorio nazionale, che dura ormai da anni e che si avvale del contributo dei famigliari dei fucilati.
Ne è uscita una mostra di alto valore storico e puntualmente documentata.
La Mostra “Le Donne di Cefalonia” è la ricerca fotografica con cui Antonella Argirò ha scelto di celebrare il 70° anniversario dell’eccidio. Una serie di ritratti che rappresenta il suo modo di ricordare e assorbire la storia, raccontando l’amicizia tra il popolo greco e italiano. Da donna e fotografa ha pensato di rievocare la memoria e le suggestioni di questa tragedia attraverso gli occhi e le storie delle donne che l’hanno vissuta. Storie attraversate dall’Amore. Il progetto abbraccia diverse generazioni di donne: da un lato le greche, ormai novantenni, che accolsero i militari italiani nascondendoli, aiutandoli e amandoli. Dall’altro, le figlie nate dai matrimoni misti, e addirittura le nipoti, come simbolo di quell’amicizia tra italiani e greci che andò oltre le regole della guerra.
Donne diverse per età e vissuto, ma unite dall’essere le protagoniste di una storia che non deve essere dimenticata. Attraverso queste figure la rievocazione assume sfumature poetiche e il dolore lascia spazio alla fiducia, al coraggio e alla vita.
La mostra è visitabile dal lunedì alla domenica dalle ore 15,00 alle ore 19,00. E’ inoltre prevista l’apertura mattutina per gruppi su appuntamento (Ufficio Premi Letterari – 0144 770203).
In occasione dell’apertura ufficiale delle Giornate Culturali dell’Acqui Storia, in concomitanza con la pubblicazione del nuovo bando della 51° edizione del Premio Acqui Storia, verranno presentati i nuovi Giurati. In sintonia con la volontà dell’Amministrazione a valorizzare e ricordare sempre degnamente il valore dei caduti a Cefalonia ai quali il Premio è dedicato, tre esponenti dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui vengono nominati nelle tre sezioni del Premio: il professor Vito Gallotta per la sezione storico scientifica, il dottor Marco Fornasari per la sezione
storico divulgativa e il professor Gian Carlo Corada per la sezione dedicata al romanzo storico.
La sezione storico divulgativa si arricchisce inoltre di un nuovo membro di prestigio e di comprovata esperienza nelle divulgazione storica: il professor Roberto Giacobbo, docente di Teoria Tecnica dei nuovi media applicata ai beni culturali presso l’Università di Ferrara, relatore di un seminario sulle modalità di comunicazione dell’antico presso la Sorbona 1 – Facoltà di Storia Antica, che ha tenuto vari interventi e lectio magistralis in varie facoltà in tutta Italia e lezioni di storia e di comunicazione presso istituti pubblici di scuola superiore, media e elementare.
La giornata si chiuderà con l’inaugurazione della Sala di Lettura Premi Letterari, ideata dall’Assessore alla Cultura Alessandra Terzolo, in considerazione del prestigio assunto nel panorama culturale italiano dal Premio Acqui Storia e dal Premio Acqui Ambiente, successo confermato da una crescente partecipazione di volumi editi non solo dalle maggiori case editrici, ma anche da editori giovani ed innovativi. L’Amministrazione promuove, tramite i due Premi, il coinvolgimento della cittadinanza acquese e di tutto il pubblico dei lettori al fine di ottenere una sempre maggiore diffusione della lettura e dello studio della storia e di testi intesi a formare una coscienza ambientale su larga scala: per tale motivo ha ritenuto opportuno offrire alla cittadinanza acquese e a quanti vorranno avvicinarsi alle tematiche storiche e ambientali promosse dai due Premi, un luogo di consultazione e approfondimento, mettendo a disposizione del pubblico i testi partecipanti. La Sala di Lettura resterà aperta al pubblico secondo gli orari che verranno affissi a Palazzo Robellini e sul sito www.acquistoria.it
Agli incontri presenzierà l’Associazione culturale FuoriLuogo di Asti, impresa culturale nata dalla volontà di dare vita a un generatore di cultura e socialità, capace di esercitare progressivamente una funzione civile di confronto tra le persone, di essere uno spazio fisico in un’era virtuale.
L’Associazione intende instaurare un rapporto di collaborazione con i Premi Acqui Storia e Acqui Ambiente al fine di sviluppare sinergie operative territoriali e porterà un suo primo contributo garantendo la presenza, in occasione degli eventi del 10 marzo, di una personalità di rilievo in campo culturale – ambientale: Beppe Rovera, giornalista professionista, che ha iniziato la sua carriera presso la redazione torinese di Avvenire, è stato redattore dell’Ansa di Torino, corrispondente da Torino al Corriere della Sera e conduttore della trasmissione Ambiente Italia alla
Rai di Torino.
Gli incontri si chiuderanno con un brindisi presso l’Enoteca Regionale Acqui Terme & Vino.
pubb 5/03/18
Tra le tragiche conseguenze dell’ultimo conflitto mondiale vanno ricordate anche le migliaia di prigionieri italiani, catturati dagli ex alleati tedeschi nei giorni seguenti l’armistizio dell’8 settembre 1943. Altissimo infatti è stato il prezzo pagato dai nostri militari, in particolar modo da quelli dislocati fuori dal territorio nazionale. Anche se le autorità militari e politiche italiane avevano messo in conto che, nella prospettiva della resa agli angloamericani e quindi della rottura dell’alleanza con i tedeschi, gran parte delle nostre forze armate operanti all’estero sarebbero state sacrificate, di certo non immaginavano un costo così alto. E soprattutto non immaginavano che Hitler avesse pianificato con il suo Stato maggiore – già parecchi mesi prima del ritiro dell’Italia dalla guerra – di occupare il territorio italiano (Operazione Alarico) e di neutralizzare le forze italiane nei Balcani (Operazione Konstantin).
L’ingente massa di uomini, catturati in Italia, in Francia, nei Balcani e in territorio greco, come previsto vengono destinati ai Lager del Terzo Reich e al fronte sovietico al servizio delle truppe tedesche. La sorte peggiore tocca alle migliaia di italiani catturati nelle isole dell’Egeo e dello Ionio, i quali dopo un periodo di dura prigionia vengono trasferiti verso la terraferma, alle stazioni di carico di Atene e di Salonicco, su navi di fortuna prive di ogni norma di sicurezza. Spesso queste “carrette del mare” affondavano durante la traversata con tutto il loro carico umano sia perché si imbattevano nelle mine disseminate lungo la costa, sia perché silurate dall’aviazione anglo-americana. Durante gli affondamenti, che in base a fonti tedesche causarono la morte di circa 13.400 prigionieri, risulta che gli addetti alla sorveglianza si sono resi responsabili di azioni spietate, sbarrando le porte delle stive dove i prigionieri erano rinchiusi o sparando sugli sventurati che fra le onde tentavano disperatamente di salvarsi. Gli scampati sfiniti dopo lunghe ore fra le onde, invece di essere sottoposti a cure urgenti, erano rinchiusi nelle carceri in attesa che altre navi li conducessero a destinazione.
Tra le vittime di queste tragedie sul mare si registra un gran numero di militari pugliesi. Infatti è stata proprio la Puglia a pagare il tributo più alto.
La memoria perduta
Per anni la storiografia non si è impegnata a ricostruire e a documentare adeguatamente le tragedie avvenute sul mare di cui furono vittime i nostri militari catturati dopo quel fatidico “8 settembre” nelle isole ioniche (Cefalonia, Corfù, Zante, Leucade) e dell’Egeo (Rodi, Creta, Coo, Caso, Stampalia). Va alle narrazioni dei reduci sopravvissuti, ai testimoni oculari greci e soprattutto allo storico tedesco Gerhard Schreiber (I militari italiani internati nei Lager del Terzo Reich 1943-1945” , Ed. USSME) il merito di aver riportato alla luce le innumerevoli vicissitudini affrontate da migliaia di prigionieri italiani, trascurati poi dalla loro patria.
La dinamica degli incidenti, spaventosi bilanci
La prima tragedia sul mare avviene nella notte del 22 settembre del ‘43 sul mercantile G. Donizetti, partito da Rodi (l’isola più importante del Dodecaneso) con a bordo 1584 prigionieri italiani, quasi tutti erano militari della Marina. La motonave, giunta nei pressi di Capo Prasonissi, viene bombardata da due cacciatorpediniere inglesi, Eclipse e Fury. Il bilancio è tragico: nessun sopravvissuto.
Un analogo disastro si ripete pochi giorni dopo, il 28 settembre, al largo dell’isola di Cefalonia sulla nave Ardena, salpata da Argostoli e diretta a Patrasso, in cui 720 italiani persero la vita, mentre l’intero equipaggio tedesco si salvò. Stando alle testimonianze oculari la nave non affondò subito, per cui non è chiaro come mai ci furono tanti annegati. Probabilmente «ai prigionieri italiani non fu data la possibilità di raggiungere il ponte di coperta», come riferisce Schreiber.
Sempre nelle acque di Cefalonia altre navi cariche di prigionieri italiani coleranno a picco in seguito al brillamento di mine: Il 13 ottobre affonda il piroscafo Maria Marta (o Marguerita): su 900 prigionieri 540 perdono la vita in fondo al mare; il 6 gennaio dell’anno seguente si inabissa il motoveliero Alma con 300 perdite italiane.
Nel mese di ottobre 1943 altri disastri colpiscono le navi che trasportano gli italiani catturati. Il 10 ottobre, nella rada di Corfù, vengono silurati da aerei inglesi la motonave Mario Roselli e i motoscafi su cui si stavano ultimando le operazioni di imbarco di circa 5.000 militari italiani prigionieri, di cui 1.302 perdono la vita. Il 12 ottobre un altro convoglio, di cui si ignora la denominazione, con a bordo 700 militari italiani catturati nell’isola di Coo (Kos), viene attaccato da aerei inglesi e costretto a ritornare nell’isola con 160 uomini mancanti all’appello. Una settimana dopo è la volta del piroscafo Sinfra, salpato il 18 ottobre da Creta. La nave, con 1932 italiani (numero che per alcuni sale addirittura a 2389!), venne attaccata più volte da velivoli britannici con bombe e siluri. E’ un inferno di fuoco e fiamme. I prigionieri ammassati nelle stive tentarono, in preda al panico, di salire sul ponte di coperta. Ma la loro fuga venne bloccata dai sorveglianti tedeschi con lanci di bombe a mano, che provocarono una carneficina tra quanti disperatamente cercavano una via di scampo.
L’elenco delle tragedie sul mare, purtroppo, non è ancora terminato. Nel febbraio del 1944, nelle acque dell’Egeo, altre due gravi catastrofi colpirono le navi che trasportavano i prigionieri italiani. L’8 febbraio la nave Petrella, partita alle ore 6.30 dalla base di Suda (Creta) alla volta del Pireo venne silurata dal sommergibile inglese Portsman. Aveva a bordo, oltre ai militari tedeschi e uomini dell’equipaggio, 3173 prigionieri italiani, quasi tutti provenienti dai campi di concentramento di Mastamba. Mentre sul luogo del disastro stavano accorrendo alcuni mezzi di salvataggio, la nave venne colpita da un secondo siluro e alle 11.30 si inabissò. I tedeschi impedirono agli italiani di raggiungere il ponte di coperta lanciando nella stiva bombe a mano che provocarono un’immane carneficina. Solo quando tutto il personale tedesco fu tratto in salvo, «gli internati rimasti illesi ebbero la possibilità di buttarsi in mare, ma anche in acqua sarebbero stati bersagliati da raffiche di armi automatiche».
Molti italiani devono la vita ai greci che in gran numero giunsero in loro soccorso. Gli abitanti dell’isola hanno raccontato che per giorni la risacca portò sulla spiaggia di La Canea decine e decine di corpi cui i frati del luogo diedero sepoltura. Secondo i dati della Wehrmacht, dei 3.173 italiani che si trovavano a bordo si salvarono solo in 527. Nell’affondamento del Petrella, quindi, persero la vita 2.670 italiani, cifra che nelle fonti italiane sale a oltre 4.000.
Un altro incidente sul mare si verifica pochi giorni dopo, nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 1944, sul piroscafo Oria (3.000 tonnellate di stazza), salpato da Rodi Egeo alla volta di Atene: vi erano imbarcati 4.190 prigionieri italiani e 30 soldati tedeschi addetti alla sorveglianza (Cifre registrate l’11 febbraio 1944 nel diario di guerra della divisione d’assalto Rodhos – Ba-Ma. RH 26-1007).
La nave scortata da tre torpediniere prese il largo alle ore 17.40, nonostante le avverse condizioni meteorologiche. Verso le 18.00 scoppiò una violenta burrasca al largo di Capo Sounion (Attica). Il capitano della nave, pur avendo ricevuto l’ordine dal comandante del convoglio di accostare verso ovest, per motivi sconosciuti continuò la rotta verso nord. A circa 25 miglia dal porto del Pireo il mercantile, a causa dell’infuriare del fortunale, andò ad infrangersi sulla scogliera sud-orientale dell’isola di Gaidouronisi (oggi Patroklou). Nonostante i segnali di soccorso inviati dall’Oria, le tre torpediniere di scorta continuarono a dirigersi verso il Pireo, dove giunsero tra le 22.00 e le 24.00 del 12 febbraio. E solo alle 23.30 venne data la notizia dell’incidente all’ammiraglio Lange, responsabile dei trasporti marittimi dell’area dell’Egeo, sottraendo così ore preziose alle operazioni di soccorso che, iniziate tra il 13 e 14 febbraio quando ormai la furia del mare aveva spezzato la nave e capovolto la poppa, riuscirono a recuperare solo pochi superstiti. Le stime sulle perdite sono contraddittorie. Secondo i dati forniti dall’ammiraglio Lange si salvarono 22 tedeschi, 2 membri dell’equipaggio e 11 prigionieri italiani, i quali furono trasportati ad Atene e successivamente deportati in prigionia; in base alle testimonianze dei superstiti italiani, gli internati sopravvissuti furono 21; per la direzione dei trasporti del Pireo, invece, il numero dei prigionieri scampati al naufragio salirebbe a 49 unità.
Nel 2010 Luciano De Donno, responsabile del Gruppo di studi e ricerca relitti “Submarina” di Lecce è stato anche promotore, insieme a Telis Zervoudis, della prima spedizione italiana nelle acque dell’isola di Patroklou, dove è affondata la nave “Oria”. Questi provetti organizzatori di spedizioni subacquee, nonché appassionati di storia, scandagliando i fondali marini sono riusciti a documentare con immagini fotografiche e filmati il relitto della nave e a recuperare molti oggetti appartenuti ai nostri militari. Ma soprattutto sono riusciuti a far riemergere la memoria di tanti ragazzi sfortunati, che nel fiore degli anni hanno concluso tragicamente la loro vita in fondo al mare.
Fonti consultate:
Mario Torsiello, Le operazioni delle unità italiane nel settembre-ottobre 1943, Ufficio Storico dello SME, 1975)
Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei Lager del Terzo Reich 1943-1945” , Ed. USSME,1992
H. F. Meyer, Blutiges Edelweiss, C.H. Links Verlag (Maria Schiena)
pubb 5/03/18
La Sezione di Verona, con il presidente Claudio Toninel ed il socio ordinario Fausto Tosi, ha partecipato attivamente alla cerimonia ufficiale ed al programma delle celebrazioni a ricordo della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945.
Il programma della giornata, organizzata dal Comune di Verona e dalla Prefettura di Verona, si è svolto con la deposizione delle corone di alloro presso il monumento ai Deportati, sito in Piazza Bra e successivamente con una commovente Cerimonia commemorativa, nell’Auditorium del Palazzo della Gran Guardia, sito nella stessa centralissima Piazza Bra.
I rappresentanti ANDA di Verona, con il labaro della Sezione, sono intervenuti ad entrambi i momenti, che si sono svolti nel corso della mattinata e successivamente, nel pomeriggio dello stesso giorno, hanno prestato servizio di assistenza e di controllo, presso il “Carro della Shoah”, uno dei tanti carri merci, tristemente utilizzati, dal 1943 al 1945, per il trasporto dei cittadini ebrei italiani, nei campi di sterminio tedeschi.
Il “Carro” è stato posizionato in Piazza Bra, dal 22 al 28 gennaio e tutte le Associazioni veronesi Combattentistiche, d’Arma e della Resistenza, si sono organizzate con un fitto calendario di interventi per l’assistenza ai numerosissimi visitatori, nonché al controllo ed alla vigilanza del luogo.
(Claudio Toninel)
pubb 27/01/18
L’amico Carlo Bolpin, presidente della sezione “Padova Venezia" della nostra Associazione, ci segnala questa mail: " Salve! Sono Olimpia Peroni, studentessa della Ca’ Foscari.
Ho partecipato all’incontro del 17 gennaio all’Auditorium di Santa Margherita e ne sono rimasta così estasiata che ho voluto fare un articolo per la testata per cui scrivo, itVenezia
Ve lo mando, spero sia di vostro gradimento, tanti saluti!
La redazione non può non pubblicarlo sul nostro sito. Brava Olimpia.
Marzo 2001, il Presidente della Repubblica Carlo Ciampi rende celebri le gesta eroiche dei soldati italiani nelle isole di Corfù e Cefalonia:
“Decisero di non cedere le armi. Preferirono combattere e morire per la patria. Tennero fede al giuramento.”
Fu quel giorno di marzo e furono queste parole ad evitare che i caduti del 1943 scivolassero nell’oblio.
17 gennaio 2018 Auditorium di Santa Margherita: le associazioni IVESER e Associazione Testimoni Divisione Acqui in collaborazione con l’università Ca’ Foscari e il Comune di Venezia, hanno presentano un documentario atto a non far morire il ricordo e a far rivivere le voci di coloro che per troppi decenni si sono sentiti abbandonati da quello stesso paese per cui diedero la vita.
Perchè eroi?
La loro resistenza fu il primo gesto di libertà per ricostruire un’idea di patria mandata allo sfascio dal fascismo. Ancora facciamo fatica a pensare come, perché e in che modo quei soldati abbiano potuto elaborare volontariamente un rifiuto a quella stessa ideologia fascista e nazista con cui erano stati indottrinati fin da bambini.
Ecco perché l’esperienza di Corfù e Cefalonia è degna di essere ricordata come probabilmente una delle più forti, libere e potenti prese di coscienza della storia nella Nazione italiana.
Il fatto.
“Da quando mio padre tornò dalla prigionia, lasciava sempre il cancello di casa aperto così che potesse entrare chiunque ha vissuto quella condizione dal quale lui fu salvato. Non si poteva dire di no a qualcuno che doveva entrare.” Il figlio di un reduce.
“Di noi non si ricorda nessuno” Ex soldato di Corfù tornato in Italia dai campi di prigionia.
La vita nelle isole trascorreva serena “ La vita qui trascorre bucolica tra aria, sole e tuffi ” (lettera di un soldato alla moglie), e nonostante il clima di occupazione si era andato formandosi un rapporto di civiltà e amicizia tra le truppe italiane e gli abitanti greci.
Come ricorda un testimone, in pochissimi sapevano utilizzare un’arma, anche solo caricare una mitraglia. Venivano dei giovani a insegnarglielo.
In quel clima, che ben poco ha a che vedere con la guerra, nascevano spesso storie d’amore.
8 settembre 1943
Dopo la caduta di Mussolini nel 25 luglio del 1943 il nuovo governo del maresciallo Badoglio firmò l’8 settembre l’armistizio con gli anglo-americani. Tutti erano felici perché credevano che la guerra fosse finita e si potesse tornare a casa.
“Ragazzi la guerra non è finita, la cominceremo domani noi la guerra”
L’alleanza segna la fine dei rapporti con la Germania.
Nessuna specifica direttiva viene data ai comandanti degli eserciti, che si ritrovano a dover fronteggiare da soli i soldati tedeschi.
Le opzioni erano tre:
– allearsi con i tedeschi
– cedere le armi ai tedeschi
– resistenza
L’11 settembre i tedeschi mandano un ultimatum alle due isole. A Cefalonia il generale Gandin ordina di aprire il fuoco, appoggiato dalla stragrande maggioranza dei soldati italiani.
Non vennero aiuti da Roma nè da Londra. Gli italiani erano di più, ma i tedeschi godevano di artiglieria pesante e soprattutto di caccia aerei.
Alcuni ufficiali volevano cedere le armi per tornare a casa, ma tutto il resto della Divisione Acqui no. Nessuno voleva arrendersi, il rifiuto era generale. Si voleva resistere, e combattono e resistono dal 15 al 22 settembre.
“Ce li ho ancora nelle orecchie i rumori, diventavi matto solo a sentirli”
“E’ indescrivibile il panico”
Il 22 settembre viene firmata una resa che vide gli italiani cedere le armi
“senza arma per difendermi mi sentivo come se mi venisse detto di spogliarmi mentre fuori nevica”.
Secondo i codici di guerra, dopo una resa, non si possono uccidere i prigionieri: i tedeschi cominciarono a uccidere a sangue freddo anche coloro che si erano arresi.
In 600 li avevano messi su un campo dicendo loro di correre dall’altro lato per raggiungere le provviste. Loro affamati cominciarono a correre, e vennero tutti fucilati alle spalle.
26 settembre 15:30 gli italiani a corfù si arrendono.
“Vidi calare giù dalla fortezza la bandiera italiana, e tirare su quella bianca”
Si contano più di 10.000 caduti tra soldati e ufficiali, nelle isole o nei campi di prigionia tedeschi.
Alcune navi in cui vennero imbarcati i prigionieri finirono esplose su banchi di mine in mare a 3 km dalla costa.
“Se solo anche voi lo aveste visto, quante teste che gridavano aiuto”
Abituati alla pace
È fondamentale che ciò sia tramandato ai giovani di oggi poiché sono ormai abituati alla pace. Se da un lato sono i più distanti dall’esperienza della storia, dall’altro hanno una visione più critica di ciò che è successo.
Hanno le ragioni, le idee, e tutti gli strumenti necessari per crearsi una coscienza personale e fondante sugli esempi di libertà che la nostra storia ci offre. Come quelli di Cefalonia e Corfù.
Affinchè il “mai più” non sia un mero auspicio retorico e che l’ignoranza riguardo la nostra storia non ci faccia scivolare in un flusso incontrollabile di eventi ed emozioni pericolose.
https://venezia.italiani.it/soldati-1943-ca-foscari-resistenza-oblio/
Firenze: sabato 11 novembre, nel fiorentino Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, il presidente della sezione di Firenze della Divisione Acqui, Valerio Mariotti e la vicepresidente Elisabetta Giudrinetti hanno presenziato ufficialmente alla XXXIV cerimonia di consegna dei riconoscimenti che l’Istituto Scudi di san Martino tributa a persone che si sono contraddistinte per una generosa azione nei confronti degli altri.
Molti i messaggi augurali pervenuti al commendator Roberto Lupi, fondatore e presidente dell’Istituto Scudi di san Martino, nonché socio della sezione Divisione Acqui di Firenze, tra cui quello del presidente del Senato Pietro Grasso, del ministro della Difesa Roberta Pinotti e del ministro degli Interni Marco Minniti, letti all’apertura della cerimonia.
Particolarmente gradito anche il messaggio del vicesindaco di Cefalonia, Evangelos Kekatos, che lo scorso anno ritirò il riconoscimento, assegnato al comune di Cefalonia, per il comportamento solidale dei cefaloniti nei confronti dei soldati italiani, di stanza sull’isola, nelle tragiche settimane che seguirono l’8 settembre 1943.
Municipality of Kefalonia Island – Greece
Argostoli, 9 November2017
Alla c.a. dottor Roberto Lupi
presidente Istituto Scudi di san Martino
Valerio Mariotti e Elisabetta Giudrinetti
Caro dottor Lupi, carissimo Roberto,
ancora una volta desidero ringraziarla per l’intensa ed emozionante esperienza dello scorso anno, nella meravigliosa Sala, ammirata in tutto il mondo, in cui vi state trovando adesso.
In quell’occasione, accettai con grande onore, da parte del Comune di Cefalonia, la vostra gentile generosità di offrirci lo Speciale Riconoscimento degli Scudi di san Martino, ricordando il comportamento solidale degli abitanti di Cefalonia nei confronti dei soldati italiani della Divisione Acqui nel 1943, al fine di sottolineare ed enfatizzare che la Solidarietà è certamente una delle più importanti qualità umane.
Siamo molto orgogliosi del nostro Riconoscimento, così significativo per la nostra Isola, perché sempre ci ricorda e ci permette di ricordare i valori fondanti dei nostri Padri, costituendo un costante insegnamento per i nostri Figli, affinché la Solidarietà possa essere sempre il miglior faro e la più efficace bussola per guidare la nostra vita.
Il Comune di Cefalonia, attraverso me, è onorato di augurare a lei, ai componenti della Commissione, ai Premiati, al pubblico presente nel Salone dei Cinquecento, il miglior successo anche in questa edizione, pregandovi di sentirci vicini, perché tutti voi siete nei nostri cuori!
Con i più cari saluti,
Evangelos Kekatos – vice sindaco di Cefalonia
pubb 01/12/17
L’antica chiesa di San Biagio, Fermo e Rustico, risalente al XII° secolo, ora “Oratorio San Biagio”, in pieno centro di Bovolone, in provincia di Verona, in occasione della ricorrenza del prossimo 4 novembre, “Festa delle Forze Armate”, ha rievocato i tragici fatti dell’Eccidio della Divisione Acqui, nelle isole greche di Cefalonia e Corfù, nel settembre di guerra del 1943.
Il “Centro Studi e Ricerche della Pianura Veronese” e la Sezione di Verona, dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui, hanno infatti allestito l’itinerante mostra fotografica denominata “La scelta della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù nel settembre 1943”, composta da 23 pannelli, ricchi di fotografie e descrizioni, che ricostruiscono l’epopea della Divisione Acqui, dalla sua costituzione, al tragico epilogo con l’Eccidio di migliaia di soldati, sottufficiali e ufficiali, messo in atto da parte dei soldati regolari dell’esercito tedesco.
Per presentare l’evento, realizzato con il patrocinio del Comune di Bovolone, sabato 28 ottobre u.s., è stata organizzata una toccante cerimonia di inaugurazione, alla quale hanno partecipato il vice presidente della Provincia di Verona, Pino Caldana, l’assessore alla pubblica istruzione del Comune di Bovolone, Nadia Cortiana e monsignor Giorgio Marchesi, parroco di Bovolone, che ha cortesemente messo a disposizione l’antico e prezioso Oratorio parrocchiale di San Biagio. Protagonista della giornata è stato però il novantaseienne “Nonno Reduce Acqui”, Umberto Ferro, che nei giorni di quel tragico avvenimento di guerra, si trovava a Cefalonia, con il 17° fanteria e come altri pochi soldati italiani, è miracolosamente scampato alla strage ed ha raccontato, con non poca commozione, alcuni momenti vissuti sull’isola greca e la successiva triste esperienza fatta nei campi di lavoro e di concentramento nella ex Jugoslavia.
Nel corso dell’incontro sono stati proiettati due filmati rievocativi dei fatti che hanno coinvolto la Divisione Acqui, nella seconda guerra mondiale, dalla guerra contro la Grecia, all’occupazione delle isole ioniche, fino al tragico epilogo dell’Eccidio di massa dei suoi reparti.
Promotori ed animatori dell’iniziativa, Claudio Toninel, vice presidente nazionale e presidente della Sezione di Verona, dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui e Sante Patuzzo, presidente del Centro Studi e Ricerche, con interventi e testimonianze di Faustino Tosi, Renato De Paoli, Maggiorino Vincenzi e la presenza in uniforme storica da fante della Divisione Acqui, del giovane storico Umberto Fantò, che ha fatto commuovere nonno Umberto Ferro, alla vista della divisa grigio-verde che indossava 74 anni fa a Cefalonia.
La mostra, gentilmente messa a disposizione da Orazio Pavignani, presidente dalla Sezione Acqui di Bologna, è stata aperta da sabato 28 ottobre, fino a domenica 5 novembre. (Claudio Toninel)
Per altre info: centrostudibovolone@gmail.com – www.centrostudibovolone.it.
Con la partecipazione di parlamentari piemontesi, e liguri, autorità religiose, politiche e militari, a livello apicale, amministratori di Comuni dell’Acquese e di quello di Albisola Superiore, rappresentanti di numerose associazioni combattentistiche, d’Arma e di servizio civile, con i propri gonfaloni e bandiere, associazioni culturali piemontesi e liguri, rappresentanti della stampa piemontese e ligure, cittadini di Monastero Bormida e di altre località dell’Astigiano, si é svolta Domenica 5 Novembre, a Monastero Bormida, la manifestazione intitolata “Il valore di un Ricordo” in omaggio ai Caduti della Divisione “Acqui” e dei Caduti di tutte le guerre, organizzata dall’Amministrazione comunale e promossa dal “Centro XXV Aprile”, con sedi a Savona, Albisola, Bubbio.
In considerazione della calda accoglienza e della nutrita partecipazione, si può dire che è valsa pena fare un viaggio di più di trecento chilometri per partecipare a questo evento; il tutto poi svoltosi nelle sale all’interno del castello medievale che più di mille anni fa era un monastero di suore. Al mattino, nel salone del castello, sede del Comune, é stato inaugurato il monumento ai Caduti della Divisione “Acqui”, costituito da un grande tondo in ceramica, intitolato appunto “Il valore di un Ricordo”, opera degli artisti-ceramisti albisolesi Paolo Giallombardo e Cinzia Astaldi, ispirato al disegno “Ai Caduti della Divisione “Acqui” dell’artista piemontese Claudio Zunino. Il sindaco di Monastero Bormida, Ambrogio Spiota, ha introdotto l’incontro illustrandone le ragioni ed il significato. In riferimento all’evento, il presidente del “Centro XXV Aprile”, Antonio Rossello, ha ricordato l’antico rapporto esistente tra la Valbormida e la riviera ligure, ricordando il compianto Vicepresidente Nazionale della FIVL Lelio Speranza. Poi la signora Isolina Mosca, di Monastero Bormida, in qualità di madrina, ha tolto il velo che ricopriva il monumento in ceramica. A quel punto della cerimonia, davanti al monumento, i nomi dei Caduti soldato Ottavio Ferraris, classe 1923, di Monastero Bormida, e soldato Enrico Saettone, classe 1924, di Albisola Superiore, entrambi appartenenti al 18° Reggimento Fanteria della Divisione “Acqui”, sono stati ricordati alla presenza dei loro nipoti Giovanni Ferraris e Clara Saettone. Furono 23 i Caduti della “Acqui” nati in provincia di Asti e 13 quelli nati in provincia di Savona.
Il Prefetto di Asti, Paolo Formicola, ha esortato i presenti a coltivare la memoria dei Caduti, “esempio di adempimento del dovere”. E’ seguita la chiamata davanti all’opera degli artisti Astaldi, Giallombardo e Zunino. Il critico d’arte e studioso della Resistenza Federico Marzinot ha parlato della loro attività ed illustrato gli aspetti tecnici ed i contenuti dell’opera “Il valore di un Ricordo”, raffigurante un Caduto in divisa sorretto da una donna ed un ufficiale con lo sguardo rivolto verso l’alto, a significare la speranza d’una riscossa dell’Italia attraverso la Resistenza, che, ad opera dei militari, ebbe appunto uno dei suoi primi episodi a Cefalonia ed a Corfù.
Finita la prima parte degli interventi ci siamo tutti spostati nella chiesa parrocchiale di Santa Giulia per la messa in suffragio dei caduti, durante la quale, dopo l’eucarestia, ho letto la preghiera della Divisione di fanteria da montagna Acqui, Dopo l’ascolto della Santa Messa, siamo tornati nel salone del castello.
I giovani alunni della scuola primaria “A. Monti”, di Monastero Bormida, hanno eseguito canti e letture di pace e di speranza. Luigina Balaclava, vice Presidente del “Centro XXV Aprile”, ha portato il saluto del presidente della Federazione Italiana Volontari della Libertà-FIVL, Francesco Tessarolo. Sono stati letti anche i saluti di Elisa Gallo, presidente della Sezione di Bubbio del “Centro XV Aprile” e di Marco Albarello, presidente della Sezione dell’ANPI della Valbormida. Hanno poi parlato Elisabetta Favetta, Presidente dell’Associazione “Pertini" e il Consigliere delegato di Albisola Superiore Marino Baccino. È stato poi il mio turno e dopo essermi compiaciuto per l’ampia partecipazione all’evento, ho ricordato il grande sacrificio, a Cefalonia ed a Corfù, dei nostri soldati, ed ho letto un breve discorso che mi ero preparato e che vi riferisco:” Buongiorno a tutti, mi chiamo Orazio Pavignani e sono, oltre che figlio di un reduce di Cefalonia, un consigliere della Giunta Esecutiva Nazionale. In virtù di questo ruolo, a nome dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui saluto e ringrazio Il signor Sindaco del Comune di Monastero Bormida, Ambrogio Spiota e il presidente del Centro XXV Aprile di Savona, Antonio Rossello, che in qualità di organizzatori, ci hanno invitato a questa splendida iniziativa. Porgo un caloroso saluto anche a tutte le autorità civili e militari presenti in questa preziosa giornata. Inoltre rivolgo a voi tutti, i saluti della nostra Presidente Nazionale, Graziella Bettini, che si scusa per non essere qui, per motivi di salute, ma che avrebbe voluto tanto esserci e comunque vi è grata per questa celebrazione. A nome dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui, ringrazio anche gli autori Albisolesi, Cinzia Astaldi e Paolo Giallombardo per la realizzazione della splendida opera che porta in se tutti i valori per i quali i caduti della Divisione Acqui, e tutti i caduti per la libertà, hanno sacrificato le loro vite affinchè gli stessi valori potessero giungere a noi. Emblematiche sono le figure ritratte in quest’opera, su proposta dell’artista Claudio Zunino: il Caduto, il Ferito e la Donna soccorritrice. Il caduto e il ferito ci ricordano, il grande sacrificio dei nostri soldati, che per non piegarsi alle pretese tedesche si difesero strenuamente da quelle imposizioni e soprattutto difesero la loro dignità di essere Italiani e il giuramento, fatto a quel re, che così ignobilmente li tradì abbandonandoli, privi di direttive, al loro destino nelle terre d’oltremare. Tuttavia, pur abbandonati, iniziarono quello che fu il primo atto di resistenza contro i tedeschi da parte dell’esercito regolare, dopo l’8 settembre 1943.
Questo atto di resistenza fu riconosciuto e confermato nel 2001 dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, durante la sua visita ufficiale in terra di Cefalonia: “«La loro scelta consapevole fu il primo atto della Resistenza, di un’ Italia libera dal fascismo».
Infatti il 13 settembre 1943 fu proprio il Colonnello, Luigi Lusignani, comandante il presidio dell’isola di Corfù a respingere le richieste di resa e di deposizione delle armi fattagli dai tedeschi, ribadendo loro, che erano gli Italiani al comando di quel presidio e che non avrebbero accettato nessuna ingerenza di parte tedesca. Lui, come tanti Ufficiali e soldati della Divisione Acqui, pagò la sua scelta con la morte.
Ma tornando all’opera che stiamo inaugurando, vediamo che in essa, si fa luce la figura della Donna, splendida e inimitabile icona dell’immenso coraggio e del grande istinto materno. Infatti. Durante le battaglie e mentre si verificavano le stragi da parte dei Tedeschi, nelle isole Ionie di Cefalonia e Corfù, molti soldati italiani riuscirono a fuggire nascondendosi nei posti più reconditi. Per la salvezza di questi nostri soldati giocò un ruolo fondamentale la popolazione greca che, sia in quelle isole, come sul continente, aiutò come meglio poteva i fuggiaschi italiani a rischio della propria vita e di quella dei propri famigliari. Molte sono le testimonianze di solidarietà del popolo greco, che rappresentano emblematicamente il coraggio e l’umano amore delle persone semplici che di fronte alla disperazione e alla fame non guardarono più alla nazionalità, alla razza e rischiarono la loro vita dimenticandosi che eravamo stati loro nemici. In molte testimonianze risalta la figura della donna con il proprio istinto materno, il quale fu più forte della paura della morte. Lo conferma la signora Bakopanos che accolse un soldato Italiano nella propria casa e i suoi figli per paura dei Tedeschi cercarono di dissuaderla dal farlo, ma lei disse loro: “L o faccio perché penso a sua madre che lo aspetta a casa”.
Per questi nobili valori, per la loro divulgazione siamo grati a questa Comunità che ha dato vita a questa nuova, importante Pietra Miliare atta a rinforzare e a diffondere la Memoria, lungo la Strada del Tempo".
Compiacendosi per l’ampia partecipazione all’evento. Il senatore Adriano Icardi ha rievocato con commozione la sua visita alle isole di Cefalonia e Corfù, luoghi dell’eccidio della Divisione “Acqui”, nel settembre del ’43, ad opera dei tedeschi. L’on. Anna Giacobbe, parlamentare ligure, ha evidenziato, poi, che l’impari lotta della “Acqui” contro i tedeschi, uno dei primi episodi della Resistenza, ha costituito un momento fondante della nostra democrazia. E’ avvenuta quindi la cerimonia, nella piazza del Mercato, degli onori ai Caduti e della benedizione del loro monumento da parte del diacono (ed ex-generale dell’Arma dei Carabinieri) Giambattista Giacchero, in bella vista il gonfalone principale e numerosi vessilli tra cui quelli delle Associazioni: Divisione Acqui, Alpini (Sezioni di Acqui Terme, Asti e Savona), Carabinieri, FIVL e quelli della Croce Rossa e della Protezione civile locali. Dopo il pranzo offerto dal Gruppo alpini Monastero Bormida, vista l’ora, sono dovuto ripartire, ma la manifestazione è continuata con la presentazione del Sen. Adriano Icardi del libro dedicato alla vera storia del partigiano Silvio Bonfante di Oneglia, “Il coraggio di Cion” scritto dal giornalista ligure Daniele la Corte. La giornata si é conclusa con l’introduzione da parte del sindaco Spiota dell’importante mostra, allestita nei sotterranei dal castello, di oltre quaranta opere di Claudio Zunino, autore del disegno “Ai Caduti della Divisione “Acqui” – caratterizzato da con un segno dalle linee classiche e con l’opera pervasa da un forte ritmo – che ha ispirato “Il valore di un Ricordo" (Orazio Pavignani 11/09/17).
Si è tenuta sabato 21 ottobre ad Acqui Terme la premiazione della 50^ edizione del Premio Acqui Storia. Il premio fu istituito nel 1968, come dice la formula ufficiale, “per ravvivare e onorare il ricordo della Divisione Acqui e del suo sacrificio, consumatosi nel settembre 1943 nelle isole ioniche di Cefalonia e Corfù, ma anche per diffondere la consapevolezza che la ricerca storica è uno dei fondamenti del progresso morale, culturale e sociale della nazione.”
Annualmente vengono premiati i volumi che una giuria popolare, prima, e una giuria di esperti, poi, ritengono i migliori dell’anno nell’ambito scientifico, divulgativo e del romanzo storico. Vi sono poi, di anno in anno, altri premi assegnati a personaggi individuati come “Testimoni del tempo”.
Quest’anno, grazie alla costanza e alla pazienza di Tiziano Zanisi, nostro consigliere delegato a tenere i rapporti con Premio, sempre sostenuto dalla nostra presidente Graziella Bettini, siamo riusciti ad ottenere nuovamente in forma ufficiale anche la premiazione di uno dei nostri superstiti, che è stato individuato in Gino Marchesin residente a La Salute di Livenza (VE).
Poiché la sera della premiazione Zanisi era contemporaneamente in missione a Corfù insieme a Fabrizio Prada e alla delegazione della città di Parma, la presidente nazionale ha designato me a rappresentare l’Associazione e ad accompagnare Gino in occasione della serata di premiazione. Le righe che seguono sono la relazione della serata, così come l’abbiamo vissuta.
Arriviamo, dunque, Gino Marchesin, le figlie Paola ed Erika ed io, ad Acqui Terme prima delle 17, in perfetto orario per la cerimonia, nonostante la giornata un po’ nebbiosa. Entrando al teatro Ariston, sede della premiazione, noto subito una differenza rispetto al passate occasioni in cui era stato possibile portare un nostro superstite qua ad Acqui. Gino, infatti, viene fatto sedere, non in mezzo al pubblico, come era avvenuto negli anni scorsi, bensì nella poltrona d’onore, la prima della prima fila. E noi tre subito dietro. Pian piano la sala si va riempiendo di premiati, di autorità, di pubblico. Si deve essere divulgata la notizia della presenza del superstite, perché le televisioni locali, mentre si attende l’inizio, chiedono di registrare un intervento sia suo che mio come accompagnatore, e lo stesso fanno i cronisti locali. Il sindaco, poi, Lorenzo Lucchini, neo eletto a giugno, appena arriva in teatro va immediatamente a salutare Gino, prima ancora che gli altri premiati.
Si inizia: il presentatore è Roberto Giacobbo, giornalista Rai che conduce il programma “Voyager”. Il primo saluto è del dott. Carlo Sburlati, “regista” del premio, il quale nel sottolineare come sotto la sua direzione il premio sia cresciuto negli anni, ricorda anche come quest’anno si sia tornati a parlare di Divisione Acqui, grazie al libro “Cefalonia” di Elena Aga Rossi, che è risultato il più votato dalla giuria popolare, e che a suo dire ha fatto luce su vari aspetti, tra cui il numero dei caduti che non è di 5000 solo a Cefalonia, come erroneamente riportato sulle lapidi del monumento, bensì di 2500 circa in totale, come da tempo so-stenuto dall’avv. Filippini e da altri autori.
Segue l’intervento del sindaco Lucchini, il quale una volta portati i saluti di rito, offre una pronta risposta all’interlocutore precedente confermando che a breve si terrà un convegno per discutere in modo scientifico della vicenda della Divisione Acqui e affermando che, per quel che riguarda i caduti, non è questione di numeri, ma quel che conta è come e per cosa sono morti quegli uomini dell’Acqui e per questo è lui personalmente a chiamare sul palco Gino Marchesin, per rendere omaggio tramite lui a tutti i combattenti della Divisione Acqui.
In considerazione della calda accoglienza e della nutrita partecipazione, si può dire che è valsa pena fare un viaggio di più di trecento chilometri per partecipare a questo evento; il tutto poi svoltosi nelle sale all’interno del castello medievale che più di mille anni fa era un monastero di suore. Al mattino, nel salone del castello, sede del Comune, é stato inaugurato il monumento ai Caduti della Divisione “Acqui”, costituito da un grande tondo in ceramica, intitolato appunto “Il valore di un Ricordo”, opera degli artisti-ceramisti albisolesi Paolo Giallombardo e Cinzia Astaldi, ispirato al disegno “Ai Caduti della Divisione “Acqui” dell’artista piemontese Claudio Zunino. Il sindaco di Monastero Bormida, Ambrogio Spiota, ha introdotto l’incontro illustrandone le ragioni ed il significato. In riferimento all’evento, il presidente del “Centro XXV Aprile”, Antonio Rossello, ha ricordato l’antico rapporto esistente tra la Valbormida e la riviera ligure, ricordando il compianto Vicepresidente Nazionale della FIVL Lelio Speranza. Poi la signora Isolina Mosca, di Monastero Bormida, in qualità di madrina, ha tolto il velo che ricopriva il monumento in ceramica. A quel punto della cerimonia, davanti al monumento, i nomi dei Caduti soldato Ottavio Ferraris, classe 1923, di Monastero Bormida, e soldato Enrico Saettone, classe 1924, di Albisola Superiore, entrambi appartenenti al 18° Reggimento Fanteria della Divisione “Acqui”, sono stati ricordati alla presenza dei loro nipoti Giovanni Ferraris e Clara Saettone. Furono 23 i Caduti della “Acqui” nati in provincia di Asti e 13 quelli nati in provincia di Savona.
Prendo Gino sotto braccio e saliamo sul palco. Gino, vistosamente commosso, prende il piatto d’argento del premio e poi veniamo invitati da Giacobbo a sederci sui divanetti delle interviste. È evidente che c’è empatia tra il giornalista e Gino, non solo nei dialoghi che tutti possono udire, ma anche in quelli sottovoce tra i due. Gino racconta la sua esperienza di Corfù, con l’arrivo assieme ai reparti del col. Bettini, il primo bombardamento, l’incendio della città, le iniziali battaglie vittoriose, fino alla resa. Domina il silenzio; dal palco la sala appare buia, ma si avverte l’attenzione generale. Tocca a me: espongo la vicenda dell’Acqui nei suoi tratti essenziali e i valori che l’Associazione vuole rappresentare. Riprende la parola Gino per raccontare del bombardamento alleato sul campo di aviazione in cui era prigioniero a Corfù. Facciamo omaggio a Giacobbo delle memorie di Gino: il giornalista chiede la dedica, mostra il volume, scandisce il titolo “Io schiavo di Hitler”, editore Nuova Dimensione. “È un libro che dovete leggere!” afferma e lo presenta come se fosse uno dei libri premiati nella serata. L’umanità, il pathos di Gino hanno reso presenti anche tutti i suoi compagni d’arme. Il pubblico, i premiati, le autorità in piedi applaudono Gino a lungo, in sostanza applaudono l’Acqui. E a me in questo momento viene in mente la testardaggine di Graziella e Tiziano a tenere accessi i rapporti col Premio, anche quando dal comune non c’era corrispondenza e al nostro interno c’erano perplessità. Scendiamo dal palco e Giacobbo afferma: “Ora potremmo anche chiudere la serata”, per dire che è già stato realizzato ciò per cui il premio è stato istituito.
Invece, in modo meno enfatico degli anni scorsi, seguono le premiazioni e le interviste dei premiati che risultano essere: per la sezione divulgativa la scrittrice inglese Andrea Wulf con “L’invenzione della natura”, Luis Univ. Press; per il romanzo storico Roberto Roseano con “L’ardito”, Itinera Progetti; per la sezione scientifica lo storico francese Hubert Heyriès con “Italia 1866, Storia di una guerra perduta e vin-ta”, Il Mulino. In proposito non possiamo dimenticare che proprio in questa sezione era finalista il libro “Cefalonia” di Elena Aga Rossi. Va detto che il saggio dello storico francese è veramente una ricerca ricca di novità e completa, su una tappa fondamentale del risorgimento italiano e, quindi, ha vinto senza dubbio meritatamente, non certo per pressioni esterne alla giuria.
Infine come “Testimoni del tempo” hanno ricevuto il premio il giornalista Massimo Fini e gli ex mini-stri Nerio Nesi e Domenico Fisichella.
Al termine della serata tutti i premiati vengono richiamati sul palco. Risaliamo anche noi, pian piano. Con eleganza istituzionale la nuova amministrazione comunale, a sorpresa, conferisce un premio spe-ciale al dott. Sburlati, che conclude la ultra decennale esperienza di “patron” del Premio. Siamo alla fine e Giacobbo chiede un nuovo applauso finale, non per i premiati, ma ancora per Gino Marchesin. E il pubblico si alza di nuovo in piedi. Gino è confuso e felice.
La cerimonia è finita, gli altri premiati e parte del pubblico sfollano. Solo noi restiamo sul palco, non riusciamo a scendere: si avvicina il sindaco, l’assessore alla cultura avv. Alessandra Terzolo, altri consiglieri comunali, tutti con un gesto di stima e di affetto verso Gino. Sale la gente dalla sala per fare le foto con lui; tra gli altri il comandante dei carabinieri. Alcuni giornalisti chiedono ulteriori precisazioni sul suo racconto. Tanti giovani, anche: una ragazza si avvicina per dirgli che si è laureata con una tesi sugli IMI e sen-tendolo le sono venute le lacrime. In tanti chiedono il titolo delle sue memorie per ordinare il libro in li-breria. Io parlo con Roberto Giacobbo: ci accordiamo per l’invio di materiale per un’eventuale puntata del suo programma sull’esperienza acquina a Corfù.
Si avvicinano nuovamente sindaco e assessore alla cultura e, a sorpresa, ci invitano alla cena di gala del Premio. Gino, frastornato ma combattivo, decide che si deve andare.
Durante la cena numerosi sono coloro che ancora vengono al tavolo a parlare con lui. Da me, invece, tornano sindaco, assessore e vice sindaco. Concordiamo un appuntamento per metà novembre: intendono coinvolgerci nella gestione del Premio dal prossimo anno, vogliono organizzare un’iniziativa annuale anche a settembre in occasione della nostra ricorrenza, chiedono se Gino può tornare per una serata di testimonianza (facciamo presente la difficoltà incontrata negli spostamenti, visti i suoi 94 anni, ma non si sa mai..), confermano che l’incontro promesso al nostro Giovanni Grassi troverà attuazione a breve. Emergono, dunque, varie proposte di collaborazione tra la nuova amministrazione comunale e l’Associazione, da verificare ed eventualmente da sviluppare.
Ci alziamo senza attendere la fine della cena per anticipare il ritorno. Io e le figlie siamo già sulla porta, ma Gino, che era dietro di noi, non c’è più. Dobbiamo ritornare a richiamarlo: nell’uscire lo hanno fermato ai tavoli, gli fanno domande e lui non si fa pregare a rispondere.
Finalmente si parte. Siamo a Cremona, dove la famiglia Marchesin pernotterà per spezzare il viaggio fino a Venezia, ben dopo mezzanotte. E Gino, sull’auto, è lì è lì che ripete: “Mai in vita mia avrei pensato una roba così! (Giovanni Scotti).
La lettera delle Figlie di Gino Marchesin
Carissimi Presidente nazionale, Graziella Bettini; Tiziano Zanisi; Giovanni Scotti
Spett. Redazione del Notiziario dell’Associazione Acqui.
E’ da qualche giorno, ripensando alla serata del 21 ottobre ad Acqui Terme con Gino Marchesin, che desideriamo ringraziarVi di cuore per quanto avete fatto affinchè si realizzasse questa piccola-grande impresa!
Vi siamo riconoscenti per la preziosa occasione che avete dato, non solo a nostro padre Gino e a noi sue figlie ma a tutti i presenti alla serata del Premio Acqui Storia, di condivid-ere un’emozione forte e profonda, legata al vivo ricordo che Gino, con i suoi 94 anni, ha di quel pezzo di storia d’Italia a Corfù, vissuto sulla sua pelle e con i suoi compagni della Acqui che oggi non sono più.
L’essere stato così calorosamente accolto e riconosciuto, con i lunghi applausi e i molti gesti di affetto delle Autorità cittadine, del sensibile Presentatore e delle persone presenti in sala che a fine serata lo hanno baciato, abbracciato, stretto… lo ha profondamente com-mosso e così anche noi: è stato molto più di quanto potevamo immaginare, una sorpresa bellissima anche per tutta la famiglia.
Grazie a tutti per l’accoglienza e per l’eccezionale possibilità che avete dato a Gino di ri-cevere un grande riconoscimento. La sua soddisfazione è stata per noi una vera ricompensa a una “impresa d’Onore” che fino a poche giorni prima, come si può immaginare per la dis-tanza e l’età ardite, sembrava impossibile.
Grazie a tutti e in particolare a Giovanni Scotti che si è speso affettuosamente per la ri-uscita di questo momento. Un abbraccio. Erika e Paola Marchesin.
Si è tenuta, alle ore 11,00 di sabato 14 ottobre 2017, l’inaugurazione della “Via Divisione Acqui", in zona Mancalcqua, a Lugagnano di Sona, in provincia di Verona.
Alla bella cerimonia hanno partecipato i due ultranovantenni “Nonni Reduci Acqui", Andrea Gagliardi, di Lugagnano e Mario Mich, di Sona, pertanto entrambi residenti nel Comune di Sona e il presidente della Sezione di Verona della Divisione Aqui e vice presidente nazionale Claudio Toninel, che ha portato il saluto del’ANDA e ha letto una “Lettera mai scritta", di un soldato caduto a Cefalonia, sotto il fuoco della mitraglia tedesca.
I due reduci hanno recentemente portato la loro preziosa testimonianza nel corso di un incontro, organizzato in Baita dagli Alpini di Lugagnano, proprio sulla tragedia di Cefalonia.
A rappresentare l’Amministrazione comunale il Sindaco di Sona, Gianluigi Mazzi, il presidente del Consiglio Comunale, Roberto Merzi, che hanno fortemente voluto l’intitolazione e l’inaugurazione ed hanno ringraziato quanti hanno collaborato all’organizzazione della cerimonia.
Presenti anche l’Assessore Catalano ed i Consiglieri Bellotti, Busatta e Moletta, quest’ultimo in rappresentanza inoltre della locale Associazione Nazionale dei Fanti d’Italia.
A benedire il taglio del nastro e lo scoprimento del cartello stradale della “Via Divisione Acqui" è intervenuto il Parroco di Lugagnano don Antonio Sona.
I residenti della via, di nuova lottizzazione, hanno poi allietato gli oltre 100 cittadini lugagnanesi che sono intervenuti all’inaugurazione, con un ricco rinfresco e hanno proseguito i festeggiamenti fino a tardo pomeriggio.
Lugagnano è in grande crescita ed è sempre pronto a far festa, ma senza perdere l’occasione per ricordare il forte e doveroso legame con le nostre pagine di storie e il nostro passato. (Claudio Toninel)
Pubb 30/10/17
Siamo stati contattati dal giornalista di Rai Radio 1, Stefano Mensurati, il quale ci ha comunicato che nello svolgimento di una ricerca sul campo, ha rinvenuto un elenco corredato di schede di molti militari italiani transitati per il lager 99 di Karaganda (Kazakhstan). Fra questi risultavano 20 militari della Divisione Acqui.
Il signor Mensurati si è reso disponibile, qualora le famiglie di questi soldati le volessero, a fare avere loro le schede di questo passaggio in prigionia dell’esercito russo.
Chi fosse interessato può comunicarlo scrivendoci.
CAMPANALE Giuseppe di Domenico, nato a Ruvo di Puglia (BA) nel 1920 e ivi residente, contadino. Div. Acqui, 2° rgt., soldato semplice, catturato a 80 km a est di Mogilov il 2.07.44 e trasferito al lager 186 il 26.01.46.
CICALONE Antonio di Michele, nato a Riccia (CB) nel 1914 e ivi residente, coltivatore terriero. Div. Acqui, 5° cp., soldato semplice, catturato a Minsk il 3.07.44 e trasferito il 9.10.45 a Francoforte sull’Oder.
COLACCI Antonio di Michelangelo, nato ad Alessano (LE) nel 1923 e ivi residente, contadino. Div. Acqui, 18° rgt., 2° btg., 3° cp., soldato semplice, catturato a Minsk l’8.07.44 e trasferito al lager 186 il 26.01.46.
DE SALVADORI Renato di Felice, nato ad Albettone (VI) nel 1920 e ivi residente, domestico. Div. Acqui, 317° rgt., soldato semplice, catturato a Vilnius l’8.07.44 e trasferito al lager 26 il 27.01.45.
DEIANA Giovanni di Luigi, nato nel 1914 ad Ardauli (CA, oggi OR) e ivi residente, venditore di vino. Div. Acqui, 1° btg., soldato semplice, catturato a Minsk il 7.07.44, trasferito al lager 186 il 26.01.46.
DILDA Silvio di Loreno (o Aurelio, poco comprensibile), nato nel 1911 ad Anceledati (così in cirillico, senza provincia, località inesistente) e ivi residente, di professione contadino. Div. Acqui, 17° rgt., 1° btg., 4° cp., caporale, catturato a Vilnius il 7.06.44, trasferito al lager 186 il 26.01.46.
FERRO Carmelo di Diego, nato nel 1921 ad Agrigento e ivi residente, senza professione. Div. Acqui, 317° rgt., 3° btg., soldato semplice, catturato a Vilnius l’ 1.06.44 e trasferito al lager 186 il 26.01.46.
FIORINI Roberto di Celso, nato nel 1923 a Sant’Agata di Bologna (BO) e ivi residente, senza professione. Div. Acqui, 83° rgt. Art., 3° btg., 2° gruppo, soldato semplice, catturato a Vilnius l’8.7.44 e trasferito al lager 186 il 26.01.46.
FORESTI Cataldo di Giuseppe, nato nel 1923 a Prato allo Stelvio (BZ) e ivi residente, autista. Div. Acqui, 2° rgt., 1° btg., 5° cp., soldato semplice, (mancano luogo e data di cattura) trasferito all’ospedale 3171 il 23.10.44.
GENTILINI Giuseppe di Giulio, nato nel 1923 a Casola Valsenio (RA) e residente a Caserta, contadino. Div. Acqui, 17° rgt., 3° btg., 6° cp., catturato a Minsk il 3.07.44 e trasferito al lager 186 il 26.01.46.
GIUSSANI Mario di Romeo, nato nel 1923 a Veduggio con Colzano (MI, oggi MB) e ivi residente, calzolaio. Div. Acqui, 27° rgt., 9°cp., soldato semplice, catturato a Minsk il 6.09.44, morto il 21.02.45 nel lager 99.
INGREMINO (cognome però inesistente) Rosario di Giovanni, nato nel 1921 a Comiso (RG) e ivi residente, contadino. Div. Acqui, 317° rgt., 3° btg., 11° cp., soldato semplcie, catturato a Minsk il 29.09.43 (la data si legge chiaramente ma forse c’è un errore, deve essere 1944), trasferito al lager 168 (forse è un errore, probabilmente 186) il 26.01.46.
LO PRETE Paolo di Carmine, nato nel 1923 a (località illeggibile) in provincia di Catanzaro e residente a Cagliari, contadino. Div. Acqui, 17° rgt., 1° btg., 2° cp., soldato semplice, catturato a Minsk l’8.07.44, trasferito al lager 186 il 26.01.46.
MONTAGNA Sebastiano di Giuseppe, nato nel 1922 a Galati (fraz. ME) e ivi residente, contadino. Div. Acqui, 33° rgt. Art., 1° gr., 1° batteria, soldato semplice, catturato a Minsk il 23.07.44 e trasferito al lager 186 il 26.01.46.
NORELLI Antonio di Giuseppe, nato nel 1913 a Frasso Telesino (BN) e ivi residente, contadino. Div. Acqui, 317° rgt., 2° btg., 7° cp., soldato semplice, catturato a Borisovo il 2.07.44 e trasferito al lager 186 il 26.01.46.
PIROLA Eduardo di Antonio, nato nel 1916 a Sombreno (fraz. di Paladina o di Valbrembo, BG) e ivi residente, senza professione. Div. Acqui, 17° rgt., soldato semplice, catturato a Borisovo il 7.07.44 e trasferito al lager 186 il 26.01.46.
RAMELE Luigi di Francesco, nato nel 1921 a Pisogne (BS) e ivi residente, senza professione. Div. Acqui, btg. Monte Cervino, 1° cp., soldato semplice, catturato a Rossosch il 19.01.43 (quindi sul fronte, in combattimento, non è stato preso da un lager nazista) e trasferito al lager 186 il 26.01.46.
SCACCIAFERRO Giuseppe di Niccolò, nato nel 1918 a Chiusa Sclafani (PA) ed ivi residente, panettiere. Div. Acqui,17° rgt., 1° btg., 4° cp., soldato semplice, catturato a Minsk il 3.07.44 e trasferito il 14.12.44 al lager 26.
SCIBETTA Francesco di Rosario, nato nel 1921 a San Giovanni Gemini (AG) e ivi residente, macellaio. Div. Acqui, soldato semplice, catturato a Vilnius il 7.07.44 e trasferito al lager 168 (probabilmente 186) il 26.01.46.
TESSE Nicola di Riccardo, nato nel 1922 ad Andria (BA, oggi BAT) e ivi residente, senza professione. Div. Acqui, 317° rgt., 3° btg., 12° cp., catturato a Minsk il 7.07.44 e trasferito il 26.01.46 al lager 186.
Come leggere i dati
All’ingresso nel lager il soldato veniva “preso in carico” con un breve interrogatorio atto a compilare la scheda di prigionia che comprendeva fino a 27 voci (a titolo esemplificativo le mando la foto di una scheda, con la relativa traduzione). I dati più essenziali venivano poi ricopiati su grandi registri (foto in allegato, coi nomi di Acampora, Antenore, Belfiore, Beraudo, Boscaro e Brevi) sui quali veniva anche annotata –
nell’ultima casella – l’uscita dal lager o per morte o per trasferimento. Come le dicevo, se il soldato è morto nel lager a volte sappiamo anche indicare il luogo di sepoltura (molto dipende dalla data), se invece è passato in un altro lager sappiamo solo che è uscito vivo dal n. 99 ma ignoriamo la sua sorte: potrebbe essere morto in uno dei lager successivi o anche rientrato in Italia a fine guerra.
Se parlando coi parenti in Italia risultasse disperso, per sapere che fine ha fatto dovremmo esaminare le schede di prigionia di uno dei lager successivi dove troveremmo sicuramente notizie della sua morte. Finora non ci è mai capitato, ma teoricamente ci sarebbe anche un’altra possibilità, della quale spesso si parla ma senza alcuna prova a sostegno: e cioè, a fine pena il soldato potrebbe aver deciso di fermarsi in Unione Sovietica dove avrebbe messo su famiglia. In questo caso, sarebbe possibile fare ricerche sul posto, ma risulterebbe piuttosto complicato.
Anche dei soldati della Acqui disponiamo di altri dati contenuti nella scheda personale, ma non sono stati ancora tradotti. Nel caso quelli forniti non fossero sufficienti per l’identificazione – ma non è mai successo – potremmo procedere alla traduzione completa.
Come vede, sono stati quasi tutti catturati nell’estate del ’44 a Vilnius o a Minsk, dove evidentemente erano prigionieri nei lager tedeschi. Unica eccezione Ingermino (ma è chiaro che il cognome è sbagliato) che invece è stato catturato in battaglia, perché a Rossosch sono stati fatti prigionieri migliaia di soldati dell’Armir ed è molto strano che lui stesse lì con loro. Ma del resto è stato lui stesso a comunicare durante l’interrogatorio l’appartenenza alla Acqui e quindi non si scappa.
Il lager 186, di destinazione per quasi tutti loro, era uno di quelli dai quali poi si tornava liberi.
Foresti è invece finito in un ospedale, mentre Giussani è l’unico sicuramente morto della nostra lista. Ci risentiamo, grazie!
Stefano Mensurati, Pubb. 16/10/17
Dopo numerose disavventure in guerra, tra azioni in prima linea e prigionia, Ennio si ritrovò a Cefalonia in Grecia, teatro della immensa strage da cui sono stati tratti libri e film. I tedeschi, dopo l’8 settembre, circondarono gli italiani a Cefalonia, intimando loro la consegna delle armi. Alla risposta negativa, li fucilarono: morirono quasi tutti. Ennio riuscì miracolosamente ad uscirne vivo, e nel giorno del 100.mo compleanno è stato festeggiato dalla entusiasta miriade di parenti ed amici. Il sindaco della città di Anagni (FR), dove Ennio risiede, ha portato il saluto della città
Pubb 16/10/17
Si è svolta giovedì 12 ottobre 2017, presso la prestigiosa sede della Società Letteraria di Verona, nella centralissima Piazza Brà, la Conferenza “Corfù 1942 – 1943 … Cara Mary", lettere dal fronte del col. Carlo MERLER, della Divisione Acqui, Procuratore militare del Peloponneso, poi partigiano"Aroldo", alla fidanzata Mary.
L’incontro è stato proposto ed organizzato dalla figlia, prof.ssa Milena Merler, che ha messo a disposizione le lettere del padre, scritte dall’isola di Corfù, nel ’42 e ’43, fino a pochi giorni prima della tragedia che ha travolto la Divisione Acqui, a Cefalonia e Corfù. Alla conferenza è intervenuto Claudio Toninel, con il labaro ANDA della Sezione di Verona, che ha portato il saluto della presidenza nazionale e di tutta l’Associazione.
Pubb 16/10/17
Battista Vasumini, classe 1917, ha compiuto cento anni giovedì. Nell’occasione il vicesindaco Eugenio Fusignani gli ha fatto visita nella casa di riposo di San Pietro in Vincoli, dove vive, portandogli il saluto e gli auguri dell’amministrazione comunale. Sabato alle 15.30, nella saletta parrocchiale a Gambellara, il compleanno di Vasumini sarà festeggiato con la partecipazione di amici e parenti.
Battista Vasumini ha vissuto in prima persona la terribile esperienza della seconda guerra mondiale; presente a Cefalonia nei giorni dell’eccidio, fu quindi trasferito in Germania. Deportato in Siberia, venne liberato nel 1945, alla fine della guerra. Rientrato a Gambellara, è sempre rimasto qui insieme alla moglie Elda dalla quale ha avuto due figli. (da www.ravennatoday.it.)
pubbl. 09/10/2017
Martedì 18 settembre 2017, presso la Baita degli Alpini, di Lugagnano di Sona (Verona), in via Caduti del Lavoro 4, sede della Sezione Nazionale Alpini, Sezione di Verona, Gruppo di Lugagnano e del Museo Storico “Baita Monte Baldo”, si è svolta un’interessante serata dedicata all’Eccidio della Divisione Acqui dal titolo “La scelta della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù nel settembre 1943”.
L’iniziativa è stata promossa dalla Sezione di Verona dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui, in collaborazione con le citate associazioni ospitanti e con il patrocinio del Comune di Sona, presente con il Sindaco Gianluigi Mazzi e con il presidente del consiglio comunale, Roberto Merzi, che sono intervenuti con i saluti iniziali e si sono intrattenuti, con molto interesse, per tutta la serata.
Dopo l’introduzione del vice presidente del Gruppo Alpini di Lugagnano, Alessandro Recchia, sono intervenuti Claudio Toninel, vice presidente nazionale e presidente della sezione di
Verona dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui, nipote del reduce Acqui di Cefalonia Mario Toninel e il giornalista di Tele Pace, Roberto Zoppi, figlio del reduce Acqui di Corfù, Angelo Zoppi, che hanno condotto la serata.
Erano presenti tre arzilli “nonni Reduci” ultranovantenni, Mario MICH, reduce di Cefalonia nei reparti Alpini, di 97 anni e residente a Sona (VR), Francesco FACCIOLI, reduce di Cefalonia del 317° fanteria, di 94 anni, residente a Rosegaferro di Villafranca (VR) e Andrea GAGLIARDI, anch’egli reduce di Cefalonia, nella Regia Marina, di 94 anni e residente a Lugagnano di Sona (VR).
Sono stati proiettati alcuni documentari storici che hanno ampiamente ricostruito tutti i fatti vissuti dalla Divisione Acqui, nelle isole ioniche, dalla guerra dell’Italia contro la Grecia, all’occupazione delle isole di Cefalonia, Corfù, Zante, Itaca e le altre minori, all’armistizio dell’8 settembre ’43 ed infine al tragico ed inaspettato epilogo finale con l’efferato Eccidio di migliaia di soldati, sottufficiali e ufficiale, da parte dei reparti regolari dell’esercito tedesco.
I tre Reduci hanno poi intrattenuto il folto pubblico presente con i loro interessanti ed altrettanto struggenti racconti di fatti, avvenimenti ed aneddoti che li hanno visti tristemente protagonisti, in Grecia ed anche in altri tristi luoghi della ex Jugoslavia, Germania e Russia, dove sono stati successivamente deportati, fino al felice ed insperato ritorno a casa, alla conclusione del tragico e sanguinoso secondo conflitto mondiale.
Dopo vari interventi anche da parte del folto pubblico presente e dei famigliari dei Reduci, la serata si è conclusa con un gustoso piatto di tortellini ed un amichevole brindisi, offerto dal Gruppo Alpini, con
l’auspicio che l’iniziativa, oltre a ricordare le gesta dell’Acqui, possa aver rafforzato i sentimenti di pace, di convivenza pacifica e di democrazia che stiamo vivendo in questi anni, grazie anche al sacrificio di quelle migliaia di giovani che hanno immolato la loro vita per questi ideali.
Pubbl. il 25/09/17
Oggi, con un fuori programma nella sua visita in Grecia, il Presidente Mattarella ha sostato a 25 miglia a sud di Atene, sul luogo del monumento dedicato alle Vittime del naufragio del Piroscafo Oria.
La nave affondò a causa di una tempesta il 12 febbraio 1944, mentre trasportava da Rodi verso la prigionia Internati Militari Italiani che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si erano rifiutati di proseguire la guerra sulla parte nazifascista. Su circa 4200 appartenenti a varie armi, non più di 30 si salvarono.
Il Presidente Mattarella ha ricevuto dal subacqueo che identificò il relitto, Aristotelis Zervoudis, una gavetta (ritrovata sul luogo) e un messaggio di ringraziamento con un appello a tutelare la memoria storica e materiale dell’evento, a nome delle Autorità locali, dell’intera Popolazione dell’Attica che sin dalla notte del naufragio fu vicina alle Vittime e della rete dei Familiari dei Caduti.
Negli ultimi anni, diversi sono stati i momenti che hanno fatto uscire dall’oblio questo episodio prima sconosciuto Giornali, televisioni, studiosi storici si sono occupati della vicenda. Convegni e cerimonie hanno trattato il tema. L’Ambasciata Italiana ad Atene ha inserito regolarmente dal 2014 la data nella propria agenda.
Sono state intitolate strade in numerose parti d’Italia. Numerose Famiglie sono state e saranno insignite della medaglia d’Onore della Presidenza del Consiglio. Ma il 2017 è stato l’anno che ha visto finalmente il riconoscimento istituzionale pieno. A febbraio una cerimonia ha visto la partecipazione di rappresentanze diplomatiche, militari, civili e religiose di numerosi paesi.
Ad agosto l’equipaggio della nave Palinuro della Marina Militare Italiana, impegnato in una crociera di formazione per cadetti ufficiali, ha tributato un doppio omaggio a terra con un picchetto d’onore ed in mare con il lancio di una corona in navigazione. Onorcaduti, Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in guerra, ha introdotto nella propria home page ufficiale una sezione specificamente dedicata all’Oria.
Ora, l’omaggio del Presidente della Repubblica offre il maggiore riconoscimento civile che si possa tributare a Cittadini Italiani.
Per maggiori informazioni: www.piroscafooria.it
Arch. Michele Ghirardelli
Donazione Ambulanza dal Comune di Parma e Associazione Nazionale Divisione Acqui sez. Parma
Nella foto da sx: Console Onorario Giancarlo Bringiotti, Consigliere Comunale Manos Raptis, Presidente sez. Parma dell’associazione Nazionale Divisione Acqui, Fabrizio Prada.
Art: Corfù, una nuova ambulanza da aggiungere alla flotta esistente, è arrivata a Corfù giovedì scorso.
É una donazione di cortesia del Comune di Parma e dell’associazione Nazionale Divisione Acqui sez. Parma, al Comune di Corfù, il quale l’ha trasferita all’Ospedale Generale di Corfù.
La cerimonia ufficiale di consegna e di accoglienza si svolgerà durante una visita della delegazione guidata dal Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, in concomitanza con la cerimonia del gemellaggio con il Comune di Corfù.
L’arrivo della delegazione italiana è prevista per il 20/22 ottobre p.v.
La presente per informare l’Associazione Nazionale Divisione Acqui che il Comune di Belluno ha accolto la mia richiesta di ricordare in città il sacrificio della Divisione Acqui, con l’apposizione di una
targa all’ingresso del Parco Comunale " Città di Bologna".
Lo scoprimento della targa è avvenuto il 25 aprile alle ore 11.30 nell’ambito delle manifestazioni previste per l’anniversario della liberazione che coincide con il 70° anniversario del conferimento della medaglia d’oro al valor militare alla città di Belluno.
Si allegano locandina dell’evento e invito della Famiglia di Salvatore Porelli cittadino di Belluno, appartenente alla Divisione Acqui, autore del libro" Il lungo ritorno da Cefalonia" edito dall’IBRSC.
Nell’ambito della manifestazione, il Comune di Belluno ha ricordato la Divisione Acqui a cui apparteneva Salvatore Porelli, cittadino di Belluno, sopravvissuto all’eccidio della stessa a Cefalonia – Corfù durante la 2° guerra mondiale. Siamo onorati per il ricordo del nostro
amatissimo papà, ma anche perché è stata ricordata una storia di eroismo di quei soldati italiani che diedero la vita e/o patirono indicibili sofferenze per l’Italia.
Se abbiamo la nostra Patria libera è anche per merito loro. (La moglie e i figli Imelda, Mariuccia e Paolo Porelli).
E’ stato un 25 aprile molto particolare quello che si è celebrato oggi ad Arnasco (SV). Il Comune infatti ha deciso di intitolare ai due fratelli Innocenzo e Natale Mirone una strada in frazione Menosio. La cerimonia è iniziata proprio con l’ intitolazione della via, nella frazione Menosio, alla presenza dei famigliari delle vittime e delle autorità religiose, civili e militari, e la benedizione di Don Giancarlo Cuneo.
Quindi il trasferimento al Monumento dei Caduti in guerra, in frazione Chiesa con la deposizione di una corona ed i canti dei bambini delle scuole di Arnasco. Dopo gli interventi del sindaco Alfredino Gallizia e quello di Carletto Pizzorno dell’ Anpi di Albenga si è svolta l’ orazione ufficiale che è stata affidata al giornalista e storico Pier Paolo Cervone.
Nelle parole dell’ex sindaco di Finale Ligure, oltre al ricordo dei caduti partigiani e non per la liberazione dell’ Italia, profonde riflessioni sulla necessità di difendere, in questo momento storico così complesso, i valori della Democarzia, della Libertà e della Costituzione che ci sono stati dati grazie anche al sacrificio di tanti partigiani, civili, religiosi e religiose, graduati e militari. Dopo l’ orazione è stata celebrata la Messa in ricordo dei Caduti di tutte le guerre.
I due fratelli Mirone appartenevano ad una famiglia della frazione Menosio: il sergente Innocenzo Mirone era nato nel 1917 ed il soldato Natale Mirone nel 1914. Entrambi hanno condiviso lo stesso tragico e beffardo destino, cioè di perire durante la Seconda Guerra Mondiale, nella stessa area di guerra, le isole greche, e di non poter fare ritorno in patria neppure da morti per avere almeno una degna sepoltura, poiché ufficialmente risultarono dispersi.
Appartenevano entrambi alla Divisione Acqui, sotto il comando del Generale Luigi Mazzini, che, con i suoi oltre 13 mila effettivi, a partire dall’aprile 1941, occupava sette isole del Mare Jonio. Essi furono vittime anche degli avvenimenti storici: con la destituzione di Mussolini da parte del Re, e la conseguente caduta del Fascismo, avvenuta il 25 luglio 1945, il presidio delle isole Ionie, fino allora solo italiano, diventò un presidio misto con l’arrivo, dal mese di agosto, di contingenti di truppe tedesche. L’8 settembre, poi, il Generale Badoglio proclamò l’armistizio, ordinando in modo perentorio di cessare ogni ostilità contro le forze anglo-americane e, al tempo stesso, di reagire ad eventuali attacchi da qualsiasi provenienza.
Innocenzo fu fatto prigioniero dai Tedeschi e imbarcato dall’Isola di Creta in data 08/02/1944 per essere trasportato in Germania. Le navi di quel convoglio, compresa quella che trasportava Innocenzo Mirone, furono affondate a seguito di attacchi degli alleati.
Natale Mirone visse invece la prigionia nell’Isola di Cefalonia e fu verosimilmente coinvolto in uno dei numerosi massacri di militari italiani ad opera di soldati tedeschi, avvenuti dopo che il 22 settembre dello stesso anno il Generale Gandin, successivamente all’ultima convocazione del Consiglio di Guerra, chiese la resa senza condizioni. I loro corpi, che costituivano una prova di reato, furono nascosti in cisterne, sepolti dal terriccio delle scarpate (minate e fatte saltare per quello scopo), cosparsi di benzina e dati alle fiamme. (Innocenzo Mirone non era parte della Divisione Acqui essendo stato imbarcato a Creta: potrebbe eesere uno dei caduti della nave Oria n.d.r.) (da Mediterranews.org del 25/04/17 Claudio Almanzi).
Gentilissimo Signor Orazio,
le scrivo poiché sabato 15 Aprile presso la casa di riposo Licheri di Ghilarza (OR), alla presenza dei Sigg. Sindaci dei Comuni di Ghilarza e Sorradile, abbiamo festeggiato il centesimo compleanno del Sergente Daniele FLORE, 31^ compagnia artieri.
Per l’occasione il Sindaco di Ghilarza ha donato una targa ricordo, mentre l’Amministrazione del Comune di Sorradile, per il tramite del Sindaco Pietro ARCA ha regalato un bell’orologio da tasca.
Nato a Sorradile il 15 Aprile del 1917, fu assegnato a prestare servizio presso la 31^ compagnia artieri il 13 Maggio del 1941, deportato in Russia dai Tedeschi, sfuggi alla loro prigionia all’alba del 29 Giugno del 1944, vagabondò per alcuni giorni con l’amico di prigionia Giovanni Palmas (Sardo di Sindia -OR) fin quando il 1 Luglio non si non si consegnò ai Russi. Poté riabbracciare i familiari e amici solo il 6 Aprile del 1946.
Rientrato in Sardegna si dedicò all’agricoltura e al sua passatempo preferito (la Caccia).
Ancora lucidissimo, ama trascorrere le giornate leggendo e di tanto in tanto racconta la sua particolare storia della seconda Guerra Mondiale a qualche scolaresca o appassionato della materia.
I festeggiamenti non finiscono qui, infatti l’Amministrazione Comunale di Sorradile ha ritenuto opportuno per il prossimo quindici di Aprile in concomitanza con la festa dell’anziano e alla presenza del Signor Generale di Divisione Giovanni Domenico PINTUS, Comandante del Comando Militare Autonomo della Sardegna, e di tutta la popolazione del piccolo Borgo, consegnare a Daniele una copia del proprio foglio matricolare e tante altre sorprese.
Con profonda stima
Stefano CARTA
Un fitto calendario di iniziative ha contrassegnato lo scorso weekend a Pieve di Bono per l’inaugurazione della nuova sede della Stazione carabinieri e la contemporanea intitolazione della struttura alla memoria del brigadiere Carlo Baldrachi, medaglia d’argento al Valor Militare, fucilato con gli altri militari del suo reparto a Cefalonia nel settembre 1943, dopo una estrema difesa contro le preponderanti forze tedesche.La manifestazione, organizzata in collaborazione tra Comuni di Pieve di Bono-Prezzo, Valdaone e l’Arma dei Carabinieri, ha avuto un prologo di natura storica nella serata di venerdì scorso con approfondimenti curati da Maddalena Pellizzari ed Antonio Armani,presente anche il Presidente della sezione locale della Associazione nazionale carabinieri, seguiti dalla proiezione del film ‘Mediterraneo’ sui giorni di Cefalonia e dai concerti serali della Banda di Pieve di Bono e della Pras Band. Il giorno riservato all’inaugurazione della nuova caserma, ha segnato una buona partecipazione della popolazione, una vasta rappresentanza di associazioni d’Arma-da segnalare quella della locale sezione dell’associazione carabinieri guidata da Aldo Tagliaferri-, ma anche del corpo forestale, dei vigili del fuoco volontari, della guardia di Finanza e dell’Esercito.
Anche il nuovo Commissario del Governo Gioffrè ed il suo predecessore hanno voluto recare una significativa testimoninaza alla manifestazione della Pieve.L’Arma dei Carabinieri era rappresentata ai massimi livelli, con il gen. Minniti, comandante della legione TAA e con il col. Graziano comandante della Compagna cc di Trento. Erano inoltre presenti, accanto al maresciallo Bruno Pennati comandante della stazione della Pieve, i comandanti delle compagnie di Riva e di Cles,ed una folta rappresentanza delle stazioni della valledel Chiese.Le amministrazioni comunali erano rappresentate, oltre che dai primi cittadini di Pieve di Bono-Prezzo e Valdaone, dai neo sindaci di Borgo Chiese, Pucci, Sella Giudicarie, Bazzoli e Castel Condino ,Bagozzi.
Come da programma, in apertura e sotto la minaccia della pioggia, attraverso un cerimoniale che richiama in qualche misura riti cavallereschi e militari d’altri tempi, l’ufficiale preposto ed il picchetto hanno reso gli onori al comandante della Legione CC del TAA; è stato quindi consegnato ed issato il tricolore mentre la fanfara del III Reggimento Carabinieri Lombardia, i componenti del picchetto e le persone assiepate hanno eseguito e cantato l’inno di Mameli.Il sindaco di Pieve di Bono-Prezzo Attilio Maestri introducendo gli interventi ha richiamato il lungo ed impegnativo lavoro di ristrutturazione della stazione e, non mancando di fare riferimento al’eroismo del carabiniere Carlo Baldrachi e di tanti soldati italiani nei tragici giorni di Cefalonia,ha sottolineato il ruolo che i carabinieri continuano a rivestire nelle comunità locali “per il senso di sicurezza e tranquillità che l’operato degli stessi infonde tra la gente e per il quale proviamo profonda gratitudine…”. Per Ketty Pellizzari, sindaco di Valdaone i carabinieri “costituiscono i garanti della sicurezza e della pacifica convivenza nella nostra terra ed hanno una vera funzione sociale…”.
L’onorevole Mauro Ottobre, membro della Commissione Difesa della Camera ha detto tra l’altro, riferendosi alla vicenda tragica ed eroica di C.Baldrachi, che “ la storia non è materia inerte, ci rimanda ad esempi come quello di Baldrachi, quale riferimento e stimolo anche per il nostro tempo…”. Da parte sua il Col. Maurizio Graziano, comandante provinciale dei Carabinieri di Trento ha richiamato la funzione di tutela della comunità e di difesa della legalità interpretata dai carabinieri, lodando nel contempo gli amministratori per questa nuova struttura e l’impegno posto localmente dai militari dell’Arma nel compimento del loro quotidiano dovere.I saluti conclusivi sono stati recati dal generale Massimo Minniti, comandante della legione CC del TAA, il quale ha rivolto un forte apprezzamento a quanti hanno lavorato al raggiungimento di questo duplice obiettivo, onorare la memoria storica che ci consegna il ricordo di un eroe e la nuova bella e funzionale stazione dell’Arma.Il momento emotivamente più significativo è stato infine quello del taglio del nastro e lo scoprimento della targa a ricordo del brig. Carlo Baldrachi MAVM a cura del padrino e nipote Fabio,che ha profuso un grande impegno affinché la memoria di Carlo fosse presente anche visivamente nella nuova importante struttura.
E’ è seguita la benedizione della nuova sede dei CC a cura del cappellano militare della legione, don Gianmarco Masiero e del parroco della Pieve, padre Artemio Uberti. Sulla bianca lapide all’ingresso della stazione di Creto la motivazione del conferimento, nel 1957, a Carlo Baldrachi della medaglia d’argento al Valore Militare che sancisce il senso di una giornata speciale per la storia e per i carabinieri della Pieve: “Incaricato della difesa del comando tattico divisionale, si opponeva con pochi carabinieri all’impeto di soverchianti forze tedesche, nel momento in cui le nostre armi stavano per venire sopraffatte. Travolto, dopo strenua e prolungata resistenza, insieme con i suoi uomini, veniva catturato e passato per le armi. Cefalonia 15-21 settembre 1943 “. ( dal settimanale diocesano “Vita Trentina" del 10 luglio 2016 a firma di Enzo Filosi ).
Gentilissimi Amici,
ho il piacere di comunicarvi che mio figlio Davide, nato nel 1992, laurendo in Storia, grazie a una minima collaborazione da parte mia, è riuscito a individuare n. 17 caduti dell’ACQUI, sepolti nel cimitero russo di Kirsanov, nella regione di Tambov.
Kirsanov, distante 95 km da Tambov, era sede di un ospedale Militare il n.5951.
Fondamentale è stata la collaborazione della Signora Patrizia Marchesini, collaboratrice della sede di Milano UNIRR (Unione Italiana Reduci di Russia) che ha fornito precise indicazioni per individuare l’intero elenco dei soldati sepolti a Kirsanov e, all’interno del medesimo, Davide ha individuato con certezza i 17 Caduti dell’Acqui, poi, ha verificato la loro presenza sia nel Data Base di Onorcaduti che sul sito Web dell’ANDA, ( in quest’ultimo, 7 Caduti non risultavano presenti; per il Carabiniere Bruzzi Armando di Loiano, nell’elenco UNIRR figurava nato nel 1891 e nel sito ANDA il 1911, dopo verifica all’Ufficio Anagrafe di Loiano la data di nascita è il 17 maggio 1901) ha elaborato, infine, l’elenco allegato, che può essere pubblicato sul nostro Sito Web avendo ottenuto il consenso della Signora P. Marchesini. (Francesco Mandarano Vice Presidente sezione Anda di Milano).
Seregno, 30 settembre 2015
Davide Mandarano
Commozione ed emozioni. Ed un messaggio di forte impegno per la pace, che arriva dalla scuola italiana. Oggi, sabato 3 ottobre 2015, a Bergamo – nell’ambito dell’annuale commemorazione della sezione di Bergamo dell’Associazione Superstiti Reduci e Famiglie dei Caduti della Divisione Acqui – si è svolta la premiazione ufficiale delle scuole risultate meritevoli del riconoscimento nell’ambito dell’iniziativa “Ricordare Cefalonia, Progettare la Pace”. Nonostante la pioggia, le rappresentanze delle scuole premiate si sono presentate puntuali all’appuntamento, nella suggestiva cornice di Bergamo Alta. Il programma, predisposto dall’Associazione, presieduta da Daniella Ghilardini, nipote di don Luigi Ghilardini, il compianto cappellano, superstite del massacro della Divisione Acqui a Cefalonia (1943), ha visto inizialmente il ritrovo presso il Parco della Rocca di Città Alta, l’ Onore ai Caduti e deposizione Corona al Monumento dedicato alla “Divisione Acqui”. Si è svolta poi la Santa Messa nella cattedrale di S. Alessandro Martire, sempre in Città Alta.
Poi, presso l’ Aula Didattica, Palazzo del Podestà, Piazza Vecchia. Dopo il saluto della Presidente dell’Associazione sezione di Bergamo, Daniella Ghilardini, si è svolta la cerimonia di premiazione ai vincitori del concorso rivolto a tutte le scuole italiane: “Ricordare Cefalonia, progettare la Pace”. L’iniziativa, come noto, ruotava attorno al pensiero “Il mondo non ha bisogno di guerre, ma di pace, lavoro, libertà”, espresso da Battista Alborghetti, anch’egli superstite della “Acqui”, in memoria del quale è stata lanciata l’attività rivolta alle scuole; la tragica vicenda di Battista è stata anche raccontata nel testo “Mio padre nell’inferno di Cefalonia”.
Roberto Alborghetti, direttore di Okay!, ha condotto l’incontro, che ha visto anche la partecipazione di familiari di caduti e reduci della “Acqui”, come il veterano Grassi, delle rappresentanze scolastiche – venute anche da lontano, come la docente Giovanna Ferro della Primaria di Foiano Valfortore (BN) – di Oscar Serra dell’Editrice Velar, di suor Luisa, figlia di Battista Alborghetti. E’ stata una cerimonia bella, semplice ma intensa, nel corso della quale docenti e allievi hanno raccontato i propri lavori e il proprio impegno. Idealmente collegateanche le scuole che non hanno potuto partecipare.Ad esempio, la Primaria di Manduria (Taranto) ha inviato un messaggio affidandolo ad un articolo di giornale apparso su “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Nella fotogalleria, alcune immagini della premiazione.
Ripubblichiamo l’elenco degli istituti scolastici che sono stati selezionati per i riconoscimenti di “Ricordare Cefalonia, Progettare la Pace”.
RICONOSCIMENTI SPECIALI
ICS CASTELNUOVO DEL GARDA – VERONA
SAPIS – SCUOLA INFANZIA ARCOBALENO – APRILIA LT
ICS PRUDENZANO – MANDURIA – TA
SCUOLA PRIMARIA DUCA D’AOSTA – BARI PALESE
ISTITUTO SUPERIORE FERMI – LICATA – AG
LICEO SACRO CUORE – ROMA
ICS SANZIO – MERCATINO CONCA – PU
SCUOLA PRIMARIA, FOIANO VALFORTORE, ICS S.MARCO DEI CAVOTI – BN
CLASSE II A ISTITUTO TECNICO ECONOMICO “GUARASCI”, CON FRANCESCO ALTOMARE, ROGLIANO – CS
PREMIATI
SCUOLA PRIMARIA “ROSA”, CARENNO, LC
SCUOLA PRIMARIA, VERTOVA, BG
SCUOLA MARTIRI CEFALONIA, FAENZA, RA
Si comunica che nel periodo 1 – 8 luglio si svolgera’ nell’isola di Kos la cosiddetta “Operazione Lisia”, finalizzata alla ricerca e recupero dei resti dei 37 ufficiali fucilati dai tedeschi dopo gli eventi del 8 settembre 1943.
Regista dell’operazione il Colonnello in congedo Pietro Liuzzi, Presidente del “Comitato Caduti di Kos” che, grazie al sostegno dell’Ambasciata d’Italia ad Atene e dell’Addetto per la Difesa Colonnello Antonio Albanese e’ riuscito ad ottenere le autorizzazioni dalle autorita’ greche.
L’attivita’ si svolgera’ in localita’ Linopoti ove vennero fucilati e seppelliti in 11 fosse comuni i 103 Ufficiali della Divisione Regina. Nel 1945 vennero rinvenute solo 8 di queste fosse che misero alla luce 66 salme, delle quali solo 44 riconosciute.
L’oggetto delle ricerche saranno pertanto le 3 fosse rimanenti.
La spedizione, totalmente autofinanziata, sara’ svolta da alcuni tecnici volontari che arriveranno dall’Italia con al seguito sofisticate apparecchiature per le ricerche sotterranee e si svolgera’ con il concorso del Comune di Kos e la supervisione della Sovraintendenza dei Beni Archeologici e Culturali del Dodecanneso.
Tanto si comunica per quanto d’interesse. Link
Col. Pil. Antonio ALBANESE
EMBASSY OF ITALY
Office of the Defence Attaché
for Greece and Cyprus
Odos Sekeri, 2 10674 ATHENS – Greece
E-mail: difeitalia.atene@smd.difesa.it
Tel.: +30 210.3613747
Fax: +30 210.3617212
Mob.:+30 693.7086415
La volontà di rinnovare nella memoria collettiva il ricordo dei tragici eventi avvenuti a Cefalonia e Corfù nel settembre 1943 con l’eccidio perpetuato dai nazisti contro la divisione Acqui e il sacrificio di tanti soldati Italiani tra cui il Tenente Piero Bigatti ha portato il Cav. Luigi Maschio ed il figlio Aldo, encomiabili portabandiera della compianta moglie e madreNina Visconti che tanto si è prodigata per mantenere viva l’anamnesi di quella vicenda, a
proporre la realizzazione, a perenne ricordo, di un’opera commemorativa da collocare nell’area intitolata al congiunto inserita nel territorio protetto del Parco Naturale di Rocchetta Tanaro su di un terreno di proprietà comunale.
L’area attrezzata è ubicata sul fondovalle del rio Ronsinaggio, un’affluente perenne del fiume Tanaro, ed è utilizzata come area di sosta e aula didattica nella quale le numerose scolaresche che frequentano il Parco hanno la possibilità di “imparare in diretta “, come afferma il responsabile CEA/Fruizione didattica Aree protette Astigiane Francesco Ravetti di cui alleghiamo una breve nota su tale esperienza.
“I parchi sono straordinari beni comuni e strumento strategico per la tutela del paesaggio e delle identità territoriali e per la promozione dell’economia locale. Da tempo viene riconosciuto alle Aree Protette il valore di bene comune straordinario, sia per i servizi eco-sistemici che offrono, sia per i valori naturalistici e culturali che custodiscono, e viene altresì riconosciuto loro un ruolo strategico come volano per lo sviluppo in chiave sostenibile dei rispettivi territori
Nonostante i seri problemi che le Aree Protette, attualmente attraversano, esse rappresentano la volontà di impedire il degrado non solo dell’ambiente, ma della sua cultura. Lavorare per il territorio, conoscerlo, difenderlo, valorizzar/o: queste sono le idee, che rese concrete, prendono vita in un’area protetta. Non solo natura, dunque, ma uomo e natura e la relazione che intercorre fra loro, che nel caso di un parco è sempre di amore e rispetto. In questo senso va intesa la realizzazione del progetto di miglioramento del/ ‘area attrezzata “Tenente Bigatti" adiacente il Rio Ronsinaggio nel Parco naturale di Rocchetta Tanaro.
Oggi più che mai la qualità della vita delle persone è legata alla possibilità di vivere momenti di benessere a contatto con ambienti naturali, dove è possibile svolgere attività che permettano di recuperare tempi diversi da quelli a cui ci ha abituato la società consumistica.
La fruizione del Parco naturale di Rocchetta Tanaro passa attraverso l ‘utilizzo dei sentieri delle infrastrutture come la “Casa Parco" sede del Centro di Educazione Ambientale delle Aree Protette Astigiane, dell ‘Ostello didattico, delle aree di sosta ed in particolare dell ‘area “Bigatti". n progetto, nato da un desiderio della famiglia in memoria della sig.ra Nina Visconti, e sostenuto dall ‘Associazione Divisione Acqui – sez. Piemonte Sud, vuole rafforzare l ‘idea di questo spazio come luogo in cui “imparare in diretta", attraverso la percezione di suoni e colori, profumi, attraverso l ‘osservazione di alberi, arbusti, erbe, anima h in sostanza attraverso il contatto con la biodiversità.
Dal punto di vista didattico l ‘area gioca un ruolo importante nella quotidianità delle attività del Parco in quanto offre ai numerosi studenti che la frequentano la possibilità di vivere esperienze a diretto contatto con la natura, recuperando la capacità di imparare dall ‘osservazione, provando l’emozione della scoperta, il piacere della conoscenza vissuta come un ‘avventura. Un luogo in cui osservare, giocare, imparare e rilassarsi. Come si chiama questo arbusto? Chi vive nel rio? Chi si nasconde tra le foglie del sottobosco? Come si presenta al tatto la corteccia dell ‘anfano? Cosa sono i macroinvertebrati? Qui anche i visitatori del Parco potranno scoprire, con l’aiuto dei pannelli informativi, questo e molto altro.
La pedagogia che sta alla base di questa impostazione didattica innesca quel processo che fa sentire gli individui in armonia con tutti gli esseri viventi. In questo luogo, quasi scompare la classe delle quattro mura appartenente all’immagine della scuola tradizionale, e si materializza l’immagine del territorio come grande aula all’aperto.
Lo spazio naturale diventa così “primo educatore". Solo attraverso uno stretto contatto con la natura, vivendola e facendone esperienza, il bambino diventa sensibile ad essa. Questo legame educa gli allievi non solo a diventare competenti, ma ad avere cura della natura e a sostenerla. Oggi il discorso sull’ambiente è spesso improntato a sottolinearne i problemi e le emergenze, ma l’educazione ambientale non può dare messaggi solo negativi. Sentirsi responsabili per l ‘ambiente deriva sì da una conoscenza scientifica, ma soprattutto da una passione che nasce dalle esperienze vissute positivamente nel mondo naturale. La dotazione di nuovi supporti didattici intende promuovere l’ambiente in tutti i suoi molteplici aspetti, in parti colar modo attraverso la sua fruibilità, accrescendo per i ragazzi e
per tutti i visitatori le numerose possibilità di formazione, di divertimento, di svago, favorendo le situazioni di aggregazione attraverso le quali conoscere il territorio.
A volte il concetto di fruibilità può sembrare in antitesi con quello di tutela, e pertanto è necessario non trascurare il fatto che la fruizione del territorio debba essere compatibile con la conservazione delle caratteristiche naturali dell’ambiente, trovando un equilibrio difficile ma necessario.
Negli anni le esperienze di fruizione maturate nel Parco, si sono basate proprio sulla ricerca di questo equilibrio e l’area “Bigatti" in questo senso rappresenta un modello positivamente significativo.
All’interno dello spazio attrezzato sono presenti numerose specie arboree caratteristiche della vegetazione del territorio collinare astigiano e nelle acque del! ‘adiacente rio Ronsinaggio prosperano interessanti comunità di macroinvertebrati, apprezzate “indicatrici" dello stato di salute delle acque dolci correnti.
Esplorarla, con l ‘aiuto delle schede naturalistiche, può risultare estremamente interessante per lo studio della botanica, ma anche, più semplicemente, rappresentare un salutare percorso ben dentro quella biodiversità che normalmente non incontriamo nel quotidiano. In tal senso è sempre e comunque un importante stimolo per riflettere su quale ricchezza la natura ha messo a disposizione del! ‘uomo e quanto grande sia il rischio di disperdere, nel tempo, questo patrimonio in nome e per colpa di uno sviluppo talvolta scriteriato. "
Da questo spazio attrezzato un sentiero attraversa il rio Ronsinaggio e si inoltra nel fitto del sottobosco dove i ragazzi e i visitatori partono alla scoperta della ricchezza della natura e della biodiversità che la caratterizza.
Dalla necessità di creare una continuità di percorso usufruibile dai visitatori, è nata l’idea di realizzare un ponticello che permetta di superare le acque del rio e di unire le due sponde con un semplice manufatto da realizzare con tecniche di ingegneria naturalistica ma che incarni comunque quella che ne è la funzione e l’essenza, un ponte, che da sempre è stato pensato per unire due rive, metafora di legame tra luoghi, culture, persone diverse.
Nulla come l’idea di un “ponte" crea nella mente dell’uomo l’opposto del concetto di “divisione"; non a caso esso diventa metafora del concetto di unione e non a caso l’isolamento e i conflitti armati vedono come obiettivi prioritari la distruzione fisica oltre che simbolica dei ponti.
Un ponte di quindi che si pone in antitesi con il concetto di divisione, di conflitto, di separazione.
La realizzazione pratica di questi concetti passa attraverso la messa in opera di una struttura, da realizzare esclusivamente con un materiale naturale, il legno, attraverso l’applicazione ditecniche di ingegneria naturalistica in modo da costruire una struttura semplice ma solida, che si integri con l’ambiente circostante e sia capace di interagire con l’ambiente lotico al fine di arricchire la diversità morfologica ed ambientale del corso d’acqua.
Si allega a tal proposito la nota del Dott. Tiziano BO del Dipartimento di Scienze ed Innovazione Tecnologica (DiSIT) dell’Università del Piemonte Orientale che collabora con le Aree protette Astigiane nell’ambito di progetti di educazione ambientale.
Da più di 10 anni il Dipartimento di Scienze ed Innovazione Tecnologica (DiSIT) dell’Università del Piemonte Orientale collabora con le Aree Protette Astigiane nell’ambito di progetti di educazione ambientale orientati a scuole di diverso ordine e grado e a programmi di studio e monitoraggio del reticolo idrografico minore insistente nel Parco Naturale di Rocchetta Tanaro.
In questo contesto, lungo i rii Ronsinaggio e Rabengo, sono stati effettuati numerosi campionamenti biologici atti a valutare sia la qualità dell’ambiente fluviale (collaborando con numerose scuole dell’astigiano) sia ad approfondire le complesse dinamiche ecologiche /biologiche dell’ecosistema fiume.
Tali ricerche hanno, negli anni, portato alla realizzazione di numerosi progetti didattici e di diverse pubblicazioni (Bo et al., 2012; 2011a; 2011b; 2010; 2007).
Per quanto concerne la collaborazione con le scuole, e le numerose classi aderenti a progetti legati all’acqua, l’area didattica “Tenente Bigatti’; lungo il rio Ronsinaggio, rappresenta sicuramente il centro delle attività. Tale area presenta infatti caratteristiche ideali sia per la “logistica" e l’organizzazione in campo, sia per la buona diversità morfologica ed ambientale mostrata dal rio i questa sua porzione. Infatti in questo tratto il rio Ronsinaggio ha un andamento sinuoso e meandriforme, il fondo è ricco di microambienti colonizzabili da parte della fauna acquatica (estremamente ricca e diversificata, sintomo quindi di una elevata qualità
ambientale) e le sponde sono facilmente avvicinabili da parte di tutti i fruitori.
La realizzazione di pannelli didattici e di un piccolo attraversamento (ponticello in materiale ligneo) lungo il rio sono quindi, a mio avviso, da promuovere ed incentivare."
La struttura sarà costituita da fianchi realizzati con una palificata semplice tirantata che si eleverà di circa mt 1,5 dal livello medio delle acque sulla quale sarà impostato il piano di appoggio dell’impalcato della larghezza di mt. 1,20.
A creare un minimo di invaso a monte provvederà una soglia che si eleverà di circa 20 cm dal piano attuale a formare una cascatella che darà voce alle acque oltre che contribuire a creare due ambienti, a monte e a valle, diversi per morfologia e importanti per la diversificazione dell’ambiente lotico.
Due bacheche esplicative degli aspetti legati alla flora e alla fauna acquatica presenti completeranno, con la targa commemorativa, l’allestimento.
La realizzazione pratica di questi concetti passa attraverso la messa in opera di una struttura, da realizzare· esclusivamente con un materiale naturale, il legno, attraverso l’applicazione di tecniche di ingegneria naturalistica in modo da costruire una struttura semplice ma solida, che si integri con l’ambiente circostante e sia capace di interagire con l’ambiente lotico al fine di arricchire la diversità morfologica ed ambientale del corso d’acqua.
la redazione comunica che nell’incontro del Consiglio Direttivo Nazionale del 18 settembre 2014, sono stati riconfermati all’unanimità i quadri dirigenziali dell’associazione che sono così composti:
Presidente Nazionale
Prof.ssa Graziella Bettini
Vice Presidente Nazionale
Prof. Claudio Toninel
Giunta Esecutiva Nazionale
Collegio Revisori dei Conti
Presidente: Clara Ghidini (isc. Albo Revisori)
Membri effettivi: Fiorenzo Riva, A. Maria Bernini
Supplenti: Pietro Becattini (isc. Albo revisori)
Sergio Grippaldi
Avv. Amedeo Arpaia (consulenza legale)
Sig. Dino Borgonovi (coordinamento)
Sig.ra Luigia Cassandri Caleffi (segreteria)
Sig. Orazio Pavignani ( ufficio stampa: sito web, notiziario)
Arch. Tiziano Zanisi (tesoreria)
Probiviri
Carlo Bolpin,
Umbertina Capellazzi
Luigi Maschio
Franco Menapace
Renata Petroni
Giovanni Scotti
Ho incontrato la Signora Aura Muscettola Matiatou, Presidente – da maggio 2014 – dell’Associazione italo-greca di Cefalonia ed Itaca “Mediterraneo”, per chiederle informazioni sulla conferenza che si è tenuta sabato scorso – 13 settembre – qui a Cefalonia presso il teatro comunale “Kefalos”. Il titolo della conferenza era La Divisione Acqui. Cefalonia 1943.
La Signora Aura – che ricordo essere la figlia del Ten. Medico Giuseppe Muscettola – mi riferisce che si è trattata di un’iniziativa della sua associazione e dell’Associazione dei Professori di Lettere di Cefalonia ed Itaca, per il 71° Anniversario dell’eccidio della Divisione Acqui, che ha avuto l’egida del Comune di Cefalonia. Alla conferenza ha partecipato lo scrittore Vanghelis Sakkatos, autore del libro La Divisione Acqui. L’eccidio degli italiani a Cefalonia. La Resistenza edito in italiano – nel 2004 – da Edizioni Impressioni Grafiche di Acqui Terme (AL), con il titolo Cefalonia 1943. La Divisione Acqui. Romanzo storico.
Termino questo piccolo articolo riportando l’ultima frase del breve intervento della Presidente Muscettola alla conferenza: “Concludendo ringrazio il Signor Sakkatos, il Comune di Cefalonia, l’Associazione dei professori di Lettere di Cefalonia ed Itaca e, più in generale, tutti gli amici cefalioti per la loro collaborazione”.
Bruna De Paula da Cefalonia
Esattamente 40 anni fa, il 22 agosto 1974, moriva a Corniglio Giacomo Ferrari. Quarant’anni sono tanti, ma Ferrari è stato un uomo speciale, sicuramente una delle figure più importanti che ha lasciato un segno indelebile nella storia di Parma. Anche quest’anno si sono dati appuntamento davanti alla tomba di famiglia rappresentanti delle istituzioni (Comune e Provincia) e persone che hanno lottato al suo fianco, persone che hanno vissuto accanto a lui, che hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo per le sue doti di coraggio, per la sua schiettezza, per il suo straordinario spirito pratico, per le intuizioni che lo hanno portato a «ricostruire» la nostra città e a renderla vivibile, per una cultura che non esibiva ma che possedeva e metteva al serviziodella collettività, per quel suo spirito severo ma giusto, per l’integrità morale e per lacapacitàdi parlare a tutti e con tutti.
Ci scrive Claudio Marcato che dopo aver svolto una mirabilissima ricerca sul tenente di Artiglieria, Luigi Seggiaro aggregato a marina Argostoli, si è recato a Cefalonia per seguire le tracce della Batteria e 208. Ha trovato questo posto che rimane un sito storico in virtù di quanto vi successe il 23 settembre 1943, come descritto nella didascalia della fotografia.
Il bravo claudio scrive: “di ritorno da Cefalonia, vi allego foto “ieri e oggi". Trovarlo è quanto mai facile… Se si da dov’è! Coordinate UTM: 38°10’10" N – 20°28’60" E.
Se andate su Google Street View, potete vederlo anche voi. Ora non lo perdiamo più! L’associazione Nazionale Divisione Acqui, ringrazia vivamente Claudio Marcato per questa preziosissima documentazione.
Una bella novità da Cefalonia. E’ stata allestita da pochi giorni una piccola mostra fotografica sulla Divisione Acqui. La mostra, composta da quattro pannelli con diverse foto inedite, si trova di fronte alla Fossa dove furono uccisi gli ufficiali tra il 24 ed il 25 settembre 1943. Chi l’ha allestita è Pavlos Bouchagier, il cui padre Spyros – all’epoca della strage appena tredicenne – per moltissimi anni ha raccolto fotografie, documenti ed ha tenuto corrispondenza e contatti con molti sopravvissuti tra cui Amos Pampaloni e Nicola Ruscigno. Era sua intenzione scrivere un libro sull’eccidio, ma non credo sia più in grado di finirlo. Il figlio Pavlos, raccogliendo il testimone dal padre, sta ordinando tutto il materiale e forse completerà lui il libro.
Per adesso ha deciso di allestire questa piccola mostra nel laboratorio di ceramica dove lavora ed espone la sua compagna Efi. Il titolo della mostra è: La vita e gli eventi dei soldati italiani a Cefalonia nel 1941.1944, l’ingresso è libero ed è visitabile tutti i giorni dalle 9:00 alle 13:30 e dalle 18:00 alle 20:00.
L’Associazione Nazionale Divisione Acqui ringrazia vivamente il signor SPYROS BOUCHAGIER per questa meravigliosa iniziativa che, attraverso il materiale esposto e la sua posizione logistica, contribuisce in modo assoluto al ricordo dei soldati della “Acqui" e alla valorizzazione della vicenda da loro vissuta.
Ringraziamo di cuore anche Bruna De Paula latrice di questa importante notizia. (ndc)
Per la prima volta nella storia della Divisione Acqui due consoli di diverse nazionalità hanno reso omaggio al monumento agli eroici combattenti di Cefalonia e Corfù. E’ accaduto a Cremona sabato 29 giugno subito dopo la cerimonia commemorativa a ricordo dei caduti francesi del 1859 a Solferino. Il console generale di Grecia, George Papadopoulos e il console generale di Francia, Joil Meyer hanno voluto rendere omaggio ai 174 cremonesi che persero la vita nelle isole Jonie. Ad accompagnarli c’erano: Costantino Buzalis presidente della Comunità Ellenica di Brescia e Cremona; Angelo Locatelli vicepresidente della stessa comunità, figlio di un reduce della Acqui e di una Cefallena; Nikos Frangos, presidente ella Comunità Ellenica di Milano; Giorgio Everet di Corfù, Consigliere comunale di Cremona; Il colonnello Daniel Zouggari, dell’esercito esercito francese in forza alla Nato e Marco Baratto, delegato generale per l’Italia del Souvenir Français.
Locatelli ha ricordato brevemente i fatti della Divisione che nelle due isole, nel settembre 1943, si oppose ai tedeschi lasciando sul campo migliaia di morti. Contro di essa era stata inviata la Divisione Edelweiss in gran parte formata da galeotti che avevano preferito la guerra al carcere, La loro ferocia si vide nelle azioni dagli stessi compiute: nello sterminare, a volle ridendo, uomini che si erano arresi; nell’uccidere senza pietà i feriti; nel mutilare – come ricorda la signora Evaghelìa Maràtu Locatelli – dita della mani del soldati morti per estrarre senza fatica le fedi coniugali e gli anelli d’oro; nel tagliare la gola ed estrarre la lingua dalla stessa a quell’ufficiale che aveva detto al tedeschi cosa pensava di loro …E i greci di Cefalonia e Corfù, che con l’armistizio firmato il giorno 8 settembre avevano cominciato a collaborare con gli Italiani, videro, specialmente nella prima della due isole, stragi senza senso e mucchi di decine e centinaia di cadaveri, sparsi ovunque, che dovevano essere lasciati insepolti come monito, preda dei corvi, di animali e di cani selvatici affamati, finché non furono date disposizioni per roghi collettivi o il seppellimento. Un nutrito gruppo di ufficiali, a Cefalonia, venne fucilato presso la Casa Rossa.
La presenza dei consoli di nazioni che divennero amiche dopo l’armistizio del ’43, è stato un doveroso omaggio verso quel martiri che “per amore della Patria preferirono la morte al disonore".
Nella foto di Pietro Papaioannu, da sinistra: Joël Meyer, Costantino Buzalis, Nikos Frangos, Georve Padopoulos, Angelo Locatelll, Giorgio Everet, Daniel Zouggari, Marco Baratto
( da in prima pagina del 05/07/13 cronaca di Cremona).
Questo è il comunicato stampa del Comando Brigata Meccanizzata Granatieri di Sardegna, di cui il 33° è parte :
Roma, 26 giugno 2013. Domani, 27 giugno 2013, con inizio alle ore 10,30, nella Caserma " Pasquali Campomizzi " in L’Aquila e alla presenza di Autorita’ militari, civili e religiose si celebrerà la cerimonia di soppressione del 33 Reggimento Artiglieria Terrestre " Acqui “.Dal lontano 1° Gennaio del 1915, giorno della sua costituzione, il Reggimento ha partecipato con onore a tutte le vicende belliche che hanno interessato la storia della nostra amata Patria ed il sangue dei suoi artiglieri ha bagnato il suolo del Cadore, del Monte Grappa, di Vittorio Veneto, del fronte Greco-Albanese fino all’estremo sacrificio dell’isola di Cefalonia. Nel maggio del 1996, il 33° reggimento fu assegnato alla Brigata " Granatieri di Sardegna “. Da allora, molte attività sono state condotte nel territorio nazionale e nei teatri esteri.
Tra di esse spiccano le Operazioni " Domino “, " Strade Sicure " , " Joint Guardian " e " Joint Enterprise " in Kossovo , " ISAF " in territorio afgano. Nel ricordo commoso di ogni italiano rimane indelebile, in termini temporali, il soccorso fornito alla popolazione de L’Aquila tristemente colpita dal terremoto dell’Aprile 2009.
Ogni artigliere, in quel terribile momento, benchè colpito in prima persona nei suoi affetti più cari, ha lavorato con costanza ed semplarità perchè potessero essere salvate vite innocenti e ripristinate le più elementari condizioni di benessere nella martoriata citta’. In tale difficile contesto, tutto il personale del 33° Reggimento ha messo in luce una straordinaria capacità di superare ogni ostacolo mostrando il meglio della nostra etica professionale nell’amare con vera passione ogni sfida, ogni difficoltà , ogni rinuncia personale per il raggiungimento del bene comune e continuerà in futuro a mantenere alto il prestigio dell’artiglieria, dell’Esercito Italiano e dell’Italia intera.
La ns. Sezione, invitata, ha partecipato alla solenne cerimonia. Viva la commozione che si è percepita tra i presenti, sollecitata dai vibranti discorsi denuti dal 64° ed ultimo comandante del 33° Reggimento Artiglieria Terrestre " Acqui " Colonnello Tommaso Capasso e dal Comandante di Brigata " Granatieri di Sardegna " Generale Maurizio Riccò.
Surreale è stato vedere molti militari con gli occhi lucidi di lacrime.
La soppressione avrà decorrenza 1 luglio 2013.
La Bandiera di Guerra, decorata con medaglia d’oro al valor militare a motivo dell’eroico comportamento tenuto nelle isole di Corfù e Cefalonia, ha lasciato L’Aquila, debitamente scortat dai vertici militari del 33° Reggimento, oggi alla ore 14,30. Al momento sarà conservata a Roma presso il Comando Brigata " Granatieri di Sardegna “, di cui il 33° Reggimento faceva parte, per essere successivamente trasferita , con sufficiente probabilita, al Vittoriano, dove si conservano tutte le bandiere di guerra dei reggimenti soppressi. A livello personale posso raccontare che ogni volta che i reparti schierati gridavano " ACQUI " un brivido mi ha percorso e gli occhi mi si sono riempiti di lacrime.
Renata Petroni Sez. di Rieti
Con riferimento alla nota del 22/02/2013, con la quale il sottoscritto è stato nominato Commissario Straordinario della attuale Sezione di Massa Carrara, dovuta ad una necessaria riorganizzazione della stessa, attualmente ridotta alla solo presenza del reduce Cav. Mario Baroni, sono a relazionarti sull’esito del l’incontro preliminare avuto venerdi scorso con il mio caro amico Pier Luca Matteucci (attuale Governatore della Misericordia di Camaiore e Ufficiale della Croce Rossa Militare) presso la sede della Misericordia di Camaiore appunto. Matteucci ha sottoposto al consiglio la pro-posta di accogliere come sede la nostra costituenda sezione la quale è stata accettata. Sarà possibile quindi utilizzare come punto di appoggio, come indirizzo al quale potrà essere inviata la corrispondenza o come punto per eventuali riunioni la sede della Misericordia di Camaiore. Si metterà egli stesso, all’ opera per fare la stesura del verbale di costituzione della sezione che poi servirà per poter provare ad iscriversi alle famose liste di volontariato della provincia di Lucca per ottenere eventuali contributi. Per quanto riguarda le cariche direttive, il mio amico si è proposto di poter ricoprire la carica di segretario mentre la presidenza, visto anche lo Statuto Nazionale, dovrebbe essere affidata almeno ad un familiare di Caduto o di Reduce.
In tal proposito avremmo individuato la Sig.ra Rosita Fabbri (nipote del Reduce Gianneschi Remo recentemente scomparso). Mentre la Vice Presidenza dovremmo affidarla ad un simpatizzante, anch’egli della Croce Rossa Militare, amico personale mio e dipendente della stessa Misericordia di Camaiore che garantirebbe la presenza costante appunto della nostra Associazione all’interno della sede che ci ospita. Riassumendo, le cariche individuate sarebbero le seguenti:
Presidente Onorario : Cav. Mario BARONI (reduce)
Presidente : Rag. Emanuele LOVI (familiare reduce)
Vice Presidente: Sig.ra Rosita FABBRI (simpatizzante)
Segretario e Tesoriere: Rag. Pier Luca MATTEUCCI (simpatizzante)
Consigliere: Emilio MEI (Familiare reduce div. Parma)
Attualmente il numero degli iscritti si attesta su 10 unità che però sono destinati a crescere rendendo partecipi altri elementi interessati alle nostre finalità. Comunico, inoltre, che la Misericordia di Camaiore allestirà con materiale acquisito appositamente per un valore di circa 2.000 euro, tutto il vano sanitario della ambulanza che doneremo al servizio di emergenza (Croce Rossa Greca) presente sull’isola di Cefalonia. Sono convinto che Il mio amico Matteucci, riuscirà ad ottenere buoni risultati per noi , senza perdere di vista le finalità che ho tenuto a ribadire costante-mente:
MANTENIMENTO DELLA MEMORIA, DIVULGAZIONE NELLE SCUOLE, CERIMONIE, ORGANIZZAZIONE DI MOSTRE FOTOGRAFICHE.
(Serg. Magg. CRI Valerio Mariotti)
Parma. Il giorno 11 maggio 2013, alle ore 10,00 si è tenuta l’assemblea del Consiglio Direttivo presso lo STUDIO TECNICO PRADA in Via Trento, 49 Parma per discutere i seguenti ordini del giorno:
1. Nomina del nuovo Presidente e Vice Presidente della Sezione di Parma
2. Nomina del tesoriere e dei consiglieri e revisore dei conti.
3. Varie ed eventuali.
Presenti:
PRADA FABRIZIO, PASQUALI MARZIA, FRANCHE ELISABETTA,BOTTI MARCO,BOTTI DARIO,ANNONI SEVERINO,AMADASI/MORSIA,PINARDI GIOVANNI,BERTAZZONI THOMAS AZZALI PAOLO VAROLI GIULIANA
1) Nomina del Presidente e del Vice Presidente; all’unanimità il Consiglio ha eletto Presidente
il Sig. PRADA FABRIZIO, Vice Presidente PASQUALI MARZIA;
2) Nomina Tesoriere e Consiglieri e Revisore; il consiglio ha eletto:
Tesoriere: PASQUALI MARZIA
Consiglieri: VAROLI GIULIANA, AZZALI PAOLO, BOTTI MARCO, ANNONI SEVERINO
Revisore dei Conti: BERTAZZONI THOMAS.
3) Nuova sede: si è deciso di trasferire la nuova sede presso lo STUDIO TECNICO PRADA in Via Trento, 49 Parma nella quale verrà esposto il Labaro. E’ stato deciso di provvedere all’invio del bollettino di conto corrente postale per il versamento della quota annuale associativa per un importo pari a € 15,00 per vivibilità dell’Associazione; chi desiderasse fare un offerta, potrà maggiorare la quota di tesseramento. (Fabrizio Prada).
A 69 anni dai fatti di Cefalonia, uno degli esecutori materiali della strage della Casa Rossa è stato rinviato a giudizio. Dopo più udienze, ieri dopo le arringhe del PM e dei difensori, dell’imputato e delle parti civili, il Gup del Tribunale Militare di Roma, dr Rolando, in un clima di massima emozione, ha riconosciuto la fondatezza delle imputazioni riviando a Giudizio l’ex caporale Alfred Stork per i capi di imputazione ascrittigli di " concorso personale in violenza con omicidio continuato commessa da militari nemici in danno di militari italiani prigionieri di guerra".
L’udienza dibattimentale è stata fissata per il 19.12.2012 innanzi alla 2 sezione del Tribunale Mil, di Roma.
Ritengo che la ns Associazione possa essere soddisfatta, almeno moralmente, che vengano riconosciute le infamità commesse verso i nostri soldati caduti.
E’ stato pubblicato il libro “Itinerario della Memoria" guida ai luoghi delle stragi dei militari italiani a Cefalonia nel settembre 1943. Questo libro, realizzato dall’Associazione italo-greca di Cefalonia “Mediterraneo" a cura di Bruna De Paula e Paolo Paoletti, con il patrocinio della Camera del Lavoro CGIL di Avellino e di Alessandria e della Fondazione “Bruno Trentin", pubblicato dalle edizioni Mephite, è un ottimo strumento per chi voglia visitare quelle parti dell’isola di Cefalonia che videro i massacri e gli scempi fatti ai nostri soldati dall’esercito tedesco.
Una guida ben costruita dalla vice presidente dell’Associazione Mediterraneo, Bruna De Paula che grazie alla sua conoscenza dell’isola (vive a Cefalonia), la sua professione di architetto e quindi la sua capacità di lettura delle mappe, ha fornito al visitatore un itinerario facile da seguire e soprattutto arricchito dalla precisione storica dell’archivista Paolo Paoletti il quale accompagna le indicazioni con la ricostruzione di quanto avvenne in ogni luogo descritto.
Peccato però che il Paoletti abbia un minimo rovinato il suo lavoro non perdendo occasione per essere critico e provocatorio nei confronti della nostra Associazione, in un contesto nel quale non serviva, e continuiamo a non capirne il perchè. Importante storico, il Paoletti, ha pubblicato diversi libri sulla vicenda della Divisione Acqui, tutti negli ultimi 10 anni. Onore al merito.
Ma quando egli critica sistematicamente la nostra Associazione e adirrittura il Ministero della Difesa per un errore nella targa situata dentro la “fossa" o quando dice che i monumenti servono solo per i politici, devo per forza di cose ricordare al professore che dovrebbe uscire un attimo dagli archivi militari e fare uno studio sulla genesi e su quanto ha fatto l’Ass. Acqui dal 1946 ad oggi, devo per forza ricordare al professore che questa storia non è fatta solo di numeri o revisioni ma anche di sensazioni, ricordi e soprattutto lacrime.
Quando poi afferma che non abbiamo mai pensato a creare un elenco di morti e di vivi o a realizzare un itinerario della memoria, devo ricordargli che gli “acquini" non avevano bisogno di tali elenchi poichè quegli elenchi erano nei loro cuori, e, considerando che solo da pochi anni si è sviluppato un enorme interesse per l’isola di Cefalonia e che prima c’erano solo viaggi organizzati dalla nostra Associazione e i nostri reduci gli itinerari li conoscevano già e non c’era bisogno di guide.
D’altra parte,ora, come farebbe il Paoletti a porre delle critiche strumentalizzando le cose con il senno di poi?
E mi chiedo: quante volte il Paoletti ha visto un reduce piangere a singhiozzo depositando una rosa davanti a un monumento?
Secondo lui chi ha voluto che nascessero tutti i simboli del ricordo di questa vicenda?
Quante volte davanti alla fossa o davanti al monumento di Cefalonia i reduci o i loro parenti hanno pensato a quell’errore nella targa di cui solo lui si è accorto?
Ha mai il Paoletti, intervistato di persona un reduce e raccolto le sue lacrime al ricordo di quanto vissuto?
Per quest’ultima domanda e avendo letto tutti i suoi libri, penso di poter rispondere dicendo no.
Allora caro Paolo Paoletti, continui pure con la sua precisione di ricercatore archivista, continui pure con le sue interpretazioni sul Generale Gandin e i suoi tradimenti di Cefalonia e Corfù e con le sue elaborazioni matematiche sui numeri della “CasettaRossa": le sue opinioni sono assolutamente da rispettare, ma non sfrutti il senno di poi per essere critico nei confronti di chi da oltre sessant’anni ha prestato la sua opera di “Volontariato" nell’aiuto dei reduci tornati a casa e bisognosi di tutto, in un dopoguerra dove tutto era distrutto, di chi nel ricordo dei propri commilitoni trucidati si è sentito in colpa per non essere morto anche lui, di chi per non tradire un giuramento o per propria dignità ha subito, in prigionia, le pene dell’inferno non assogettandosi al collaborazionismo. Sono loro, gli stessi reduci, che hanno voluto i monumenti, perchè hanno partecipato, visto e sofferto; quei simboli li hanno voluti perchè questo era il minimo che potessero fare per il sacrificio dei loro compagni.
Sono questi i concetti che dopo tanti anni, noi “giovani della Acqui", che siamo i loro figli o i loro nipoti, cerchiamo di non smarrire e di tramandare in questo mondo che ha assolutamente molto più bisogno di quei valori che di qualche cifra esatta.
Queste precisazioni erano assolutamente dovute a tutti quelli che oggi si adoperano per ricordare l’essenza della storia della divisione Acqui con la passione e con il cuore.
Chi da oggi in poi si recherà a Cefalonia, potrà reperire la guida ai luoghi del massacro presso il Museo della Acqui situato, sul Lisostrosos di fianco alla chiesa cattolica di san Nicola, curato e seguito dall’Associazione Mediterraneo. Come dicevo è una guida fatta molto bene dagli autori e prego chi la leggerà di fare una considerazione su quanto ho appena scritto. (Orazio Pavignani).
Si è svolta nella ridente cittadina di Gazzaniga in provincia di Bergamo, nelle giornate dell’1 e 2 giugno, la manifestazione dedicata al centenario della nascita di Padre Luigi Ghilardini.
Tutti sappiamo chi era padre Luigi e quale importanza abbia avuto nella vicenda della nostra amata Divisione Acqui e la concomitanza del centenario della sua nascita con il centocinquantesimo dell’unità d’Italia, seppur casuale, ci sembra assolutamente calzante con la levatura morale di questo ex cappellano militare che tanto fece per i nostri soldati sia durante gli eventi di Cefalonia che dopo la fine della guerra con il recupero delle loro salme.
Ottimo il lavoro svolto da Daniella Ghilardini (nipote di Padre Luigi), a cui l’Associazione Nazionale Divisione Acqui porge la sua stima e gratitudine, che, con l’aiuto del marito Vincenzo, di tutti i suoi fratelli e dei suoi figli, da tempo si è adoperata affinchè questo evento riuscisse nel migliore dei modi ottenendo un risultato che è andato oltre le aspettative. Le iniziative hanno avuto inizio martedì 1 giugno alle scuole elementari intitolate al nostro cappellano militare con il saluto del Sindaco di Gazzaniga e un sentito ricordo di Padre Luigi Ghilardini da parte della nipote Daniella a cui è seguita la testimo nianza del reduce Giovanni Grassi il quale ha rapito, con grande ca pacità e simpatia, l’attenzione degli alunni. Mercoledì 2 giugno le ma nifestazioni sono riprese con la messa presso la chiesa di S. Maria Assunta a cui è seguito un corteo con i labari della sezione dei Bergamo, di Bologna, Ferrara e Modena, e con i labari delle varie associazioni com- battentistiche, il quale accompagnato dalla Banda Cittadina di Gazzaniga ha raggiunto le sale dell’Oratorio del Sacro Cuore, dove i reduci presenti Bombardieri e Grassi hanno tagliato il nastro inaugurale della mostra “La scelta della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù nel settembre 1943" alla quale è stato aggiunto un pannello dedicato a Don Luigi Ghilardini curato da Daniella Ghilardini e Orazio Pavignani. Dopo un tradizionale rinfresco i numerosi astanti
si sono lasciati per ritrovarsi la sera, al cinema dell’oratorio per un’altra cerimonia che ha avuto come punto principale la consegna della Medaglia D’Oro al Valor Militare insignita all’artigliere Benedetto Maffeis alla cittadinanza di Gazzaniga. Si è conclusa poi questa manifestazione con i canti alpini e popolari eseguiti dal coro “Donne alla Fontana". Insomma un’ottima e importante manifestazione che meritava una maggiore attenzione da parte delle autorità civili e militari, ma che non per questo, ha perso i suoi alti contenuti. (Orazio Pavignani).